“Caffetteria Liberty”

Quando pronuncio il suo nome, una tempesta di ricordi, d’immagini che pensavo perdute, ritornano, mi avvolgono inebriandomi come in un sogno, tra realtà e fantasia rivivo quella meravigliosa storia, rivedo luoghi e personaggi imprigionati, in una pellicola d’autore, proiettarsi sul grande schermo della memoria.
Quel primo incontro, in un giorno uggioso di settembre, quella strada insignificante di periferia, la pioggia sottile e fredda che brinava il parabrezza dell’auto, mentre fuori un paesaggio nebuloso, quasi incantato e la strana sensazione che stesse per accadere qualcosa d’insolito. Percorsi pochi metri, scorsi una figura femminile che lottando con il vento cercava di gestire con una mano un piccolo ombrello, mentre con l’altra reggeva faticosamente dei pesanti libri, mi fece quasi pena, mi accostai con il proposito di rendermi utile, senza esitazione abbassai il finestrino e le chiesi se avesse bisogno di aiuto, i nostri sguardi s’incontrarono per un lungo istante e lei con un sorriso da fare invidia al sole accettò il mio aiuto. Io visibilmente sorpreso, quasi turbato dal suo fare indifferente e spontaneo, per nascondere quell’attimo di disagio mi comportai allo stesso modo, “indifferente e spontaneo”… ebbi così la strana e bellissima sensazione di conoscerla da sempre.
Parlammo subito e tanto, tanto, che né io né lei sembravamo più interessati a raggiungere i luoghi che un attimo prima erano stati le nostre mete, così, attratti da quell’incontro insolito e speciale, decidemmo di fermarci in una romantica “Caffetteria Liberty”, dove, in una scenografia d’altri tempi consumammo la nostra “prima” cioccolata calda, un vero e delizioso momento “in” che suggellò la nostra nuova e bella amicizia.
La sua simpatia, il suo sorriso spontaneo e accattivante mi davano sicurezza, ed io solitamente timido e geloso della mia vita e della mia esistenza, mi aprì a lei come un libro, un libro con le pagine bianche, che da tanto aspettava di essere sfogliato e scritto da un vento fresco e profumato. Lei, quasi rapita dal mio impetuoso monologo, mi ascoltava attenta ed io mi sentii finalmente… regista della mia vita.
Ero terribilmente felice e sorpreso da quel turbine di emozioni tanto da averne paura, ma la stessa paura di perdere quella felicità appena trovata mi angosciava, così, mi lascia andare e la voglia di nuove sensazioni, di nuovi profumi, mi prese trascinandomi e sconvolgendo la mia pacata quotidianità. Tutto sembrava cambiare attimo dopo attimo, osservando il suo viso, il suo sorriso, le sue mani muoversi con eleganza, mi sentivo sempre più attratto da quell’aggraziata femminilità che affascinandomi dolcemente mi regalava una felicità infinita.
Nei giorni che seguirono, ci sentimmo telefonicamente, la voglia di rivederla era tanta, ma non osavo chiederle un incontro, avevo paura di rovinare quell’idillio, quel sogno che stavo vivendo ad occhi aperti, volevo che tutto fosse ancora affidato al destino e finalmente il destino fece la sua parte. Lei una mattina mi chiamò e con gioia mi comunicò che il giorno successivo non avrebbe avuto lezione, per questo meraviglioso motivo potevamo incontrarci. La mia gioia fu così grande che stentavo a crederci, finalmente l’avrei rivista, ero tremendamente felice di rivederla, ma nello stesso tempo avevo paura, la paura che quell’incontro potesse cambiare, negativamente quel bellissimo sogno, in quell’attimo mi resi conto di quanto già fosse diventata importante per me quella storia. Parlavo di sogno, avevo paura di incontrarla, ma cosa mi stava accadendo, passai tutto il giorno e tutta la notte, inquieto, nell’attesa di quel nuovo giorno, di quel nuovo incontro.
