AL BAR.

«cosa fai stasera, esci?»

«no, devo andare su facebook con i miei 1284 amici a scambiarmi dei link».

Quando non parliamo per frasi fatte, al massimo chattiamo, ci mandiamo quelle cazzo di faccine,

addirittura le sostituiamo alle parole!!

L’altro giorno mi è arrivata una frase con 7 o 8 lettere al massimo, inframmezzate da una decina di

faccine… che nervoso!! Ma come fa la gente a fare ste cazzate??

Odio il computer. Odio i messaggini al telefonino.

Sono uno da bar. Toglietemi tutto, ma non quella mezz’ora al bar. Quella mezz’ora in cui con la

gente ci parli, la vedi, sembra tutto più reale.

In realtà è falso anche al bar, ma almeno uno ci prova a cambiare le cose…

Uno ti chiede in chat «Come stai?» e la risposta puntualmente è «bene».

Per una settimana ho chattato anche io, qualsiasi persona a cui chiedevo, rispondeva «bene».

Ma io dico: possibile che tutti stiano bene?? Cos’è, uno ha paura di dire che qualcosa non va?? Lo

so io che c’è: bene chiude la discussione, qualsiasi altra parola presuppone un continuo, una

spiegazione, altre parole, cristalli di parole così freddi, gelidi, che ci rimangono dentro. Dunque

facciamo finta che tutto vada bene e il mondo prosegue senza intoppi, e la chattata pure.

Ci sentiamo soli, indifesi e la nostra cura è cercare qualcuno che stia peggio di noi.

Con me non funziona così, o meglio, non funziona così adesso. Sono stufo!!

Pure io ho risposto sempre bene…bene un cazzo!

Modi gentili, parole curate, premure… a cagare.

La rabbia non la puoi tenere dentro: si accumula e ti opprime, non ti fa respirare,  ti senti annegare e

non hai un appiglio.

Come la rabbia, il dolore, la fragilità, il sentimento.

Pesiamo 80, 90 chili, ma il motore di tutto quello che facciamo e sentiamo è racchiuso in una

scatoletta cranica e pesa poco più di un chilo.

Facciamolo lavorare, diamogli emozioni, oliamolo di relazioni, ungiamolo di confronti, colloqui,

parole vere a cui attribuire un volto, uno sguardo, un’idea di persona.

Non un profilo che ci siamo creati per compiacerci, ma una persona vera, carne e ossa, cuore e

cervello, emozioni che prendon colore sul viso, turbamenti che rompono la voce, una gestualità che

ci appartiene, una sensualità che riaffiora.

Al bar non mi puoi dire bene, al bar lo vedo come stai, neanche te lo devo chiedere.

La gente lo sa. E al bar non viene più nessuno


J.D.

Fisso.

Sguardo fisso allo specchio.

« Gabry, stai bene??»

Nel mio bagno c’è uno specchio di 1,5m. per 2 con tutto un mondo dentro.

E quando mi sento perso ci faccio un giro.

Il mio sguardo indagatore si perde nei miei stessi occhi e ripercorre tutti gli ultimi momenti, alla

ricerca di un errore, di una parola sbagliata, di un gesto, un frizzo, un lazzo, un qualcosa che non

abbia fatto funzionare il tutto, l’insieme; a volte basta un attimo e tutto si sfalda.

«oh,oh… c’è nessuno in casa??»

Questa voce mi ronzava nel cervello, ma non mi andava di risponderle ancora, ero come in trance

ed è meglio non interrompere questi momenti di semi-incoscienza, ci si sveglia più incazzati di

prima.

Ed ero già abbastanza incazzato di mio, stavo pensando, io ancora penso!

Ma più pensavo, più mi perdevo nei miei pensieri e non sapevo più cosa pensare, non sapevo

nemmeno se mi fossi perso.

Non capita spesso di perdermi. Ho una grande stima di me, sono corretto, leale, freddo, riesco a

controllarmi in qualsiasi situazione, ma ho un grande difetto, il più grande che ci sia: dico sempre la

verità. Certe volte la ometto, cerco di nasconderla, ma se interpellato, dico sempre la verità…che

caratteraccio!

Penso di sapere tutto sulle relazioni con l’altro sesso; dall’alto dei miei 7 anni di singletudine mi

sono sempre vantato di saper leggere i rapporti, di capire in anticipo se una coppia potesse avere un

futuro o meno, di guardare le cose con una tale obiettività che quasi infastidiva, ma alla fine avevo

sempre ragione.

«Tutto ok?»

«tutto ok un cazzo!!»

«Wow, wow, wow! Siamo nervosetti stasera…qualcosa di storto al lavoro?»

«No,no. Ho altro per la testa»

«Beh, non so cos’altro ti frulli per la testa, ma anche il lavoro dovrebbe esserci, ho sentito brutte

voci, si parla di ridimensionamento, previsioni di chiusura, eccetera…»

«Mi frulla che la storia si ripete.»

«Che storia? Scommetto 100 euro: si è fatta risentire Wonder Woman.»

«Lo dici con una tale supponenza che quasi mi dai fastidio. E poi pure la storia del lavoro, ti pare il

momento di tirarla fuori?»

«Ogni momento è quello giusto per guardare in faccia la realtà.»

«J.D. Se potessi, ti cancellerei dalla faccia della terra.»

