Uomo senza Dio – 2013-

O uomo senza Dio
che per le strade del mondo vai,
neppure conscio di te stesso.

O tu, o creatura, che creatore ti fai,
fino a divenire dio di te stesso,
che caparbio t’irridi
d’ogni sentire diverso,
che scambi le tenebre per luce.

O tu, che urli, che imprechi,
che ti gonfi, che t’esalti,
che canti e che ti vanti
di ogni scalpo arreso,
incurante d’ogni dolore
e sordo ad ogni soffrir
che hai procurato.

O tu, che cerchi solo il piacer tuo
e che vedi l’altro solo come ombra
che t’ adombra;

O tu, che predi diletto
soltanto nel tuo avere,
che calpesti ogni diritto,
pur di possedere.

O uomo, tu, proprio tu, sei,
però, così cieco
che non t’accorgi
che un angelo, da tempo, ti spia
e, ovunque vai, ti segue e
il suo nome è: “Distruzione – morte”.

O uomo, tu, proprio tu,
alla fine, inesorabilmente,
tutto addosso ed intorno a te vedrai
crollato e danzando, e da solo,
con l’ombra di te stesso,
dal laccio lesto dell’angelo vermiglio
sarai ghermito,
senza il miraggio di una luce,
senza il vagheggiare di un ritorno
e di un viver diverso.


“Oltre il correr vano” – 13 giugno 1996

Attimi che avverto infiniti vivo,
attimi che paiono venir da lontano,
in cui l’intimo e profondo respiro dell’animo
si fonde con il tutto di un mondo, che avverto infinito.

E’ un’oasi d’alberi in festa,
di piante e di fiori odorosi,
ciò che m’attende in questa stagione ogni sera,
nelle tarde ore di quest’estate
che, faticosamente, arranca.
E la tenue frescura, che nell’area s’espande e che mi ristora,
mi fa andare con la mente, oltre il correr vano,
all’unico riparo che la natura, da sempre, effonde.

E, totalmente, nei suoi profumi immersa
ascolto il tenero intonar
dell’antico concerto di grilli e di cicale
e scorgo un rifiorir di lucciole che, da ogni parte,
accorrono alla consueta stagionale festa,
come allegri giovanotti e giovinette
che invadono ogni spazio con vivida gioia.

E così, all’improvviso, m’avvedo che c’è,
ancora, un tempo di pace in questo mondo,
se, soltanto, oso fermarmi fino a
volerne gustare la musica soave.

E il gaio silenzio di quest’ora,
mi riporta al soffio dell’Eterno,
e m’avverte che questa fibrillante quiete
di quel soffio è piena.


Amico caro,
sono solo una giostra le nostre emozioni -1981

Non darti pensiero, amico caro.
Sono, solo, una giostra le nostre emozioni.

Era forse giusto immaginare battaglie epocali
combattute, poi, alla fine e unicamente
solo contro a dei mulini a vento,
a dei mulini dalle pale sempre rotanti,
vagheggiando, invece, al posto loro
feroci nemici da sbaragliare.

Era forse giusto pensare alle rivoluzioni,
ai cambiamenti radicali e globali,
a vite diverse da costruire e
in altro modo da vivere ed, ancora,
più intensamente ad altre vie
da percorrere e calpestare?

E’ stato giusto, alla fine, ritrovarsi
quali Don Chisciotte
in compagnia di Sancio Pancia,
senza neppure sapere, con certezza,
come e per quale circostanza.

Tutto, di fatto, s’è affossato ed è svanito
nei giorni grigi e sempre uguali.

Forse, amico caro, non era giusto sognare.
Ma, il sogno è della vita la parte migliore.

Son questi, soltanto, alcuni dei pensieri
tratti da parole appena sussurrate,
da gesti, certo, abusati.

Tu certo, o amico caro, questo mi avresti detto
nel mentre il tuo affettuoso abbraccio, idealmente,
avrebbe sfiorato le mie spalle.

Ma vedi, o amico, tutto ciò è solo
per un presente che vuole solo andare,
dimentico del passato e, forse,
senza un futuro da programmare.

Non darti, perciò, pensiero, o amico caro.
Rifletti e considera che
sono, solo, una giostra le nostre emozioni!