Come stabilito, dovevamo incontrarci nello stesso luogo “ la Caffetteria Liberty”, ricordo, ero così teso che mi fermai per un lungo attimo fuori, con un profondo respiro cercai di scaricare un po’ di tensione, poi mi feci coraggio e varcai la soglia del locale. Lei era già lì, seduta al “solito tavolino”, accanto alla grande finestra a vetri colorati, in un fantastico, romantico e irreale angolo di luce. Mi fermai ancora un attimo ad osservare la sua figura immersa in quell’atmosfera da sogno, sperando per qualche istante che non si accorgesse della mia presenza e che quell’attimo durasse all’infinito, ma non fu così, si accorse subito della mia presenza e mi venne incontro, sobria ed elegante come sempre, con un sorriso pieno di gioia che m’invito ad abbracciarla e baciarla, tutto accadde come in un incanto, ci ritrovammo stretti l’uno all’altra teneramente, in una sorta di sbigottimento totale, ci sentimmo fuori dal mondo, così unici e ricchi della nostra immensa felicità.
I giorni che seguirono furono giorni pieni di tenera passione, ogni momento, un meraviglioso spazio, tutto nostro, rubato agli impegni quotidiani, distillavamo ogni istante che potevamo concederci dedicandolo al nostro amore.
Il tempo scorreva velocemente insieme al nostro amore che diventava ogni giorno più grande e importante, non potevamo più stare lontani senza sentire il peso di quell’assenza, insieme eravamo felicemente completi. Tutto era così bello e inverosimile che il solo pensiero di perderla, di perdere quell’amore, mi faceva sprofondare nell’angoscia più nera, non osavo pensarci, avevo il terrore che per un motivo che non riuscivo nemmeno ad immaginare tutto potesse cambiare o finire. Scoprì che le mie paure erano anche le sue e quando affrontavamo l’argomento, lei mi rassicurava dicendomi che niente e nessuno poteva dividerci o distruggere il nostro amore al di fuori di noi due…
Un sogno d’amore, troppo bello e ricco di felicità, una felicità immensa e inverosimile, che non poteva essere gratuita e per questa ragione, “la vita prima o poi ci avrebbe presentato il conto”. E il conto arrivò, un conto impietoso, per lei un lavoro lontano dalla nostra città, dal nostro mondo, una situazione nuova che avrebbe sconvolto la nostra bellissima quotidiana esistenza e il nostro amore, per me tanta tristezza e la sensazione che il destino si sarebbe accanito su di noi per rubarci i sogni e la nostra felicità…
I giorni che seguirono furono pieni di tristezza e solitudine, il telefono era la nostra unica possibilità di sentirsi ancora vicini, di ascoltare le nostre voci, le nostre parole d’amore, perse negli abbracci mancati, nei silenzi angoscianti di una passione infinita, ricca di speranza quella di rivedersi presto.
Così passarono i giorni, le settimane, i mesi… Il suo silenzio riempì sempre di più il mio e la mia esistenza di solitudine, di paura, di fantasmi che fecero la loro parte, tutto divenne buio e freddo, le strade senza luce, le chiese senza croce, le piazze senza voce e la felicità un romantico ricordo, senza volto, nell’irreale angolo di luce di quella “Caffetteria Liberty”.
Molti anni sono passati nel silenzio di quell’amore, che contro tutto e tutti è ancora qui, ogni notte torna a riempire i miei sogni di felicità e d’angoscia i miei risvegli, annegandomi la vita di nostalgia.

Stralcio dal mio manoscritto “Caffetteria Liberty” di Francesco Doria.
Tutti i diritti d’autore riservati – Vietata la riproduzione e la stampa senza l’autorizzazione dell’autore.

San Cesario di Lecce, 14 agosto 2009


Prigioniero dei sogni

Sento nell’aria estiva un alito leggero
e la tua soave voce che mi avvolge,
così, prigioniero dei sogni,
ti cerco tra le nubi, so che ci sei, ti vedo,
sei quella luce in cielo che il destino muove a suo piacere,
sei la tempesta dei ricordi che nasce e si dissolve,
sei la brezza di mare che trascina i profumi d’amore,
sei il silenzio d’argento che ogni sera mi doni,
sei la mia fedele amica, pallida Luna.

Lecce 13 Luglio 2006.


I giorni del pensiero

E corre il pensiero,
libero senza padroni ,
nei vicoli remoti del tempo,
tra gioie ed angosce di giovani vite ,
tra sogni ed amori negati ,
fantasmi d’immagini perse che mietono il cuore ,
trattenendo il respiro dell’animo,
che dolce dirada, nello spazio di un tempo lontano.

Lecce, 26 Aprile 2005.