E l’uomo parlò loro del sacro

E l’uomo parlò loro del sacro.
Ho visto molti luoghi sacri
nei cuori degli uomini.
Ho visto templi a mille divinità alzati
nei cuori degli uomini.
Ho visto uomini venerare lapidi fredde.
Ho visto deserti arsi e duri
adorati nel cuore degli uomini.
Ho visto montagne inesplorate
a cui sacrificare il proprio sangue.
Ho visto oscurità spaventose
sull’altare del cuore di uomini.
Ho visto cattedrali monumentali
erette all’uomo soltanto.
Pochi luoghi puri e d’amore
ho visto nel cuore degli uomini.
Ho visto molti luoghi sacri
nei cuori degli uomini.
E l’amore per Dio ho visto
insidiato dal culto di altro.
Ho visto il cuore dell’uomo
barattato per un pezzo di pane
e venduto con cupidigia.
E molti sono luoghi sacri
eppure uno è il luogo del sacro.
Nel cuore di molti uomini ho visto
un tramestio di passioni indomite,
di certezze fieramente claudicanti
e prigioni di verità.
Poco è il silenzio
che ho visto nel cuore degli uomini.
L’uomo digrignò i denti smussati
perché dietro quelli
altri pensieri volevano voce
sicché, di nuovo, tacque.


 

Foglie vermiglie

Assorta incedo,
lo sguardo ricurvo
sui freddi sampietrini.
Marginali e distratte
si accatastano
foglie vermiglie d’edera,
lacrime dolenti
versate inudite
cadute morte.
E la malinconia
per quel destino universale
è ghermita e trasmutata
nel ricordo di una foglia vermiglia
vista volteggiare leggera
libera della vita.


 

Un libro

 

Oggi ho ritrovato un libro che avevo letto molti anni fa, era all’angolino dello scaffale della mia vecchia libreria. Lo avevo letto a gennaio, per quello era all’angolino. I libri sono disposti in ordine cronologico di lettura e ogni scaffale è riempito dai libri letti durante l’anno, dal primo gennaio fino al trentuno dicembre. E poiché era il primo libro letto di quell’anno era finito all’angolino dello scaffale, del terzo scaffale dal basso. Se qualche anno leggevo poco, ci stavano anche i libri di due anni in un solo ripiano. Ma non quell’anno, infatti era all’angolino.
Mi sono sempre piaciuti i libri usati perché oltre alla storia stampata nelle pagine compri anche la storia del libro, che però non sai mai quale sia. Talvolta c’è qualche suggerimento su una delle prime pagine altrimenti vuote, come nome cognome anno.
Un pomeriggio capitò che su un libro, poi comprato, stava scritto “Per il miglior studente, 1955” o qualcosa del genere, e lo studente inorgoglito dalla vittoria aveva marchiato il suo prezioso premio con nome cognome, l’anno d’altronde c’era già. Ma il libro all’angolino non era uno di quei libri col suggerimento, fatta eccezione per le impronte grasse agli angolini inferiori delle pagine ingiallite non potevo capire altro del precedente proprietario. Tranne che leggeva, credo che questo fosse quasi sicuro.
Era un bel libro quello che stava all’angolino. Iniziai a sfogliarlo lentamente perché le pagine erano sottili e la rilegatura precaria. Avevo il ricordo che il libro fosse ben scritto sicché cercavo frasi sottolineate, rigorosamente a matita, da rileggere, ma non ne trovai. Accesi la lampada del comodino, emanava una luce itterica che mi irritava.
Volevo trovare una frase sottolineata, me ne bastava una sola. Volevo trovare quella frase che anni prima mi aveva colpito tanto da sottolinearla, per vedere cosa ne pensassi ora. E invece niente, nessuna frase sottolineata si fece trovare. Poggiato il libro sul comodino mi avvicinai all’armadio a sei ante che condivido con mio marito, è un regalo di nozze, l’armadio ma volendo anche il marito. Mi piaceva, era ben fatto.
Sia l’armadio che il marito. Cercavo una piccola scatola di legno di ciliegio che avevo comprato a un mercatino dell’usato perché c’era un’unica incisione, ‘A Silvia’. Certo io mi chiamo Giulia ma credevo che prima o poi avrei avuto un’amica che si chiamava Silvia a cui regalare la scatoletta. Poi la conobbi una Silvia, ma la scatola me la tenni uguale. Purtroppo quando comprai la scatola non custodiva segreti tesori come lettere d’amore e non ne ha mai custoditi, ci nascondo il tabacco. Mio marito non vuole che fumi, non gli piace l’odore e quando uscivamo le prime volte non mi baciava nemmeno. Così fumo molto raramente, quando lui è fuori a giocare a calcetto. Mi piace fumare la sera, quando la città dorme e fuori fa freddo. Ne fumo almeno due, lui non capisce perché mi piace fumare. Aperta la scatola presi il pacchetto di carta bianca e l’accendino giallo, estrassi una Lucky Strike rossa, uscii fuori in balcone e l’accesi. Pausa. Ne presi un’altra. Pausa. Tornai dentro per sedermi e iniziai a leggere il libro dall’inizio. Fine primo capitolo. Nessuna frase sottolineata. Fine secondo capitolo. Ancora nessuna frase sottolineata. Ne presi una terza. La luna era quasi interamente una torta di mele, giusto un paio di fettine erano state falciate. L’aria di quella sera d’aprile era ancora pungente e l’odore misto dei fiori sbocciati si perdeva prima di raggiungere le narici, eppure in studio venivano molti pazienti per la ricomparsa delle allergie stagionali. Lavoro troppo se mi sono dimenticata di aspettare i bocciuoli che si aprono. Ma penso di essere ancora in tempo per cogliere almeno le fioriture tardive e sicuramente la caduta delle foglie in autunno. Forse, dovrei appuntarmi da qualche parte l’inizio dell’autunno, ché altrimenti mi perdo anche quello. Inizio terzo capitolo. Fine terzo capitolo. Al capitolo XV una graffa al lato racchiude questa frase: “L’amore nasce soprattutto dalla spontaneità: è un’improvvisazione. L’amicizia, al contrario, per così dire si costruisce: è un sentimento che avanza con circospezione; è l’egoismo dello spirito, mentre l’amore è l’egoismo del cuore”. Chissà perché l’avevo graffettata a lato. Secondo me è per la questione dell’egoismo delle spirito e del cuore. In effetti sembra un concetto interessante se solo lo capissi. Pagina 240 “Che vuoi, lettore? non si può ridere sempre.” Questa la capisco.