Io

Quando morirò,

perché morirò,

voglio un epigrafe di velluto,

un soffice leggere di calde parole,

sarò un tenero abbraccio per tutti

sarò il significato dei vostri più strani pensieri

sarò la soluzione alle vostre paure

sarò l’eterna malattia che contaminerà l’aria.

Odorosi saranno i ricordi

indimenticabili i sorrisi.

Io sono.

Io ero.

Io sarò per sempre.


 

Scusami

Scusami se sono così,

scusami se sono niente,

scusami,

tu scusami e basta.

Sono,forse mi sento,merda da spalmare.

scusami se sono così,

scusami se non mi riesco a spiegare.

Sono sconforto,

sono tristezza,

sono la tua più assurda sofferenza.

Scusami se sono così,

sono strano,

sono colui a cui riusciresti a dire ti amo,

scusami mi dispiace

e intanto piango

e piango,

piango.


 

Rabbia

Ginocchia flesse su ciotoli di memoria.

Sembra dolore,

sembra sanguinante,

sembra nebbia nella notte.

Assassina.

Gira la testa a nascondere un’espressione di tensione elettrica,

feroce,

affamata,

morbosa tensione.

Un immagine medioevale,

una vita un fustigare,

preda del suo gioco mortale,

preda del suo pensare.

Sangue di cera da candela di dolore,

dolore color pianto,

lacrime rosso paura,

paura metallica,

un catenaccio antico.

Nell’atroce sensazione di morte e genuflesso su ciotoli di memoria,

comparso da colpevoli ricordi, la triste figura si libera in

pianto.