Un sole arrugginito
Oggi come un sole arrugginito
sto con la punta di un raggio
sopra l’infinito.
Non emano calore
e aspetto paziente
nella chiara luce di maggio.
Dietro la nebbia e il suo vapore
nascosto scruto
il dolore.
E quando quella nube
colorerà il mare di amaranto,
senza rimpianto,
lascerò il deserto
e su dolci pianure
allegri sogni
scacceranno le lacrime.
Tu lo sapevi
e incredulo mi dicevi
di scendere giù;
ora mi guardi mentre faccio un balzo
e ti stupisci di colei che, uffa,
invece di seguire te che scalzo,
ti incammini verso luoghi incerti,
senza timore prati e cime
sfiora trasportata
da un vento lontano.
Tu forza sorridi,
scaccia quel tormento,
laggiù, vedi, vive l’oceano!
Piccolo mi sento
e grande
quando accarezzo
l’universo.
Allora avvolto dal cielo terso
mi addormento
finalmente coperto.
Sul Rio Dulce
Lontana una lunga nuvola
distesa sull’orizzonte
come una ragazza sola.
I neri alberi di fronte
rapiti da un tornado di uccelli
sono un’allucinazione. Pronte
sul Rio Dulce si specchiano imbelli
le barche di legno,
che all’alba fino ai piedi delle valli
l’indio spingerà fino a quel segno.
Ricordi… ti dicevo “è tutto nero!”
Eppure tu così sereno mi avevi dato un pegno.
Ma quel nero era vero.
Sei svanito tu.
sono svanita io per davvero.
Il vestito di seta
Bianco era il corpetto
di pizzo ricamato
sopra il petto.
Sospirando all’amato
pensava sollevando
il vestito di seta.
Accanto
con in mano una rosa
quell’uomo la sorreggeva.
Fu così che, tenendo il braccio alla sposa,
lo colse il desiderio
di essere quella rosa
per offrirsi a lei. Delirio.
Per pungerla dolcemente?
E se poi lei gli avesse detto addio?