Animo di un chitarrista
Fissi il cielo e ti interroghi su quale siano le tue colpe;
cosa non hai fatto per poter essere accettato,
a quale comportamento, il tuo, debba assomigliare
per renderlo minimamente fiero di te.
Di te che non ti sai apprezzare, di te che ti senti non bastare,
di te che non è mai stato chiesto nulla e
nonostante il totale menefreghismo
ci sono sempre state parole pronte ad attaccare,
parole di persone andate a male,
persone capaci di toglierti il sorriso con un semplice sguardo minaccioso
e allo stesso tempo scostantemente dubbioso.
Se solo sapessero chi sei, quanto vali, cosa hai dentro!
Lo sanno come le tue dita sanno accarezzare?
o come il tuo cuore lega perfettamente le parole?
e cosa ne capiscono di ciò che nasce quando quelle carezze
sfiorano sei corde e il suono che ne esce
sembra fatto apposta per accogliere le dolci parole che fuoriescono come fiumi in piena?
Niente, non ne sanno niente, e tu, che sei fragile, di quel niente ne senti il peso.
Saresti quasi capace di dargli un volto, un volto che pervade la tua mente
scendendo rabbia fino allo stomaco,
forza nei pugni dati al muro e acqua in lacrime che solcano il tuo viso.
L’essenza d’esistenza
Si fermava.
Guardava le cose e ne traeva l’essenza
come se a guardarle fosse la prima volta nella sua vita.
Cercava il bello e trovava la magia in tutto quello che osservava.
Così ne scriveva, cercando i suoni più dolci
per i vocaboli che più potessero dar forma alle emozioni che provava.
E poi faceva sempre lo stesso errore:
cercava di fare lo stesso anche con le persone,
dimenticandosi che nella gente non vi è poesia ma solo squallida esistenza.
Nata dalla Luna
Poi l’ho vista cadere: nuda, vestita di polvere di stelle,
sognante con le labbra socchiuse, carnose, morbide, sensuali,
erano di un rosa scuro,
e non potevano non prendere il significato di “amore”.
Era racchiuso tutto in quelle soffici labbra:
la dolcezza, la sensualità, la femminilità.
Erano Donna già solo le labbra,
mi sentivo un ladro a rubare e fruire di un’immagine così
graziosa, bella da far male.
Aprì gli occhi, con le labbra sorrise,
come fosse consapevole del suo compito.
Si alzò e incamminandosi si allontanò.
Io rimasi lì, fermo, non sentivo più le gambe,
non riusciva il mio cervello a comandare i movimenti.
Restai lì,
a bocca aperta,
inerme.