GLI ELEMENTI DELLA POESIA
L’amore è la luce che chiede al buio
alba,
l’inverno che chiede all’estate
primavera,
l’albero che chiede alla terra
radici,
il suono che chiede al silenzio
una nota,
l’eterno che chiede all’attimo
un inizio.
L’amore è la risposta che chiede alla domanda (sua origine)
una lettera,
perché non c’è reale unità di misura
senza il principio
che diviene poesia,
infinito.
L’infinito è il cielo che chiede al tempo
spazio
lettera,
è il colore che chiede al cuore
traccia
inchiostro,
è danza che chiede al ritmo
musica
rima,
è tonfo che chiede al battito
fine
punto.
La poesia è l’amore che chiede all’ infinito
un bacio
follia.
RITRATTO
Dipinsi il volto,
erano cinque lettere ovali,
accordate a due semitoni
malinconici ed eterei,
colorati di giallo,
come una marcia lenta,
antica e voluminosa nei suoi picchi.
Dipinsi le mani,
starnutivano di un tremore verde,
freneticamente stanche nella loro danza.
Dipinsi gli occhi,
diamanti oceanici sognanti
dai tratti sinfonici,
madrigali di primaveree speranze.
Dipinsi la bocca,
rigida tempera scura,
folta ed esultante al calar del suono
sui suoi ebbri abbagli rotondi.
Dipinsi il suo petto,
era un arcobleno di pianure e colline
dai profumi orientalmente occidentali,
esplementare nei suoi gradi
simile ad un angolo giro danzante sulle punte
di un compasso sordo ai battiti,
misura del suo urlo,
tuono.
Finii la mia tela e la deposi
sulle punte delle mie palpebre
per non rovinare
con scrosciante pioggia
la metamorfosi del tuo ricordo,
assenza.
RIFLESSO
Su un letto di vita
fatto di pesci lucenti
osavo specchiarmi
riflettendo il manto del tempo
sull’acqua grigiastra
dal sapore di malva.
La mancanza astante
riempiva tutto lo sguardo
scrivendo il vuoto tra il culmine
degli spazi pensanti,
aura.
Rivoli di schiuma
saltavano sul mento
allungando la figura,
e circoscrizioni di ninfee
apparivano sui lati
ad incorniciare il riflesso,
metempsicosi di epoche passate
e introduzioni di capitoli futuri.
Su un letto di vita
fatto di pesci lucenti
un giorno mi vidi
e non mi riconobbi.
Era uno specchio
estraneo al mio essere,
così lontano da disegnarci sopra
il seme della rimembranza.
Su un letto di vita
fatto di pesci lucenti
un giorno ti vidi:
era il riflesso del mio vecchio sguardo.
Ciò che tempo non ha
A volte misuravo la lunghezza dei tuoi sguardi,
erano apparentemente brevi
ma così spaventosamente lunghi
da sentire la necessità di accorciarli.
A volte naufragavo nei tuoi occhi,
e l’unico rimedio al certo annegamento
era il suono della tua voce
che muto si nascondeva
tra le sillabe dei tuoi silenzi.
Un giorno tradii il tempo,
mi innamorai.
Da allora nessun minuto
era perfettamente tale e
la gioia era nella sua
spasmotica fase più
acuta,
così prossima al dirupo più alto,
così fugace seppur meravigliosamente
viva.
Un giorno tradii il tempo
e lo chiamai amore.
La bellezza
La bellezza è l’amore
che chiede al tempo la sua fine,
l’eternità.
La bellezza è l’autunno
che chiede alla primavera le sue foglie,
la vita.
La bellezza è la realtà
che chiede al sogno aiuto,
l’deale.
La bellezza è la mente
che chiede all’uomo salvataggio,
l’Arte.
L’Arte è la bellezza divenuta reale,
libro.
La bellezza è l’uomo
che chiede a Dio (Arte) amore,
la fede.
Ogni uomo è un prato
plurimo tesoro rinchiuso
in una singola anima.
Come muschio i tuoi capelli
rivestono la tua pelle
candida come nuvole di cielo
in un fresco mattino di primavera.
Ogni tuo sorriso una finestra
verso mondi giocosi
in cui ciascuno è libero
di riconoscere il proprio essere.
Ogni uomo è un prato,
quella verde apertura
in cui ogni battito
è legge.
MALE DI VIVERE
Ove il sole non tramonta
e il grigiore si assopisce
non l’eterna via feconda
ma orsù l’anima stordisce.
Eretto il simbolo di croce
innanzi un sogno maledetto
è il castigo più feroce
che la realtà ha inflitto.
Come un fiore in Novembre
appassisce ciclicamente,
così il cuore nelle ombre
cede al danno prontamente.
