MEDITERRANEO

Il soffio salmastro che mi spalancava

dissipando torpore di colline, le digradanti

terrazze di vigne, ulivi e serre,

le spiagge dei corpi svelati e spiati

dove la mia giovinezza si è aggirata

in una tregua di stragi

Solcare allora quel mare

era abbagliarsi in vastità azzurre,

respirare effluvio di pini

lungo coste brumose o assolate

percorse da ombre di nubi,

insinuarsi tra isole sostando

in limpide baie, assistere

a nascita di stelle per poi,

assonnati, guardarle svanire

in palingenetiche albe

Statue e colonne offrivano

lasciti di bellezza, fermento

di caleidoscopiche città

svelava alterità ignorata

Vivere significava appartenere

impregnando memoria,

nel tempo ancora lento

guidava una mente intatta

Oggi mi sembra di muovermi

in un’ aria screpolata, notti

di diradati astri impalliditi

Si ritesse la ragnatela dell’ odio,

altro sangue macchia la luce,

da disperate realtà vengono folle

illuse da miraggi, mosse da speranza. Io

trovo ovunque più squallore

di rive e porti, identità svenduta,

dismesso sacro di rovine

Guardo il moto infranto delle onde

il loro ricomporsi inesausto…

La nave su cui viaggio è una

delle innumerevoli che vanno tracciando

la mappa di una terra sognata ;

al ritorno mi attende

faticoso credere e amare

in un frantumato specchio di menti

assuefatte o rassegnate

a mimetica aridità

e patinato vuoto.


PAGHEREMO

( a A.)

Pagheremo l’ esserci incontrati
nel caso di vite innumerevoli, venendo
da erratico sangue remoto,
su questa oasi di vita sperduta tra galassie
in un tempo fuggevole schiacciato
nella morsa di milioni di anni
Pagheremo caro quel riconoscerci
al solo sfiorarci, come se già
ci sapessimo prima,
per esserci specchiati uno nell’ altro
in anni illuminati dal tuo sorriso, turbati
da tue inconsolabili lacrime
per i paesaggi all’ unisono amati,
i mari e cieli visti e percorsi insieme,
le tante ore di condivisa bellezza

Salderemo in un unico dolore
il debito che a altri è concesso diluire
in cicatrizzabili addii o rimesso
perché l’ avuto non era quasi nulla
Restituiremo tutto
con l’ ultimo sguardo, spezzandoci
come un ramo secco che mostra
nuda fibra lacerata.


PIRAMIDE

Fortunati coloro che in un ambito protetto

vivono il sogno alterno della vita

fino alla sua ultima illusione

impercettibilmente mutando,

in salvo da piene di odio, liberi

da angoscioso assillo di bisogno,

non negati dal rivelarsi

prematuro di un male o cancellati

da un violento arbitrio della sorte

E tra questi più fortunati

i non murati in corpi respinti

o in nature umbratili invisibili ;

tutti i non abbandonati cui tocca

mitigata solitudine, peso

non schiacciante di amarezze,

dolore e soffrire equi…che prima o poi

trovano uno spiraglio di sguardi,

da dove il loro amore evade

per potersi così consumare

un po’ anche fuori di sé
Ma più fortunati di tutti

i giunti a un raro duraturo, gli eletti

che da caso e natura hanno avuto

desiderio non disperso, slancio

accolto in una tenerezza

dai più solo immaginata

Loro forse non diventeranno

sconsolate ombre, potranno

forse invecchiare specchiandosi

in fragile secchezza

come foglie di autunno,

essere davanti alla morte

come un terso giorno d’ inverno

Le loro fronti meno chine

verso la terra negano gravità,

la più vivida luce

del loro più doloroso addio

è il senso.