Bar teatro

Molte cose apprendo nei bar

Le domande sospese

Ereditate in parti uguali

Diventano il tratto perfetto dell’angolo

E questo ci appartiene.

 

La luce quotidiana

sui lineamenti dell’invisibile

I giochi di prestigio della solitudine.

 

Tutto è lì

sul tavolo

Nudo sullo scenario

Nel passo verso l’inizio.

 

Le maschere non servono

Sulle impronte del silenzio

Qualcuno scrive una lettera al mondo

E nei capelli rosa la alza.

 

Ha trovato la formula magica dell’allegria

E nel dolore femminile di un uomo

La veste

Mentre l’anima bianca degli ultimi canta

L’argine centrale della strada.


 

La rabbia dei puri

Scene di porcellana

Tagliano il corso del giorno

E in opposta direzione,

Smarrita

l’equilibrio della fronte

Con gli esterni scrive il senso

l’andare e il tornare

nel suo tratto preciso.

 

Sotto il nudo delle lacrime

un mondo perde

Il cristallo inerme di un volto

una mattina sussurrata sul glicine dell’infanzia.

 

Negli occhi di un bambino

Vedrai brillare il centro del mondo

E nella seta di un orizzonte

Una linea senza mani

Come un compasso puntato sull’aria

A dipingere il cielo.

 

La vita splende dentro,

Valeria

Non permettere a nessuno

Di aprire piogge di fotografie

Nella tasca interna della giacca

E parole in uniforme e linguaggi

Copiati sotto gli archi.

 

Guarda il fiume in una lacrima

La stessa che conosci

La stessa che vedi brillare nel fondo.


Ennesimo feudalesimo

Il padrone concede

Scrivani seduti sulla notte

E questi fieri

Nello spazio ondulante del possibile

Abitano il mattino

prigioniero degli specchi.

 

Per sbaglio ho lasciato me stesso

Sorridere

In una quasi luce

Vicina al feudo

In una mattina costruita dietro il paesaggio.

 

Ho lasciato il mio volto alle parole

I sorrisi accesi sotto le frasi

Che scrivono lo sfondo della storia,

Da altra vita impressa

Per il gioco del deserto

Sulle carte delle mani

Schierate

Dietro le scrivanie del niente.