Poesie
SE TU, SE NOI
Sarei diversa. Lo saremmo tutti.
In una famiglia, ognuno scalfisce a poco a poco la vita degli altri e, senza accorgersene, offre agli altri la propria, da scalfire.
Ed io, che mai ti ho conosciuto, mi accorgo che la mia vita è un’opera incompiuta. Mancano i segni delle tue mani; mancano quelli del tuo amore.
Manca il tuo contributo nel costruire me stessa.
Vorrei che tu scalfissi la mia vita e quella di tutti noi. Ogni giorno, allacciati da un quotidiano che cuce quello che siamo.
Per un attimo, vorrei non dovermi chiedere come sarei, come saremmo; se tu fossi qui.
SIGNORE PIETÀ
Gli altri, davanti, chiacchieravano assorti senza badare a lui.
Accasciato sul sedile posteriore, Lorenzo sudava. E pregava. Pregava un Dio in cui, da quella domenica lontana, aveva smesso di credere. Lo supplicava, implorandolo sottovoce, per non farsi sentire: “Fa che svolti, fa che non…”
Dio non fece. L’auto proseguì fino all’incrocio, rallentò appena. Riaccelerò.
Quei suoi nuovi amici non sapevano dell’incidente, né che da allora lui sempre cerca strade alternative. Per evitare un ricordo.
Il tempo cuce ogni ferita. La cura dei giorni lenisce il bruciore. Ma resta, la cicatrice. La guardi, la pelle si fa fuoco, l’urlo si strozza nel cuore. Quando ricordi, fa male. Male da morire.
SFIDE
Al supermercato, nonna si perdeva nel suo cercare. Andavamo sempre nello stesso, l’unico, quello nuovo che avevano aperto non lontano da dove abitavamo, ai confini della cittadina. Mi par di vederla, nonna, gli occhi dinamici che passavano al vaglio uno per uno ogni prodotto sugli scaffali, fino a trovare quello che le serviva.
Quando qualcosa le sfuggiva e doveva iniziare da capo la ricerca, imprecava in dialetto, sottovoce perché io non sentissi.
Io, diceva, ero l’estensione della sua memoria; per questo mi portava con sé.
A casa mi elencava ciò che mancava: pane, uova, salumi, aceto balsamico, acciughe; al negozio, io le ripetevo tutto a pappagallo. A volte avrei preferito che si scrivesse una lista su un foglietto; ma nonna non sapeva scrivere. E anche se gliela avessi scritta io, non avrebbe avuto modo di leggerla. Allora la accompagnavo; e dopotutto non mi dispiaceva, se non altro perché nel carrello finiva sempre qualcosina per me, gli yogurt buoni o una barretta di cioccolato.
Con un orgoglio commovente, nonna afferrava i prodotti scovati tra i troppi.
Io, in realtà, vedevo quasi subito le cose; ma facevo finta di nulla. Perché una volta avevo provato ad indicarle il sale e avevo intuito la sconfitta nel suo sguardo.
Era una sfida, la sua. Una sfida con se stessa, per dominare quel presente che le mutava attorno; lei abituata alle piccole botteghe di paese.
Penso alla nonna, quando ora mi trovo a combattere un presente che per me sa di futuro. Penso a lei che in quel piccolo supermercato si perdeva, ma continuava a cercare.
PRENDIMI PER MANO
Prendimi per mano e
scortami
qualche passo
oltre i confini
dell’oggi
Lascia che assaggi
il tempo
che sarà
DEVO spiare
la nostra vita,
scoprirci
ad una sola ancora
aggrappati
Nel pugno
stringerò
le tue risate;
nelle mie
tu leggerai
parole
Come ora,
lo stesso
negli occhi
brillare.
Dell’adesso
l’amore.
Prendimi per mano e
gioca
qualche istante
ad intuire
il futuro
Dimmi che per noi
presente inesauribile
sarà.
Paure di bimba
di donna allora
saranno sorrisi;
in tasca la di noi
certezza,
stracci di sogni
tra le dita.
IBISCUS
Addormentata
(come ibiscus, la sera)
godo del sonno
che mitiga l’ira
Chiusi, assopiti
i petali, i sensi;
cede lo stelo
al fiato del vento
Scossa fulminea,
tornado, bufera:
tu, tu improvviso
mi induci a pensare
Perdo la calma
del cieco dormire;
persa, ritrovo
gli antichi timori
Ma nel contempo,
tra secco uragano,
sveglia riscopro
nettare di vita
Dove posso trovare la Musica?
DOve posso trovare la musica
quando furioso romba in me il rumore?
REmoto è il preludio di tempesta;
parrebbe un pericolo lontano…
MI illudo di riuscirlo ad evitare
incalza invece; e trionfa il chiasso:
FAnfàra che tuona all’impazzata
senza una logica che cuce i suoni.
SOLista in questa guerra tra tamburi,
mi arrendo poiché dentro tutto esplode.
LAcrime calde sulla tua camicia;
quando mi stringi scema la bufera.
SIlenzio della pace ritrovata;
un cenno tuo e attaccano i violini.
DOve posso trovare la musica
se non in te che mi dirigi il cuore?