Giovanissima passione 

 

Molli eran gli orti d’un paese andato,

sotto un vapore come un freddo pianto

mentre, immaginandoti con me accanto,

svanivi dietro ad un vetro appannato.

La finestra mi nascondeva il tanto

che bastava per sognarmi un amato

o l’amico a te così intimo e grato

da blandirmi e straziarmi dell’incanto

che inocula in noi la parola amore.

Bruna e soave ti chinavi nell’orto

a prendere non me, ma un ravanello;

lo pulivi, lo addentavi e il dolore

mio per la tua innocenza aveva scorto

la catena tra noi e un rotto anello

che se si chiude quello,

serrando stretti due bocche e due cuori,

brucia la carne in un crogiolo d’ori.


 

A quella matita

 

Ripenso ancora oggi alla matita blu e rossa:

volava sul foglio e mi dava la scossa,

i falli e gli errori che credevo seminati

la matita li scovava e tutti eran segnati!

Qui ci vuol l’accento, qui si mette l’acca,

ma guarda la grammatica che bestia bislacca…

Impietosa e impettita tra le righe scorreva,

spesso s’infuriava, ma anche sorrideva.

E così col suo incombere sulle frasi sgangherate

andavan via a frotte le mie giornate.

Un giorno mi salutasti matita rossa e blu,

dicendomi: «Sono il colore della tua gioventù».

Oggi ci ripenso, un po’ è malinconia

ma le rime ancor bizzarre la fan scappare via.


 

 

Pol e Franci

 

Dopo anni in cui avevano stabilito dei contatti amichevoli, ma superficiali, Pol e Franci riuscirono a stringere i legami radi

che li collegavano. I fili sottilissimi e resistenti di una ragnatela che, una volta stesa, sarebbe diventata il loro castello; il luogo

di una passione folle e profonda, che è una magia il provare un sentimento così intenso.

 

I due giovani si erano adocchiati per tempo. Pur frequentando delle compagnie diverse finivano per incrociare spesso le rotte

del divertimento e a ogni casuale incontro, impacciati dalla timidezza, stavano a guardarsi, con poche parole a far da cornice

ai sensi deliziati.

Il giovanotto era stato rapito dall’aspetto di Franci. Benché la ragazza avesse i capelli scuri, appena mossi da riflessi rosso-biondi,

incarnava, con forme invitanti, il tipo di bellezza nordica che attirava il giovane. Questi, a sua volta, aveva messo sul piatto della

bilancia dell’amore l᾿intelligenza, l᾿unica qualità di cui si sentiva sicuro e qualcosa d᾿altro che vedeva Franci: forse lei sola in tutta

la parte in rosa dell᾿Universo.

 

Franci, da femmina, seguiva quei percorsi misteriosi di fronte ai quali i maschi si fermano e rinunciano, soddisfatti di risparmiarsi

la fatica e di salvare l᾿onore sottolineando l᾿impossibilità di arrivare a comprendere:  «Ah le donne!»

All᾿inizio, una subitanea simpatia li aveva spinti a cercarsi; gradualmente, si era accumulata in silenzio finché, dopo un lungo

attendere, era arrivato per tutti e due l᾿amore. Questa passione, a sentire il giovane, era ben viva ormai da alcuni mesi; secondo la

ragazza, probabilmente per la smania tutta donnesca di accelerare i tempi verso il lieto fine, durava da poco meno di un anno.

Ambedue avevano ragione. L᾿unico interrogativo sospeso sulla loro perfetta unione era quanto a lungo sarebbe potuta continuare

così salda: poco, tanto o per l᾿intera esistenza.

 

Avevano smesso di andare in gruppo per locali e stavano sempre insieme, appena potevano, loro due soli. Il sabato sera, nella

stagione fredda, preferivano il cinema. Un sabato sceglievano un film d᾿avventura o un poliziesco; il sabato seguente una commedia

o una storia sentimentale. L᾿alternanza dei temi era soprattutto una teoria perché in pratica Franci saltava il giro frequentemente e

lasciava che fosse Pol a decidere: allora erano film di guerra o gialli violenti; la ragazza aveva solo chiesto al compagno di evitarle

spettacoli tipo ‘Battaglie spaziali’ e simili storie di «fantascemenza», come le piaceva dire, scherzando.

 

Un sabato sera dedicato a Franci, Pol si predispose a sorbirsi di buon grado la solita dose di melensaggini tanto care alla ragazza.

In quell᾿occasione il regista, dopo una mezz᾿oretta di visione, aveva abbondantemente passato il segno, accumulando sulle spalle

dei protagonisti del film una serie di tragedie che avrebbero ammosciato la voglia di vivere anche a un toro.

All᾿ennesimo cataclisma abbattutosi sulla sventurata coppia dello schermo, Franci passò dai lucciconi agli occhi, al pianto soffocato;

i singulti repressi la scuotevano tutta. Più cercava di trattenersi e con maggior evidenza affiorava il suo coinvolgimento con la

vicenda.

 

Pol, in cui prevaleva solitamente la noia, fu intenerito dalla disperazione del suo amore e cercò di consolarla. Le cinse le spalle e le

parlò sottovoce, pianissimo, approfittando del fatto che sullo schermo si stava prolungando un gioco di sguardi tra i sinistrati attori.

«Franci, guarda il bello, l᾿eroe… i capelli lunghi e sciolti, scomposti dal vento o guarda lei col vento che le strappa le lacrime dalle

guance… Guarda poi in prospettiva, ogni altra cosa, gli alberi… non si muove una foglia alle spalle dei protagonisti… è tutto falso,

i sentimenti, l᾿amore, le sventure… il vento è prodotto da un ventolone che un attrezzista manovra a comando… dai… non

intristirti… È tutto falso».

 

Furono le parole o fu l᾿abbraccio, la ragazza parve riprendere l᾿aria quieta e sorrise. Terminò lo spettacolo. Tornarono all᾿auto.

Si abbracciarono e si baciarono con desiderio.

«Pol – la giovane sciolse da sé il compagno e rimase a fissarlo diritto negli occhi – com᾿è il tuo amore?».

Il ragazzo la guardava, non riuscendo a cogliere il significato della domanda. Era evidente il suo disorientamento.

Franci riprese: «Pol, tu mi ami solo qui vicino, quando siamo assieme‚ mi ami per fare l᾿amore o mi ami anche lontano?».

Allora il giovane comprese: «Ti amo tanto e sempre. Il vento dell᾿amore tra noi due soffia ovunque».