«E io ti consiglierei dall’alto dei cieli.»

«E’ arrivato il Padreterno!»

J.D. è il compagno della mia vita (detto in senso lato del termine), quello che ti apre gli occhi, che ti

consola, che ti conforta, che gioisce con te, che senti con te anche quando non è presente; è per tutti

questi motivi che J.D. è l’unica persona che può mettere il naso negli affari miei, mi confronto

continuamente con lui.

Perché si chiama J.D.?? Cazzo ne so, chiedetelo a lui… gliel’ho detto che è un nome da checca, ma

lui non vuole sentire ragioni, si vuole far chiamare così e io lo rispetto.

Mi da fastidio che non me lo dica, questo è vero, ma non sono uno che insiste, soprattutto quando

vedo che insistere non porterebbe a niente… sarà un gran bevitore di Jack Daniel, ogni tanto un

goccetto me lo faccio anch’io, è l’unico whiskey che valga la pena di sorseggiare, ma non per

questo mi ci faccio chiamare!!


RADIOBEVO

Bentornati!! Bentornati sulle frequenze di Radiobevo, dove ogni storia la butti giù tutta in un sorso!

Il pomeriggio sta per terminare e siamo giunti al momento della consueta rubrica di Gabrylink, la

risposta a tutto! Gabrylink, di cosa ci parli oggi?? Ciao!! Grazie Marco, che anche quest’oggi hai

arricchito i nostri pomeriggi di tanti bicchierini di bella musica! Quest’oggi stappiamo un

argomento delicato…. Ci rivolgiamo più che altro al nostro pubblico maschile e cercheremo di

guidarlo alla scoperta di un universo che per molti è ancora sconosciuto, almeno è così da quello

che mi raccontano le amiche… andremo alla degustazione del fenomeno Donna!! Quindi, non

disperate maschietti, e cerchiamo di capirci qualcosa insieme! Come un buon vino è formato da

oltre 600 sostanze diverse, anche la Donna ha le sue mille sfaccettature; qui applicheremo alla

Donna le regole della degustazione, cercando di farne un esame oggettivo, avvalendoci di tutti i

nostri organi di senso e abbandonando per una volta il cuore che inevitabilmente ci spingerebbe

nella sfera della soggettività. Prima regola imprescindibile è procedere all’esame valutativo quando

si è in grado di farlo: quindi astenetevi da ogni giudizio dopo la terza birretta o il secondo Cuba

Libre, anche nel caso siate abituati a bere ad alto ritmo. Astenetevi anche quando siete troppo giù di

morale, delusi, affranti da una vita che non vi soddisfa, in questi casi non troverete mai la donna per

voi, al contrario dell’esempio di prima in cui invece ne troverete anche più di una. Notevole

importanza assume anche la sala di degustazione, poiché la donna sa essere mutevole a seconda del

posto in cui la incontrate: la stessa donna che vedete irresistibile il sabato sera in discoteca, con

vestitino corto attillato, reggiseno push-up, fondotinta, creme, mascara, trucchi, lacca, pinzette,

ecc… vi sembrerà un’altra la mattina seguente a casa. Assaggiatela dunque in un posto alla luce del

sole, possibilmente all’aria aperta e di prima mattina. Come avrete capito, nella rubrica di oggi, ci

soffermeremo soprattutto sull’esame visivo della donna, poiché se effettuato con attenzione ci può

offrire una serie di indizi preziosi per capire che tipologia di donna abbiamo davanti, la sua

composizione e la sua evoluzione. In un vino valutiamo limpidezza, colore, consistenza e

effervescenza. Procediamo passo per passo. Abbiamo una donna, un posto adatto e non siamo

ubriachi. Ok, possiamo cominciare! Portiamoci alla stessa altezza della donna e cominciamo ad

osservarla, senza fretta. Annotiamone il colore degli occhi, dei capelli, valutiamo lo stato della

pelle, cerchiamo di memorizzarne i lineamenti nella parte centrale, la verticale occhi-naso-bocca,

perché son quelli che ci torneranno in mente. C’è la questione occhiali da sole; se all’aria aperta,

praticamente tutte verranno con gli occhiali. Cercate una scusa, un momento per farglieli togliere,

perché cambiano molto la fisionomia di una persona. Poi scendiamo e anche se vestita cerchiamo di

guardare oltre. Se ha dei leggins è molto sicura delle sue forme e probabilmente è una ragazza

sportiva. Se si mette una felpa, continua ad essere sportiva, ma ha qualcosina da nascondere. Ogni

capo di vestiario ha un suo perché e ci descrive anche il messaggio che lei ci vuole mandare. Se ad

un’uscita pomeridiana viene vestita a puntino vuole far colpo, magari solo per innalzare il suo ego,

non fatevi ingannare e guardate tutto. La limpidezza di una donna non la si valuta solo dal suo

aspetto, per esempio possiamo capire molto dalla sua gestualità. Se è timida e misurata in ogni gesto

non è ancora sicura di sé e risulterà acerba anche all’esame gusto-olfattivo. Se si muove con

scioltezza e serenità, si trova a suo agio e l’esame può proseguire nel migliore dei modi. Se prende

troppo l’iniziativa, non riesce a stare ferma, è nervosa e nasconde un disagio, lasciatela sfogare e

decantare nel bicchiere, magari un giorno, giunta a maturazione, risulterà una buona donna.