Ali di cera*

Cuore straripante di sogni

ove anche il reale è idealizzato

ed illusoriamente alterato,

hai conosciuto mai realtà

equiparabile al tuo universo

di nuvole evanescenti?

 

Costruisti ali di ghiaccio

Ritenendole infallibili,

impenetrabili

come l’arcano mondo

nel quale celi ogni tua chimera,

ma il tuo volo

si tramutò presto in pianto.

 

Tentasti poi col fuoco

spiccando il volo con ali incendiate,

ma le lacrime commosse del cielo

spensero anche questa tua speranza.

 

Costruisti ali di carta

aerodinamiche e leggere

ma vento e intemperie

ti smentirono

brutalmente.

 

Ali di cera,

tenero miraggio di un’anima incatenata,

avvolta da illusioni,

anima utopista

che si spaccia per libera

Ali di cera,

anima smarrita

che cerca l’evasione

in sogni e ali provvisorie

non ti duole aprire gli occhi

a convenzioni e restrizioni?

 

Esistono ali magiche

che ti portano ben più in alto

se sai cercarle e coglierle

tra follia e confusione

tra le ombre e le figure

che animano la tua esistenza

tra oggetti e soggetti

che forse a volte ignori.

 

Anch’esse possono cedere

abbandonarti, tradirti

farti sprofondare

in un doloroso abisso,

ma solo allora saprai

d’aver donato ali autentiche al tuo cuore,

solo allora saprai di aver spiccato il volo

verso un sogno tutt’altro che onirico

gli altri sogni sono vento…

*Questa poesia risale al 1994, quando, nella impersonale atmosfera di una biblioteca universitaria, compresi che si può comunicare anche senza parlare. Il delicato fruscio delle pagine di vecchi e polverosi libri scandiva il passare dei minuti e delle ore. Tra un paragrafo e l’altro il mio sguardo andava ad appoggiarsi sui folti capelli di un ragazzo che sedeva dal lato opposto della stanza e dai capelli si spalmava lentamente sul suo viso che era capace di sorridere senza che le labbra si inarcassero. E così, immersi nel regno delle parole, Alessio ed io “ci siamo condivisi” in silenzio. A lui dedicai questa poesia, ispirata da un suo tatuaggio che ritraeva l’incauto Icaro.


 

7%*

Lascia che siano i sensi

a parlarci,

a decorare le parole,

parole tanto marginali

quanto sopravvalutate,

limitato veicolo

delle nostre emozioni.

 

Sette percento,

un minuscolo frammento

un trascurabile dettaglio,

porzione assai ridotta

di un quadro

ben più articolato.

 

Parole piccole

sgonfie

ritirate

svilite

deprivate d’un prestigioso

ruolo d’eccellenza,

spodestate

dal linguaggio del corpo

dalla sua armonia

o dalla sua goffaggine;

parole sovrastate

da sfumature di voce

fredda, roca, stridula

calda, melodiosa, profonda,

parole sorpassate

da ritmo e intonazione.

 

Parole, parole, parole

erroneamente assurte

a fulcro della comunicazione,

termini astratti, concreti

propri, comuni, collettivi,

maschili, femminili

monosillabi o plurisillabi.

 

Parole che non trasmettono

che un misero sette percento

di contenuto,

parole che si inebriano

di un arcobaleno di emozioni

solo fondendosi al restante

novantatre percento.

 

*Da uno studio sulla comunicazione non verbale condotto dal ricercatore Albert Mehrabian presso la University of Calibornia, Los Angeles, è emerso che il 55% del contenuto emotivo della comunicazione sia basato su percezioni visive, il 38% sul modo in cui le parole vengono pronunciate, e solo il 7% del contenuto emotivo di un messaggio si basa sulle parole stesse.


 

Dimensione parallela

Vivo una dimensione parallela

che dal bagliore delle mie pupille trapela

un sogno irrealizzabile, un’utopia

una innocua e tenera bugia.

Vivo l’illusione di poter volar lontano

tendendoti finalmente la mano

saziarmi avidamente del tuo amore

ed assopirmi dolcemente nel tepore

del fondersi assoluto di due cuori solitari

sospesi tra mondi veri e immaginari.