GRADINATA DI PRIMAVERA

Di colpo il cielo
si fa grigio e viola,
come un ammonimento di sciagura.
Silenzio intorno:
né un cinguettio, né un canto,
anche se è primavera.
Il botto d i finestre che si chiudono; nel cielo
uno spicchio di corallo rosso.
E attesa.
Giunge con il rantolo del tuono
e il gemito del vento,
cade sull’erba nuova, a tradimento.
Batte sulle lame della cascina
e canta la sua canzone,
ma è greve come i tamburi
per una esecuzione.
L’esecuzione è certa
per le povere piante già fiorite,
che il vento piegano le braccia
come madri attente, a proteggere nuove
vite.
Volano petali colpiti da perle,
non di dolce rugiada: ma schegge di
cristallo.
Dal mio balcone, stelle di madreperla
vedo scendere.
Uscirò a prenderle per farne una collana,
perché con una cosa bella
si scordi quello che cadendo frantuma.
Ma trovo il nulla:
è già tutta disciolta. Commesso il crimine,
non lascia traccia alcuna.
Tutto è passato, e l’aria è un frullo d’ali,
che passano nel cielo azzurro chiaro.
Non avrò la collana, ma non avrò di meno,
ora che vedo lontano
lo splendore dell’arcobaleno.

ASSENZE

Dedicata ai miei figli
Quel che mi manca è qualcuno che mi dica: ti ricordi?
Col nostalgico tono dell’affetto.
Sembrerebbe una piccola cosa
per chi ha avuto tanto dalla vita,
ma è grave assenza per chi come me
nel buco nero dei grevi ricordi,
dei perduti giorni di un tempo ormai lontano,
sbiaditi un po’ dalla fitta nebbia del passato,
non ha nessuno che dica una frase,
che possa ricordarti piccolina;
nessuno che ti aiuti a riportarti un po’ d’infanzia
nel buio dei ricordi. Qualcosa che ti faccia ora pensare
che assomiglia un po’a  te,
quel figlio tuo. Tutto all’immaginario, al sogno al caso
me per te, no figlio!
Non calerà l’oblio sul tuo cammino di bimbo!
I tuoi ricordi li rivivremo insieme,
riempiranno le assenze del mio cuore
e scalderanno l’inverno che già avanza.

IL TROGOLO

Trogolo mio,
passati i giorni belli
in compagnia
di allegre lavandaie!
Al loro canto tu rispondevi
con l’argentina voce
dell’acqua che zampilla,
con bolle di sapone
e tanta schiuma
che scivolavano
pian piano verso riva.
Per un attimo
Ti sentivi mare.
Le donne che battevano i panni
parlavano delle cose
della vita,
pene d’amore,
ansie per i figli,
qualche segreto
sussurrato appena.
Tu tutto sapevi
Ma egli era amico
E tutto custodivi
Nel tuo cuore.
Oggi ho disceso il sentiero
Che mi ha portato a te.
Sei sempre li,
ma solo e abbandonato.
Non attendi più
le lavandaie
a sciorinare
nel tuo grande grembo
panni e segreti.
Non farti crucci
La polla ti alimenta
E l’acqua canta.
Chissà che un giorno
tu non risplenda ancora.