Nell’essenza ivi detraente
il suo nome è stato scritto
al (suo) genere è indifferente
chi di male è orsù afflitto.
VITA
O esistenza cara
ingannatrice e bara
‘chè fonte di letizia
sei causa di dolenza.
Come i tuoi rosei fiori
inebriano la vista
giacché per lor bellezza
la morte è avvezza,
così il bel Narciso
dall’angelico viso
cadde in specchio d’acqua
per cagione iniqua.
Orsù l’antico seme
è ciò che tutto smuove
di nea ragion lume
di vita sola chiave.
PORTAMI
Portami
dove la notte illumina il cuore
e il giorno accende i pensieri.
Portami
dove il vento è una carezza della tua mano.
Portami
dove il sonno è vita.
Portami
dove siamo meramente noi
felici di amare
nell’infinito dei nostri giorni.
LE PAROLE PIU’ BELLE CHE HO MAI LETTO
Le parole piú belle che ho mai letto
sono quelle piú simili al mio cuore,
quelle che consolano in un giorno di pioggia
e risvegliano in un momento di primavera.
Le parole piú belle che ho mai letto
sono quelle che parlano di me, di te, di noi,
di tutto quello che il passato regala alla memoria
e il futuro concede alla fantasia.
Le parole piú belle forse non le ho ancora lette,
saranno cosí perfette
da descrivere ogni singolo spazio
e sentimento della mia anima,
saranno cosí vere
da sembrare lo specchio del mio essere
e saranno cosí inaspettate
da appartenere ad un’altra me, te.
SCOPERTA
Un giorno vedrai un sorriso fiorire
in un campo esteso ma breve,
faticoso ma appagante,
lurido ma profumato.
Un giorno comprenderai che
le nuvole piangono per far crescere
fiori e non per distruggere il raccolto.
Un giorno ti accorgerai di tutto
e con lacrime asciutte
annegherai nei naufragi
del tuo cuore in tempesta.
Arriverà quel giorno e diventerai grande ;
ti ricorderai del campo di cui ti ho parlato,
un campo soavemente crudele
ma brutalmente perfetto.
Si, forse un giorno
con un sorriso speranzoso lo riconoscerai,
un giorno vedrai la vita.
PANTEISMO
(tu in tutto)
Ho guardato il cielo
e ho visto te
nella solennità di un grigiore pallido e disarmante.
Ho attraversato una collina nuda
e ho scrutato te
nel silenzio ridondante della mia anima.
Ho conosciuto la gioia
e ti ho percepito
al principio del culmine dell’emozione.
Ho incontrato la tristezza
e ti ho scorto
alla volta dell’avvenire,
mentre ti allontanavi,
concedendomi la mano.
Ho respirato nuovi trascorsi,
ascoltato vecchi orizzonti
e ho scoperto che tu ci sei sempre,
in ogni stilla di vita passata,
in ogni fiore del prato
della mia attuale essenza
e in ogni stella che,
ammirata dalla Terra nel passato,
vive già nel futuro.
Ho guardato il mio cuore
e ho visto un universo pieno di domande
colme di pensieri,
e pensieri colmi di sentimenti.
Ho sentito il mio cuore,
e c’eri tu.
FAVOLA D’AMORE
(La giornata)
Il Sole levatosi all’alba
osò chiedermi se mi garba
non il cuore senza difetto
ma l’amore di un oscuro abietto.
Io risposi di non amare
chi reca altrui dolore
poiché conta il suo contegno
prima ancora del suo assegno.
Una nuvola a mezzodì
mi regalò un’improvvisa frescura
(ma) non intendeva proseguir più in lì
senza scostar la mia chiusura.
<<Dunque sei abbagliata?>> mi chiese
<<Si>> le risposi <<da un uomo tanto cortese>>
<<E chi orsù cattura la tua curiosità?>>
<< Un uomo dalle mille qualità>>
<<E dimmi cara, dimmi ogni cosa,
dei tuoi sentimenti son curiosa!>>
<<Il suo cuore splende come il Sole in solstizio
e tra tutte le sue doti non ha alcun vizio>>.
<<I suoi occhi son pura magia
quotidie allo scrutar diventan poesia
producendo infinite sensazioni
come una zattera in un mare di emozioni>>.
<<Le sue labbra ingannerebbero Afrodite:
ogni lor tocco rende le reduci allibite.
Ma tra ogni sua novella qualità
solo con una mi conquistò in verità:
NULLA DI PIU’ INTEGERRIMO
DELLA SUA PUREZZA D’ANIMO>>.
Così detto la nuvola mi lasciò
e il suo cammino continuò
mostrando la sua prospera felicità
con baci appassionati ricchi di beltà.
Dum arrivò il crepuscolo
sui monti cullati da Eolo
eran visibili punti lucenti
dallo stesso bagliore di diamanti.
