Dimenticanza
La subdola effige
ammicca maliarda
come in una stesura
trama spossessamenti
ben organizzati
dissipando costantemente
il magma nascosto
che giace nel suo sguardo
come alcool di fluida giada
La tragedia ineluttabile – incompleta
scorre come una distrazione
sull’orlo del lenzuolo
il tentativo ultimo di sopprimerla
nei paradossi della dimenticanza
Una misura scontata
per non esporsi al supplizio.
Orfani
Cammino e raschio ruggine dal petto,
niente può scalfire quest’afa greve,
i calci restano lì dove li abbiamo presi
nella costanza di un presente inamovibile.
Per sempre orfani, senza più attese
un dimenarsi assurdo nella frenesia,
la timida avvisaglia in un capogiro
noi che attraverso il silenzio ci parliamo.
Si gioca sui timbri lessicali di un copione,
la didascalia indecifrabile delle parole
che scorre dentro la bocca come una preghiera.
S’è complici e mandanti di feroci rappresaglie,
stanare dalle viscere lo sdegno trasversale
nel fuoco senza attrito di un cuore depredato;
le verità nascoste di tutte le mancanze.
Un’altra verità
Piove e spiove
negletta la notte si sfa
nel gelo elegiaco
di un cielo di acciaio
il cipiglio ulcerato degli occhi
come lampi lo spaccano in due
Ci siamo persi
alla stessa maniera
di due amanti svogliati
braccati da un’incertezza caparbia
negli ospizi deserti
delle passioni sfumate
Abbiamo sempre
qualcosa da nascondere
un’altra verità
una dinastia ingombrante
di promesse sussurrate
nell’estasi carnale
Ogni ferita è una strada infinita
lastricata da silenzi illeggibili
la frigida paralisi
di un respiro infranto
nel distacco ineluttabile
se oramai
tra le ciglia e le pupille
un recinto di sguardi
ci separa.