Un ragazzo stava correndo con il suo quotidiano sopra la testa per ripararsi velocemente dall’acquazzone che si era scatenato pochi istanti prima.
Con la coda dell’occhio notò un anziano con in mano un ombrello sgangherato che lo riparava solo parzialmente.
Il giovane deviò la sua traiettoria fermandosi davanti all’uomo seduto su una panchina di legno ai margini di un parco giochi ovviamente desolato.
“Si dovrebbe riparare signore, venga la porto in quel bar laggiù”
L’anziano discostando l’ombrello e guardando il ragazzo dal basso verso l’alto accennò un piccolissimo sorriso, “è di oggi quel giornale?” il giovane un pò perplesso tolse il quotidiano da sopra la testa e guardando le pagine zuppe d’acqua risponde : ” si, è di oggi”.
“Che cosa dicono, come andiamo?”
Il ragazzo non capì il motivo ma invece di correre a ripararsi dalla pioggia, rispose di nuovo, “non bene, il nostro paese va a rotoli, i politici pensano al loro interesse ma nessuno sembra capirlo”
“Io ho vissuto abbastanza per dirti che le crisi e le guerre che ho hanno ucciso meno di adesso. Non mi riferisco solo alla morte fisica ma a quella morale, psicologica e persino quella democratica”
Il giovane ormai era completamente fradicio ma continuò ad ascoltare quel vecchietto ricurvo su una comune panchina di legno.
“Non ti far manipolare giovanotto, molti pensano di poter decidere ma stanno solo facendo ciò che altri vogliono che facciano. Informati in modo alternativo, cerca di avere una visione globale, spegni più spesso la tv e compra meno giornali”, concluse il suo breve discorso con una risatina maliziosa.
Il giovane che rimase in piedi tutto il tempo immobile, rivolse lo sguardo verso il giornale, prese un lungo respiro e poi disse: “Purtroppo credo che non finirà mai, ci sarà sempre qualcuno che prenderà il posto del furbo di turno, perché sembra che sia più importante salvaguardare i propri interessi a dispetto di quelli di una popolo intero, credo che non finirà mai”
L’anziano dopo quelle parole si alzò stancamente dalla panchina, chiuse il suo vecchio ombrello e alzò lo sguardo al cielo.
“Abbi fiducia, vedi, tutto questo prima o poi finirà” disse rivolgendosi al maltempo, “finirà anche il resto”.
Il ragazzo guardò il cielo, l’acqua copiosa si sfogò cadendo violentemente sul suo viso, chiuse gli occhi per un attimo.
Ritornò in se e guardò verso l’uomo anziano che nel frattempo era sparito.
Si guardò a destra poi a sinistra e focalizzò lo sguardo verso il bar in fondo alla strada, niente, il vecchio non c’era più.
Si accorse un istante dopo che la pioggia stava diminuendo, pensò che prima o poi sarebbe finita del tutto.
Il suo viso si rilassò, buttò il giornale in un cestino e senza affanni si allontanò dalla panchina ormai vuota e pensò che prima o poi, anche questo temporale sarebbe finalmente finito.


 

Nel fondo, resti di ghiaccio a venature arancioni erano il rimasuglio del Negroni appena scolato.
Paolo ne avrebbe perso ancora uno, se almeno avesse intercettato con lo sguardo quella cameriera svogliata e mal truccata che lo aveva servito pochi minuti prima. La vecchia televisione con tubo a raggi catodici trasmetteva una telenovelas argentina degli anni ottanta, doppiata malissimo restituendo un eterno fuori sincrono.
Paolo rinunciò nel cercare con lo sguardo la svogliata cameriera che forse era fuori a fumare una sigaretta fregandosene dei clienti, (tre vecchi claudicanti alle slot machine in fondo al locale ed una donna obesa ad un tavolo con un improbabile hot dog in mano che colava ketchup da tutti i lati).
Finalmente con un gesto del braccio, Paolo attirò l’attenzione del barista che era anche il titolare del fatiscente locale.
“Un altro neg…no una birra, doppio malto grazie”
L’uomo lo guardò scocciato e poggiando l’asciugamano sulla spalla sinistra s’avvicinò alla spina per riempire il boccale da mezzo litro con della birra di scarsa qualità.
Arrivò traboccante scivolando per il bancone, come nello stereotipo delle pellicole western, paolo la bloccò al volo versandosi della schiuma sul polsino della camicia firmata. Prima di bere si concesse una riflessione fissando il boccale dall’alto ma vi rinunciò immediatamente, pensando solo a prendere una colossale sbornia prima di seppellire il cadavere che aveva da qualche ora nel baule della sua vecchia Ford.


 

Le cose nascono per caso…
A volte succede.
A volte si trovano scuse perché non debba succedere niente.
A volte un ricordo, un rimorso, un pensiero, riaccende tutto.
A volte succede.
Che delle idee un po’ così mutino come il tutto che è in continuo mutamento,
Quando si trasformano e prendono corpo, anima e spirito.
A volte succede.
Che nel propedeutico tentativo di preparasi, a volte non succede niente.
A volte succede che in qualcuno si intuisca la scintilla,
A volte succede che quel qualcuno potremmo essere noi,
A volte succede di assecondare una pazzia senza essere pazzi,
A volte succede.
Di credere in qualcuno ma sempre meno in noi stessi,
Di far in modo di delegare per non prendersi responsabilità,
Di guardare dietro o troppo avanti, senza pensare ad adesso.
A volte succede.
Succede e basta.