Poesie
Rispetto e perdono
Non ho voglia di guardare
un mondo estraneo ad ogni dolore
nè possibilità di sognare
una vita vissuta altrove.
Nella consuetudine di un uomo perso,
resto nascosto nel mio giaciglio,
a regolare con pazienza
i conti con la dignità.
Per te che ti allontani
per ingannare la tua coscienza,
non sono contagioso,
non chiedo il tuo consenso,
non invidio il tuo benessere
né desidero la tua minestra.
La mia vita di nulla
priva di ogni concetto,
legata con uno spago
ad un cumulo di cartoni,
chiede con desiderio di penitenza
solamente, se possibile,
un barlume di rispetto.
Mia madre
Meritavi un’altra vita.
Brevi momenti di pace
confortavano il tuo viso di luce.
Gli arcobaleni non durano per sempre,
la tua gioia nel vedermi era uno spazio
inaspettato di amore rimpianto.
Io ti vedo e tu mi guardi,
istanti troppo brevi di paradiso.
E poi i cancelli del cielo si richiudono.
ERA MIO PADRE
Quel giorno d’estate, a pranzo, ci promise che la sera sarebbe venuto a prenderci e condotti
alla gloriosa Arena Giardino, il cinema all’aperto.
Io avevo cinque anni, mio fratello sette. Eravamo molto contenti ed emozionati. Per noi era
come un sogno che si sarebbe avverato.
Mia madre, prima che arrivasse l’ora, ci raccomandò di lavarci bene, poi lei ci vestì con panta-
loncino e maglietta , ancora profumati di bucato, e ben stirati.
Uscimmo di casa, aspettando sul largo marciapiede il suo arrivo.
Lei aveva un abito blu a pois bianchi, che metteva in occasione delle feste, ben pettinata e
orgogliosa. Teneva me e mio fratello per le mani. Sembrava una regina.
Facevamo avanti e indietro per il lungo marciapiede. L’orario era passato da un po’, mio padre non arrivava e la nostra ansia aumentava.
Trascorso inutilmente altro tempo, mia madre ci riportò dentro casa. “Avrà avuto da fare delle cose importanti, per questo non è venuto a prenderci”, ci disse. Ma in fondo nessuno ci credeva.
Sembravamo, io e mio fratello, due cuccioli a cui era stato negato il pasto.
Mi tolsi i vestiti e andai subito a letto. Mi sembrava il rifugio adeguato dove nessuno potesse sentire il mio sommesso pianto.
Ero sveglio quando rientrò. Alla domanda di mia madre rispose che se ne era dimenticato.
Stava al bar e lui si era dimenticato della famiglia che aspettava !
Capii chi era mio padre. Se ne era dimenticato ; io, invece, non ancora.