METRONOMO

Ho un metronomo strano
dentro al petto.
Ha un ritmo imprevedibile,
bizzarro.
Corre su prati erbosi,
si lancia in precipizi
di rocce acuminate:
si lacera, si spezza,
risorge su pascoli quieti,
in brevi soste
di altipiani lucenti.
E poi ritorna a correre,
salta,
gioca,
batte forte i piedi,
rotola su onde maestose,
rimbalza in alto;
esplode
nei colori della gioia;
respira in risacche di infinito.
È vano misurare il suo cammino,
il suo passo
è appeso
alla fune di un sospiro.


MOSCA

Mosca.
Fastidiosa mosca!
Dal volo imprevedibile,
scattoso.
Mi snerva il tuo ronzio!
Ti scaccio e ritorni;
ritorni e ti scaccio.
Più ti scaccio e più ritorni!
in un moto ossessivo,
demenziale, stupido!
Ma non capisci?
No!
Non capisci!
Abituata,
come sei,
a nutrirti di marciume,
a succhiare escrementi!
Ma almeno,
nel fetore,
tu sai qual è il tuo compito.
Conosci il tuo scopo.
Mentre io?
Essere umano?
Specie superiore?
Io no, invece!
Io non lo so…
Tu,
mosca irritante
dagli occhi multiformi,
emisferici, esorbitanti:
mostro alato!
Sai anche volare!
E io?
Io no!
Nemmeno quello…


AGNI*

Voglio tenere vivo questo fuoco,
soffiargli da sotto,
da dentro,
alimentarlo, nutrirlo,
affinché non si spenga.

Oh Agni, resta in me!
Brucia, consumami,
divampami dentro!

Accecami,
così che io possa vedere!
Estingui la vista fasulla,
mediocre:
accendine un’altra
più vera,
elevata,
assoluta,
rivelatrice di mondi vicini e distanti.

Distogli e disgrega l’altro me
– che è altro da me –
da questo ME più segreto,
furioso,
che giace nascosto.

Apri la breccia!
Fa’ che io VEDA
il fuoco che arde,
splendente, abbagliante:
l’incandescente nucleo del mio Essere,
che implode rovente,
sotto la crosta glaciale e indifferente
dell’io.

*Agni (pronuncia Ag-ni, con la ‘g’ dura) è il Dio del Fuoco presso gli induisti, figlio del cielo e della terra. Il componimento è dedicato al fuoco dell’ispirazione.