Il silenzio della sera.

Stanco dei tuoi silenzi,
cerco altrove.
Han più parole
le dune del deserto
al mugolio del vento
che insabbia millenni
di solitari spazi assolati.
Stanco
di parole senza lingua,
di là dai miei pensieri eclisso
oltre il mio spazio-tempo
verso isole di sogno.
Ha più parole il mare.

Stanco,
stanco di chi
attraversa ponti senza arcate,
indefiniti percorsi dell’animo,
breve confine di albe e tramonti
meditabondo abito:sa parlarmi,
di sé,
di spazi infiniti del cuore.
Quanto amore affida
la luce del giorno
a indefiniti confini dell’immanente?
Ha più parole la quiete della sera,
la tremula quiete del silenzio della sera.


CREDEVO

Credevo
potessi volare
là,
dove stelle
accendono
la notte.
Credevo
potessi accendere
là,
antri oscuri
di sogni.
Credevo
potessi rivivere
qui
primavere sfiorite
da tempo,
imbrigliare
lacrime.
Credevo ,credevo.
Speravo
Sognavo, dimentico
vivendo.
D’argento un mare
lunare smaglia iodio.
D’argento
sognavo, speravo
vivevo negli anni ..
… E adesso? Smaglio.


L’EFFIMERO SOGNO

“Ci riuscirò”-dicevi,
mentre la via ti brulicava
e d’intorno
ti vomitava la sua indifferenza.

“Ci riuscirò”…
– E nel nulla acquietava
la mente i suoi sospiri.

-”Ci riuscirò”…
– Nuvole di luna sui tetti,
per coperta un cielo di stelle
a vegliare il cammino infinito.

– “ Ci riuscirò…”
…”Ci riuscirò”…
– mentre l’estasi
scorreva l’ultima volta
nelle vene di fuoco
e lunghe le chiome
accarezzavano il tuo viso stanco
e l’effimero sogno finì
il suo malefico giro di morte.


TARDA,NOTTE, LA TUA VEGLIA.

Tardi ancora, giorno,
a mutar le sue pene.
Nella notte di luna
un silenzio ti fa compagnia
di obici.
Tarda la notte
nella culla di rose
per un pianto di bimbo: ne falcia il destino
l’oblio dell’uomo.
Tarda il tuo segno
viandante di morte!
Non vedi che l’alba
accende bagliori,
ne spegne di fuoco
l’amore,
di rosso scarlatto
spegne la vita?
Lava le toghe nel pianto,
lavale con sentimento
e asciuga pensieri funesti
affidandoli al vento.
Affida preghiere per notti tardive,
per nasciture albe
d’azzurro e di viole.
Tarda, oh notte,
il tuo manto di stelle,
ché veglia sublime
ne tracci d’amore,
tarda, oh notte! Tarda! Tarda!


“LENTAMENTE MACINA IL SUO GRANO”.

Gira,
la ruota,
lentamente macina…
chilometri di circonferenze
tra uno zampillo ed uno sciabordio,
lentamente ripete il suo verso
tra i vecchi fienili d’intorno
e tutti insieme disegnano
la magia del tempo.
Gira,
lentamente rinfresca
la quiete della valle,
ruotando le sue pale
nella nebbia immobile
e attonita al ruscello
che salta, schizza,gorgoglia
ansimante
e perso all’unisono del silenzio
che corre,
e mulina per la valle
spazi e tempi immoti.
Gira,
lentamente gira
la ruota
e mai si fermerà
di mente in mente,
di ruscello in ruscello,
di tela in tela
nella notte dei tempi,
gira,
di poesia in poesia,
lentamente
macina il suo grano,
lentamente il mio!


A MIA MADRE

Quando la luce
lascerà la tua immagine
nelle ore del giorno,
la porta chiusa
aprirà
sul vuoto della tua stanza
e di te
vedrò l’assenza ingombrante.
Quando il muro accanto al mio
mi darà più spazio
per pensarti,
una tapparella aperta
non segnerà più il tuo risveglio
ed il buio darà sfondo
a cinestesici ricordi,
ogni parola
sarà sola
nel silenzio del giorno
e mi illuderò di averti,
ancora.
Quando
al mattino
il profumo del caffè
non rallegrerà
più il tuo viso
e l’ultima lacrima
lascerà il mio volto,
sarà il dolce ricordo di te
a riempire le giornate
e si assieperà nell’animo mio
a rallegrare i giorni
che tristi verranno