BRECCIA

La realtà ora ha un ordito diverso
in cui la soggettività è aperta:
slabbrato il mortifero narcisismo,
sappiamo finalmente darci sguardi,
vedere l’al di là che abbiamo accanto.
Il cuore è divenuto un crocevia,
via nuova solcata da veri venti,
in cui ogni scoperta sta nel perdersi.
Per anni la paura ha eretto ponti,
fortificato bastioni e altane,
elevato torri d’avvistamento,
per controllare i viandanti e le merci.
Ma il deserto ci cresceva all’ interno,
i nostri balli erano senza nerbo,
i canti si perdevano in rituali
di parole già udite in cerimonie.
A salvarci fu l’istante, la breccia
che coltivammo in giardini lontani,
ai confini non visti del castello.
Erose così la grande muraglia,
fiorendo dai resti di povertà,
dalla polvere alzata dai carri.
Ora il confine è varcato per sempre,
e a volte verità mette paura:
nell’ andare in perdita giace il mondo.
La stella che ci orienta è nata in noi
dall’ unione di due perplessità.


DOPO L’AMORE

Riemersi così all’ identità,
rifugiati e accolti in un abbraccio,
serbiamo nelle fibre ancora l’onda,
stiamo aggrappati, naufraghi ora salvi,
naufraghi la cui onda era nel corpo,
nel corpo proprio-altro, lì accanto.


NOTTE

La notte è un bacio fresco, materno.
Nessuna notte trascorre invano
se tu ci vivi dentro accanto a me.
Ritrovo nel lucore delle stelle
il baluginio di certi tuoi sguardi
che empiono la vita mia di luce
e serve per capirli interpretare.
Come sciolti legni, lo so, vorremmo
lasciar la riva per lasciarsi andare
ai flutti dell’ incanto nella sera,
sciolta ogni gomena di dubbio e indugio
per sancire quel che naturalmente
dice il nostro stare in intimità.
Gli spazi nell’ empito d’ogni gesto
ritrovano il prodigio, in misura,
delle spirali mai paghe del cuore
che dilatano la volta del cielo
in fondali di nuova meraviglia.