Custode

Prego come gli insetti, ragni, o altro, santuari
nei loro cubi in plexiglass – le hai mai viste certe

mantidi?

La supplica nelle zampe
quando ti lacera il cuore.

Mentre tu, sicuro
di quello che sei sempre stato, come ogni sera riemergi
dal buco grigio di qualche
metropolitana. La tua figura, un’apparizione. Un angelo
custode, un cristo
dalle acque.

Il tuo corpo mortale, corpo di maniche,
giacche,
camicie in velluto scuro il volto
sacro
illuminato dall’Iphone e scritti a penna, o in memoria,
i miei giorni.

Come un germoglio lasciato nel ghiaccio di un davanzale.

Come chi prega, e si aspetta di trovare un tesoro.

Che tu abbia cura
di questo.

Di me.


L’ultimo treno

Lo stomaco stasera
non sto nemmeno a cercarlo – mi limito a spingere, come
tutti, sopra l’ultimo treno.

Dove chiedere scusa, dire
permesso, appare un’impresa
semplicemente assurda.

E maledico il fiato
stanco del mio vicino, le borse
vuote di occhi cravatte
e corpi pigiati, altri

a se stessi non fanno che aprire

allungare distanze.

(…)

Ma tu, dimmi: con il mento di un estraneo dritto
alla gola, costretto

il fiato negli occhi respirane i capelli

– in quale stato il suo odore
trascina la solitudine?

– a quali mani speciali,
ti portano le sue

mani normali.

Non chieste.


A14

Scie di stelle cadute fluorescenti, e già finite, chi sa poi
dove. Pareti
d’universo intere dipinte di luce e subito
lasciate vuote. Lenzuola,
verso il sole,
ad asciugare.

Mentre noi qua giù, distratti
come i nostri gesti discutevamo di bollette
e conti
che non tornano mai – il caffè sul fuoco il nostro mondo
così piccolo.

“Ce l’hai moneta” mi chiedi, ora,
mentre fuori è già buio e la radio
non prende bene, e il led al casello automatico segna
che dobbiamo pagare
per pochi chilometri un euro
e cinquanta centesimi, e le nostre luci

di posizione, altro non sono che lucciole – smarrite,
certo, e poco accorte
per frantumarsi a quel modo – lanciate come dei pazzi, lungo la terza corsia.

(…)

Scorrono totem indiani, nella corsia d’emergenza. Spazi vuoti
come cieli, e mai nessuno
che se li compri.