Addio..

Depongo l’arma per te più dura
assecondando, per l’ultima volta,
la tua recidiva difesa
Quella che vive dentro la tua anima scossa
perché di questa mi hai reso simbolo e causa
Non si scuotano più le nostre fronde
che come dentro ad un vortice ampio
si scoprono vittime sospese nel vuoto
Aiuto! È il codice,
che sospende il meccanismo a prescindere
La sua scomparsa staziona celata
dentro la nostra, residua, dignitosa favola.

2011


Alle genti

Quando del bianco vostro stanco volto
triste l’icona scorrerà
nel suo volgere al crepuscolo
sin laddove trapassano plumbee
le avviluppate, stolte platee del presente
nulla
svaniranno dell’occulto mio occaso
gli aneliti
che furono dello sparuto ultimo soffio
l’insidia
come delle effimere vostre cadenze
la modernità
Di quell’io profano
di quel vagabondo peregrinare nei meriggi tersi
di trepidanti indugi e tremule mani
sconfiggerò i vuoti calici
e del velato spazio le serrate palpebre
e la fioca luce
e i sospesi suoni
nell’incanto della perduta vertigine.

(2000)


Sento

Sento che il passo tuo si fa più veloce
E’ incessante quel ritmo scandito in me
come un allarme che non smette di suono
Si è incrinato quel castello da te eretto
Forse perché senza il mio assenso
hai depositato mattoni non tuoi
Ed io ora fuggo
perché avrei scelto pietre, lo sai,
pietre vere
Come quelle che poso
giorno dopo giorno
sulle cose che non mi appartengono

2012