Assenza
Di quelle lunghe e solitarie sere
non resta più di tanto :
un gatto appollaiato sulla sedia,
la tavola ricca, imbandita senza vino
con l’acqua sciapa di corrente,
le stanze spoglie di un arredo umano.
E la TV “perennemente accesa”,
uno strumento ad ubriacar le menti,
l’insano tentativo di passare il tempo,
perché non si dicesse troppo in giro
ch’ era soltanto un aspettare lento,
un po’ come quella sevizia orientale
delle gocce che scavano la fronte
fino al totale esaurimento.
L’urlo per te non è mai stato
la rappresentazione di quel quadro.
A stento somigliava a un flebile lamento,
un sibilo che sento ancora sulla pelle,
le notti fredde senza vento.
Il tempo
Al disvelar del vento nella notte
e’ un lento confluir
come in un vuoto
nell’ultimo abbraccio della sorte.
Mai piu’ uguale il tempo e sempre meno amico .
era in principio mite ed assolata ,
e larga di promesse
che conduceva al limite la via.
E poi fu sera e fredda ed irta di tranelli,
piegata nelle crepe della vita.
Il poeta
Tumultuose ruvide prose, costrutti arguti,
arditi accostamenti, involuzioni uggiose,
lugubri camminamenti in bilico su percorsi stretti
pervasi dall’eternità,
cumuli di pensamenti, di affastellamenti, di sconfinamenti,
di angolazioni, architetture di meditazioni,
tali che alla fine me n’ esco con un certo sfinimento,
lievemente distrutto dai trascinamenti,
dagli accostamenti, insomma da tutta quella complessità.
Io m’illumino di parole scritte a c,.. senza senso,
mirando a stento ad una interconnessione,
cerco un’agevolazione che non ruoti sul consenso,
un’ angolazione senza il sostegno degli stinchi,
pensieri insomma del tutto privi di “garetti”.
ANGOSCIA
Dei giorni l’angoscia dell’essere mi assale.
Sarà quel vento che viene dal deserto,
saranno le zolle arse di terra che chiedono ristoro,
sarà il canto infinito dei grilli, confuso
col frinir delle cicale,nella radura a lungo a lungo persi,
sarà il tocco affilato delle mie campane, all’imbrunire.
E la bandiera che da anni sventola inutile sul colle!
Tutto troppo lontano da ciò che la ragione volle.
E’ come un navigare in mare aperto e ignoto.
Poi d’un tratto noto che il pensier quasi si ferma,
senti la vita che si avvita e appare vana
e all’ansia subentra poi più di un languore,
una tristezza che resta lì per ore ed ore
immersa in una calma strana, arcana, fino a tarda ora.
PIOGGIA DI MARZO
Quest’acqua marzolina, che fine fine
l’aggrumata terra avviva e la natura scussa,
ormai dilava l’orma del tuo pedinamento,
annulla piano le forme della tua presenza.
L’epifania di te,quasi un’impensata essenza,
nell’ombra illuminata da quel sol che bussa,
rompe d’incanto quel sinistro abbrunimento,
affiora in una stampa d’immane solitudine.
Solo più in basso in uno spoglio arredo
la luce a stento si fa largo tra la nuvolaglia,
svela minute stampe dell’occulta Praga
lambendo del legno sacro l’orlo in cima al letto.
Tal è l’affresco a colori stinti in cui già metto
quel che dei ricordi resta e tutto un po’ somiglia
ad un occluso ordito dove la mente vaga
e dove già stanco torno e già di rado vedo.