TANGO

 

Mi arrendo alla notte
e sugli occhi scivolano
umide perle di incoscienza,
una carezza nera
che dai sensi si separa rapida,
fino al sonno.
Quando non ci sei,
il vuoto dilaga bucando la pelle,
mille sguardi senza contatto
smarriscono il tuo volto astante,
e le dita come flauti spezzati
orchestrano abbracci taciti,
il tuo nome ruzzola in punta di gola
schiaffo che lacera le labbra aride.
Quando non ci sei
i sogni teneri e burrosi
disertano il cuore e i fianchi,
non mi consolo col sonno
e saccheggio nostalgie private,
le ore son passi in vicoli bui
furti notturni di baci inventati.
Quando non ci sei
io non sono che figlia unica,
folle di rivederti e mescolarmi a te
volteggio nella danza degli insiemi,
sui nostri corpi ebbri di stupori
tra te e me un tango si consuma,
mordendo il ritmo esorcizzo ogni attesa
legami di pelle e commozione fusa,
vapori di braci e calpestio di sensi
riscossa dei miei umori senza più lenti.


ORIGAMI

 

Non riesco più a parlare;
gli echi dei tuoi passi notturni
risuonano sui silenzi lastricati
tra i ciottoli raccolgo le tue ansie
e senza far rumore, mi commuovo.
Lo so che cosa pensi;
noi origami ripiegati e fragili
ci siamo visti ed attraversati,
richiamati come da tamburi antichi
stelle perdute tra migrazioni d’astri,
tra gli aneliti mentali e le memorie
tra i segreti senza più voce,
sospesi sulle nostre ciglia strette
pieni di amore fino alle radici;
basterebbe un cenno per aprir ferite
pestare ciò che resta dei tuoi occhi,
ridestare le innocenze illuse
gli eroi bruciati delle nostre storie.
Ma scivoliamo occhi negli occhi.
Ormeggiano gli affanni sulle labbra
smorfie di seta questi sorrisi disperati,
ci tuffiamo nudi e senza nodi
in fondo, dove si spezzano le rapide,
naufraghi di oceani di lacrime
storditi di pena e di stupori,
vorrei allattarti di felicità e visioni
ma riesco appena a vigilare sui miei errori;
in queste notti polverose di macerie
ritma il dolore e ci stringiamo forte,
sale che scivola sulla carne viva
sui nostri petti feriti e assorti.
Tutta la vita stretta dentro un pugno
patto di sangue col mio sangue,
nelle emorragie di cuori liberati
galleggiano i frutti dei saccheggi,
inghiottiamo dal calice degli addii
distillati di follia e purezze,
urliamo con sgomento la certezza
di non poterci amare,
mai più amarci
senza annientarci.
In eredità non ci resta
che un ricordo intimo
e mortale.


 Ciao Umberto

 

Nei pressi della costa
resto dabbasso, sommersa,
aliena osservo immobile
trattengo il fiato, eroica.
La pelle scintilla azzurra
deformata dai riflessi,
come sirena intrepida
avida di miraggi liquidi;
bolle d’oro sazie d’ossigeno
danzano attratte dalla superficie,
si uniscono al cielo risuonando
sospiri euforici dai toni sferici.
Rovente l’aria che strozza in gola
il cuore picchia nelle tempie,
d’azzurro ancora vorrei esistere
in apnea mutar natura,
fulgida alga appena plasmata
simbiotica creatura acquatica.
Ma la tua mano afferra ed emerge
tra le tue braccia adulte e sicure,
mi partorisco e rinasco nuova
trasparente affioro ancora confusa;
nel bagno d’aria e di luce estiva
ascolto stordita la tua risata,
paziente ripeti d’agitar le braccia
di abbandonare, lasciarsi migrare,
come a voler separare il cielo
come a voler volare sull’acqua,
tu mi hai mostrato i sensi del mare
tu, mi hai insegnato a nuotare.

Una bottiglia custodisce un messaggio
onda su onda ti verrà consegnato,
sarà incantevole l’ultimo viaggio
il ritornar come sale all’oceano,
sarà indolore questo passaggio
veleggiar leggero nell’infinito.