Amor d’ogni tempo

Amore mio,
La terra arde del tuo splendore,
Nuvole celesti dipingono il tuo volto,
Il vento ti accarezza dolcemente.
Sei la vita che dimora in me, nel mondo.
I passeri cantano soavi il tuo nome,
Gli alberi nascondono la tua voce tra le foglie,
L’acqua bagna la tua candida pelle.
Amore mio,
Sei la vita che in me dimora, preservandomi dall’oblio.

 


 

Cosa siamo?

Cosa sono io, se non una macchia dispersa nell’immensità.
Una voce flebile.
tripudio di emozioni assopite.
vita di desideri svaniti.
E tu cosa sei, se non un’alba che non vidi mai.
Una luce di un giorno passato.
Un amore mai vissuto.
Un istante incastonato nel cuore e sparso nel tempo.
 


 

Racconto breve: Una realtà ingannevole

Un grido spezzato nel silenzio.
Una macabra voce nella notte.
Mi alzai di soprassalto, impietrito.
Le mie mani, quasi non riuscì a sentirle.
D’un tratto, un altro sibilo si affacciò dalle tenebre.
Mi misi le ciabatte e decisi di andare a controllare una volta per tutte.
Scesi in fretta e furia la scalinata,
L’androne rimbombò di un eco agghiacciante.
Arrivai a piano terra e celere, accesi le luci.
Nulla.
Il silenzio scese nuovamente a donarmi la sua compagnia.
Feci un giro delle stanze, in cerca di segni di effrazione, ma tutto sembrava in ordine.
Solo un ticchettio alla finestra attirò la mia attenzione, così, mi avvicinai;
La luce lunare era così, soffice,
I rami degli alberi si muovevano dolcemente.
Chiusi la finestra e tornai in camera, con una strana sensazione addosso;
Tentai di prendere sonno, ma l’inquietudine non mi fece chiudere occhio.
Poi, arrivò.
Un grido ancor più stridulo del precedente.
Agghiacciante, sordo, vicino.
L’ansia prese possesso del mio corpo, mangiai nervosamente le unghie.
Un altro grido, poi un altro e un altro ancora.
Corsi più velocemente che potevo.
Arrivai davanti alla porta di casa per uscire
E la vidi.
Una sagoma nera dalle fattezze umane, viscida e orripilante.
Il mio cuore si fermò,
Le gambe si pietrificarono.
Egli si avvicinò lentamente, come se già sapesse che non potevo far nulla; fu lì che,
per un attimo, non so come, pensai che mi conoscesse.
Improvvisamente, il buio mi inghiottì.
Il mattino dopo mi svegliai come se nulla fosse,
pensai non fosse stato altro che un sogno.
Andai in bagno per farmi la barba, era così incolta.
Non fui molto attento e la lama mi tagliò leggermente sulla guancia destra.
Guardai bene, ed il sangue mi sembrò di uno strano colorito.
Ed arrivò, il vuoto.
Lo sentì crescere, era straripante, incontenibile,
sentivo che stava arrivando, come un tuono funesto.
D’un tratto, mi accasciai a terra.
Un senso di oppressione al petto mi tolse il respiro; in quel fugace istante
lo avvertii dentro di me: un grido spezzato nel silenzio.