DESERTO 2

Deserto sabbioso, di pietra
di roccia

Deserto morbido
generoso di palpiti
verso il cielo azzurro

deserto misterioso docile
dài pace
a chi si concede di cercarti.

Giuseppina Labellarte
(Diritti riservati L.633/1941)


La Bellezza salverà il mondo?!….non da sola

Non sono un’artista, amo solo nutrirmi di Bellezza, ma ne ho anche molta paura.
Non so ancora perché esattamente. Proverò a spiegarmelo.

Quando ci lasciamo prendere dalla poesia della natura o dal desiderio di contemplare un’opera d’arte “manufatta” nata da mano umana, proviamo attimi di felicità e ci sembra che il tempo si fermi, che lo spazio si apra davanti a noi come ne l’Infinito di Leopardi. Ma l’emozione coinvolgente della Bellezza ci procura anche smarrimento, forse perché il nostro desiderio di eternità ci sovrasta.

La Bellezza evoca l’infinito che è in noi, ma il suo fascino, in modo paradossale, è legato alla percezione dell’effimero, dell’irraggiungibile che essa stessa ci provoca.
Un fiore di cactus: ci vogliono alcuni giorni dal momento in cui la pianta lo gemma, fino alla sua epifania. E poi quando la sua Bellezza esplode nella sua delicata forma, nel suo impalpabile colore rosa sfumato, non dura molto più di una mattina
E noi siamo restituiti alla percezione della morte, il fiore stesso ne diventa la metafora più devastante, senza pietà la natura ci offre la percezione della sua più immane bellezza e della fine.

E così di Bellezza in Bellezza, navighiamo talvolta “senz’olio e controvento”.
Il segreto sarà quello di “accettare” la precarietà della Bellezza, la sua breve vita, la breve percezione dell’Armonia? chissà
Solo che il percorso si complica perché, nel nostro “essere” ad immagine di Dio, percepiamo ed amiamo l’Assoluto , la Perfezione, il non effimero e purtuttavia siamo condannati a riassestarci sull’essere relativo.

Forse una riflessione sulle fasi della lunazione, sulla condizione di luna piena ci può far comprendere la profonda contraddittorietà della Bellezza della vita: nel massimo suo splendore, la luna piena prelude alla sua decomposizione, Eros e Thanathos si incontrano, si fronteggiano.
Proprio mentre siamo al culmine dell’estasi, mentre ammiriamo la bellezza di un tramonto, la sua delicata composizione di aranci, di indaco, violetto o un dipinto o una fotografia, siamo travolti dalla precarietà della gioia, della pienezza della contemplazione.

La bellezza non può salvare il mondo? non da sola…………

Non è solo perché sarebbe un’utopia. Il fatto è che “da sola” non può farcela
Essa non è un vaso che offre acqua e nutrimento all’infinito,
forse è uno specchio dove l’essere umano può “guardarsi” e ritrovarsi, in parte.perchè l’animo umano è anche bruttura, è mostruoso, è distruzione, morte.

E la bellezza, solitamente, fa pensare solo all’Utopia del bello del buono del” Kalos kai agathos”. L’uomo è fatto anche di fango, di sangue e di crudeltà. Per non essere travolto dal male, dalla decomposizione, deve lottare e si affatica e si stanca, poi spesso cede e cade. E deve lottare per ricominciare….come la luna …ha dentro di sé il sublime, la completezza e l’incompiuto……….. proprio mentre sembra che sia “pieno” di vita di energia, di gioia, compare il dolore, la corruzione, la decomposizione.

