SE TU, SE NOI

Sarei diversa. Lo saremmo tutti.
In una famiglia, ognuno scalfisce a poco a poco la vita degli altri e, senza accorgersene, offre agli altri la propria, da scalfire.

Ed io, che mai ti ho conosciuto, mi accorgo che la mia vita è un’opera incompiuta. Mancano i segni delle tue mani; mancano quelli del tuo amore.
Manca il tuo contributo nel costruire me stessa.

Vorrei che tu scalfissi la mia vita e quella di tutti noi. Ogni giorno, allacciati da un quotidiano che cuce quello che siamo.
Per un attimo, vorrei non dovermi chiedere come sarei, come saremmo; se tu fossi qui.


SIGNORE PIETÀ

Gli altri, davanti, chiacchieravano assorti senza badare a lui.
Accasciato sul sedile posteriore, Lorenzo sudava. E pregava. Pregava un Dio in cui, da quella domenica lontana, aveva smesso di credere. Lo supplicava, implorandolo sottovoce, per non farsi sentire: “Fa che svolti, fa che non…”
Dio non fece. L’auto proseguì fino all’incrocio, rallentò appena. Riaccelerò.
Quei suoi nuovi amici non sapevano dell’incidente, né che da allora lui sempre cerca strade alternative. Per evitare un ricordo.

Il tempo cuce ogni ferita. La cura dei giorni lenisce il bruciore. Ma resta, la cicatrice. La guardi, la pelle si fa fuoco, l’urlo si strozza nel cuore. Quando ricordi, fa male. Male da morire.


SFIDE

Al supermercato, nonna si perdeva nel suo cercare. Andavamo sempre nello stesso, l’unico, quello nuovo che avevano aperto non lontano da dove abitavamo, ai confini della cittadina. Mi par di vederla, nonna, gli occhi dinamici che passavano al vaglio uno per uno ogni prodotto sugli scaffali, fino a trovare quello che le serviva.
Quando qualcosa le sfuggiva e doveva iniziare da capo la ricerca, imprecava in dialetto, sottovoce perché io non sentissi.
Io, diceva, ero l’estensione della sua memoria; per questo mi portava con sé.
A casa mi elencava ciò che mancava: pane, uova, salumi, aceto balsamico, acciughe; al negozio, io le ripetevo tutto a pappagallo. A volte avrei preferito che si scrivesse una lista su un foglietto; ma nonna non sapeva scrivere. E anche se gliela avessi scritta io, non avrebbe avuto modo di leggerla. Allora la accompagnavo; e dopotutto non mi dispiaceva, se non altro perché nel carrello finiva sempre qualcosina per me, gli yogurt buoni o una barretta di cioccolato.
Con un orgoglio commovente, nonna afferrava i prodotti scovati tra i troppi.
Io, in realtà, vedevo quasi subito le cose; ma facevo finta di nulla. Perché una volta avevo provato ad indicarle il sale e avevo intuito la sconfitta nel suo sguardo.
Era una sfida, la sua. Una sfida con se stessa, per dominare quel presente che le mutava attorno; lei abituata alle piccole botteghe di paese.
Penso alla nonna, quando ora mi trovo a combattere un presente che per me sa di futuro. Penso a lei che in quel piccolo supermercato si perdeva, ma continuava a cercare.


 PRENDIMI PER MANO

Prendimi per mano e

scortami

qualche passo

oltre i confini

dell’oggi

Lascia che assaggi

il tempo

che sarà

DEVO spiare

la nostra vita,

scoprirci

ad una sola ancora

aggrappati

Nel pugno

stringerò

le tue risate;

nelle mie

tu leggerai

parole

Come ora,

lo stesso

negli occhi

brillare.

Dell’adesso

l’amore.

Prendimi per mano e

gioca

qualche istante

ad intuire

il futuro

Dimmi che per noi

presente inesauribile

sarà.

Paure di bimba

di donna allora

saranno sorrisi;

in tasca la di noi

certezza,

stracci di sogni

tra le dita.


IBISCUS

Addormentata

(come ibiscus, la sera)

godo del sonno

che mitiga l’ira

Chiusi, assopiti

i petali, i sensi;

cede lo stelo

al fiato del vento

Scossa fulminea,

tornado, bufera:

tu, tu improvviso

mi induci a pensare

Perdo la calma

del cieco dormire;

persa, ritrovo

gli antichi timori

Ma nel contempo,

tra secco uragano,

sveglia riscopro

nettare di vita


 

Dove posso trovare la Musica?

DOve posso trovare la musica

quando furioso romba in me il rumore?

REmoto è il preludio di tempesta;

parrebbe un pericolo lontano…

MI illudo di riuscirlo ad evitare

incalza invece; e trionfa il chiasso:

FAnfàra che tuona all’impazzata

senza una logica che cuce i suoni.

SOLista in questa guerra tra tamburi,

mi arrendo poiché dentro tutto esplode.

LAcrime calde sulla tua camicia;

quando mi stringi scema la bufera.

SIlenzio della pace ritrovata;

un cenno tuo e attaccano i violini.

DOve posso trovare la musica

se non in te che mi dirigi il cuore?