Fu allora che una stilla di Giunone
si avvicinò con grande fervore,
mi sollecitò la fatal quietanza
avendo concepito il sunto della fatiscenza.
Risposi senza indugianza alcuna:
<<O astro celeste, per mia fortuna
le rose son fiorite nella primavera del mio cuore
quando un dio l’ha catturato con fervore>>.
<<Non esser suddito in sentimento>>
mi disse la stella in pieno turbamento
<<la libertà è un essere egoista,
non richiede decisioni alla sprovvista>>.
<<Dunque sogna, sogna mia cara
in questa notte così rara
ma rinuncia al tuo amato
perché è altresì un enorme peccato>>.
Così codeste parole meste
soppressero la mia essenza celeste;
tutto piombò nella tenebra
chiudendo il mio cuore in un’ombra.
Come in equinozio gioviale
il Sole in maniera abituale
genera la vita con i raggi,
così la Luna quest’oggi
ha illuminato con l’ambigua luce
il mio cuore ormai truce.
<<Dolce vergine innamorata
tu non sei giammai sbagliata!
Il tuo amore è puro e vero
vale anche più dell’oro>>.
<<Salve o Luna santa e bella
di sentimenti amabile sorella.
La tua forza mi consola
poiché giammai mi lasci sola.
La mia passione è tanto solenne
da non poterne restare indenne
perché lo amo, lo amo tanto
e deve essere mio soltanto>>.
<<Mia giovane scolpisci un epitaffio
con i nomi degli amanti
così per sempre con il mio soffio
vivrete liberi e incuranti>>.
<<Oh Luna il mio amore
è come il Sole:
forte e insolente
ma orsù crescente>>.
<<Imprimerò sul legno
ciò che nessuno cancellerà con sdegno>>
EPITAFFIO
Il nostro amore varcherà
le soglie della morte
giacché infinito il cammin sarà
di due cuori che battono forte.
NOTRE AMOUR
Mon petit amour est plus beau que le soleil
assez fort pour faire effacer le sommeil
et sur cette nuit si special
illumine mon coeur dans la manière genial.
Je vais donner à votre visage vers les étoiles
afin que le monde peut admirer ce que la nuit se devoile.
L’universe regarde le ciel et (il) est tombé en amour avec toi
mais il est jaloux parce qu’il sait que tu es à moi.
Tu es mon seul amour parfait
avec ta douceur vous faites mon coeur occupait.
Notre amour profond je connais
que ne finirà jamais.
TRADUZIONE
IL NOSTRO AMORE
Il mio piccolo amore è più bello del sole
così forte da far scomparire il sonno
e in questa notte così speciale
illumina il mio cuore in maniera fantastica.
Io regalerò il tuo volto alle stelle
in modo che il mondo possa vedere quello che la notte svela.
L’universo guardò il cielo e s’innamorò di te
ma lui è geloso perché sa che sei mio.
Tu sei il mio unico amore perfetto
con la tua dolcezza rendi il mio cuore “occupato”
Io so che il nostro amore così profondo
non finirà mai.
MALE DI VIVERE
Ove il sole non tramonta
e il grigiore si assopisce
non l’eterna via feconda
ma orsù l’anima stordisce.
Eretto il simbolo di croce
innanzi un sogno maledetto
è il castigo più feroce
che la realtà ha inflitto.
Come un fiore in novembre
appassisce ciclicamente,
così il cuore nelle ombre
cede al danno prontamente.
Nell’essenza ivi detraente
il suo nome è stato scritto
al (suo) genere è indifferente
chi di male è orsù afflitto.
Scorgevo nella finitezza del mio letto
l’infinito di una storia,
era il quadro della mia vita.
Sognavo e, notte dopo notte,
i colori divenivano più vividi,
era l’Eterno che si svelava.
L’Arte è la profondità
della parola cuore
nella pienezza di un’opera.
Ogni crepuscolo una lettera,
un dono, un sogno;
era poesia
senza ritorno.
Il paradiso dove è?
È il tempo di un abbraccio
è un “ti amo” su catenaccio
è un sogno pieno di stelle
è un quadro di un colle.
Il paradiso è dei folli
che rendono la speranza certezza,
la gioia corazza,
la vita fortezza
di sogni proibiti.
Il paradiso è degli ultimi.
La scrittura è la percezione
di una esistenza
che diviene concretamente percepita
nell’attimo in cui
il cuore imprime
la sua linfa, l’inchiostro.
La carta è un palcoscenico,
una arena di sentimenti
ove ogni lettera
è un’attrice che gagliardamente
vive le sue emozioni
senza recita alcuna
di fronte al pubblico di lettori.
Ogni poesia un teatro.