Ciascun essere umano racchiude in sé ..LA BELLEZZA dell’universo…e l’ASSURDITA’, l’INQUIETUDINE e gli aspetti “CONVULSI” dell’esistenza
Con ANDREA OPPO possiamo dire che “Non bisogna far cadere nel vuoto l’obiezione fondamentale posta dallo stesso Dostoevskij per bocca di Ippòlit: “Il principe afferma che il mondo sarà salvato dalla bellezza! (…) Quale Bellezza salverà il mondo? Siete un cristiano fervente voi? Kolja dice che voi stesso vi attribuite il titolo di cristiano”
Così commenta Evdokimov:* “La Bellezza è un enigma, e se è vero che la bellezza salverà il mondo, Ippòlit chiede di precisare ‘quale bellezza’. La bellezza, nel mondo, ha il suo doppio. Anche i nichilisti amano la bellezza… come pure l’assassino Pëtr Verchovenskij” E lo stesso Dostoevskij nei successivi Karamazov avrebbe addirittura fatto dire a Mitja:
“La bellezza è una cosa tremenda e orribile. Non riesco a sopportare che un uomo dal cuore nobile e dall’ingegno elevato cominci con l’ideale della Madonna per finire con quello di Sodoma. Ma la cosa più terribile è che, portando nel suo cuore l’ideale di Sodoma, non rifiuti nemmeno quello della Madonna… Il cuore trova bellezza perfino nella vergogna, nell’ideale di Sodoma che è quello della maggior parte degli uomini” . Viene alla luce, dice Evdokimov, il carattere profondamente ambiguo della bellezza
* Pavel Nikolaevič Evdokimov 1901 –1970 è stato un filosofo e teologo russo. (ha scritto “Teologia della bellezza- L’arte dell’icona”)

capace di salvare ma anche di ingannare: “La Bellezza ha in se stessa una potenza salvatrice, oppure anche la Bellezza, divenuta ambigua, ha bisogno di essere salvata e protetta?”
Del resto, anche e soprattutto nell’Idiota la bellezza diviene enigma da subito, in tutti i singoli inizi della storia. Come la descrizione della natura svizzera nel primo dialogo in casa Epancin:
“La sofferenza è sofferenza, non sarà un’idea qualunque a redimerla. Fosse anche la più perfetta tra le idee: come la bontà e la bellezza assolute”
Su questo Dostoevskij dopo le Memorie dal sottosuolo, punto di svolta del suo pensiero , non ha più dubbi: il nesso Bellezza-Bene è un legame mortale. È forse l’imbroglio più grande, quello che sta alla base della tragedia dell’uomo.
La Bellezza è allo stesso tempo la più elevata menzogna e la più alta verità per gli uomini. Nel primo caso è l’illusione di un binomio, la Bellezza e il Bene assoluti, che salverà il mondo. Nel secondo è addirittura l’incarnazione di una Bellezza talmente perfetta, talmente veritiera, da mostrare l’orrore della fine in tutta la sua nudità.
La domanda a questo punto è: che tipo di salvezza è ipotizzabile in senso assoluto per l’umanità? Cosa metterà d’accordo il rumore e la melodia?
Dostoevskij non fa intravedere una risposta a questa domanda, almeno nell’Idiota.
VOCE DISSONANTE, FORSE SFRONTATA , LA MIA
La bellezza non può salvare il mondo, l’uomo e la natura stessa, tout court

Apparteniamo alla Bellezza, ma non solo ad essa. E la bellezza non ci riscatta dal dolore, dal decadimento, dalla corruzione, che sono dentro di noi.
Possiamo inseguirla.
Ma è un’illusione credere che ci “salvi”!
Essa è’ una buona compagna nel cammino della vita.
Sapere e sentire che aspiriamo a lei ci consola, ma non sempre e non del tutto.

E’ una parte di noi, ma la “salvezza”, se e quando c’è, proviene dal difficile, talvolta impossibile DIALOGO tra la bellezza che è in noi e la parte di noi che certo non brilla di bellezza…che è mostruosa, decadente, distruttiva.
Sono i rari momenti in cui l’armonia della vita può disvelarsi a noi.

Giuseppina Labellarte
(diritti riservati ai sensi della legge 633/ 1941)


PERDERE IL TEMPO DELLA VITA

Capita, senza preavviso,
solo perché uno dei mille desideri
rimane muto
solo perché l’umana crudeltà
ti ha ferito

Sai che la vita è anche dolore
tu la vorresti piena
priva di vuoti
e così non è.

Esasperi il dolore e muori da vivo.

Giuseppina Labellarte
Diritti riservati (L. 633/1941)