Ciò che mi restava

Era tutto e l’inizio di tutto,

anzi era niente e l’inizio di niente,

era la sua voce, il suo sorriso,

era l’idea di sé e come tale

impossibile da immaginare,

da catturare, da comprendere,

poiché sfuggiva alla mia mente

come fosse un punto ortografico,

che non si può trattenere

se non con la pausa della voce.

Ecco ciò che mi restava di lei,

una pausa della voce,

una frase non detta, i suoi occhiali d’oro,

il raggio di luce che entrava dalla finestra,

il vento che le scompigliava i capelli.

Niente altro.


Desiderio

Il tuo sguardo percorreva

viali di luce radente,

il tuo incedere risuonava

nel crepitio delle foglie cadute,

il tuo profumo sapeva

di terra e di mosto.

Cominciò a nevicare

ed il silenzio divenne azzurro

come una grande coperta di luna.

Questa la memoria di te

e le parole rimaste in gola

che avrei voluto gridarti

con tutta l’anima,

con tutto l’amore per te

divenuto parte di me indissolubile,

mentre corro di corsa

fino al vento, fino al mare

per ritrovarti e seguirti per sempre.

Su di noi solo il cielo.


Tango

Tango,

sei una cascata di note

che scende lungo il corpo

e lo avvolge e lo inonda e lo sommerge.

Tango,

sei la tristezza che pervade

e disegna nel cielo

una ferita antica.

Tango,

sei il desiderio che si scioglie pian piano

negli intrecci di gambe nervose,

nell’abito che mostra

la passione gitana.

Tango,

sei la promessa che vive

e si culla nella lenta agonia

d’un bacio ritmato,

sei la verità del sangue

che batte sulle tempie,

sei la frenesia d’un amore sofferto,

sei la suggestione del tramonto,

sei la danza,

impudica, selvaggia.

Tango,

sei la fiamma che brucia

e canta la sua luce.