LA RIPARTENZA

Riesci a parlarne

calmo

perché non vivi.

Ne dici adesso quando sai

che non puoi parlare di vita

nella vita, che nell’esserci

non si esprime nulla,

esci da fuori

per sentire la forma

presa, quella che battezzi

dopo averla trascorsa. Così

votato

a una quiete,

nero tra le vecchie pieghe,

sentiti

come non hai sentito

da vicino

prova ad amarti

come non hai amato.

Nel dono di un’ampiezza

la mente resta, vacilla.

Il cedimento, la frana,

sta per iniziare.


 

PARI ALLA DISTANZA

Mare è un amore non corrisposto,

un contrafforte che affiora

dalla pelle dell’acqua, l’oltregoccia

che conduce il pensiero all’approdo

della carne. S’avvicina screziato

d’azzurro il liquido vivo, esce

dal conforto della corrente, cerca

nella contrapposizione del solido

la conferma della sua appartenenza:

come una lapide frastagliata

s’inerpica la falesia, un metallo

sboccia dal suo magma; è un ripido

recinto tra due infiniti, bolle

complementari nel sogno

del principio, che dormendo ci da vita

e ci separa.


 

FREGOLA

Fregola era di Maggio un tocco

disperso tra i gesti della consuetudine,

tesa marea di speranze il propagarsi

in corpi altri e nostri, nostra bussola

palpitante sa che, ferma, non muore.

È un’attesa aver donato tempo d’attendere:

attardarsi ostinato ancora un poco

sulle cime masticate dei giorni

come veder scomparire la cenere

delle prime tre boccate di sigaretta.

Sa il fumatore che il di là da venire

non perde il sapore: s’amareggia.