Umani portali di altri mondi.

Sembra di avere trovato

lo spiraglio per entrare negli altri.

Fioriscono costellazioni di ginestre.

La perdita di sé stessi genera

ritrovi, più i dubbi sono potenti

più è decisiva la scoperta.

Nuova nascita dentro sé stessi,

rigenerazione profonda.

Qui, al centro di questo prato

sulle colline, l’amplificazione della vista

sulle consapevolezze di quei sentieri,

anfratti e fiumi che scompigliano

dall’eternità questo mio corpo

di terra.

Chi è capace di renderti libero

ha il potere di farti crescere.

 

Poesia organica, biologia

di questo straordinario sentire.

Lo sguardo sulla vegetazione e

l’udire dei passi nel rintoccare

dei secoli. Passo dopo passo,

visioni e intuizioni del creato.

Passo dopo passo.

La scansione del battito cardiaco

di tutto il vivente.


 

 

Rimani senza fiato, poi ricominci col vino e le luci,

dal blu al giallo, l’odore dell’erba, il rosso, le arance,

il burro, l’incenso, ultravioletto, il profumo dei fiori, le cene.

Di quando non sai perché né come ma inizi ad andare e

corri, nel tutto. La rivoluzione. La risoluzione.

Della libertà che mi attraversa gli occhi

quando sei intorno. E di questo contagio

di ego che va a disperdersi nelle notti insonni.

 

Garou nei colori e la confusione

di tutte le immagini di tutte le storie

di tutti i tempi. Garou nella scia

di energia dove germogliano alberi e

intuizioni sciamaniche.

Di tutto il viaggio che mi intraprende

nel vortice della memoria,

lo scavo precipitoso come fossi

una miniera di quartieri bui e

corridoi accecanti verso un fondo

che non esiste. Di tutti quei fili attaccati

fra ippocampo ed amigdala

ad ingarbugliarsi in pulsazioni elettriche.

 

Nell’andare il solo esistere

inseguendo il tramonto

a piegare la dimensione del tempo

sul filo dello sguardo in un terrificante

meraviglioso oceano.


 

 

Ho vertigini su voragini di materia oscura

a perdita d’occhio che vedo su chilometri

di scogliere ed ecosistemi

nel golfo della mia esistenza