Tutte le volte

ad Angela Legnini

Quando in lontananza
odo uno scalpitare nervoso
di cavalli,
poi un tremare
di vetri,
e il balzo della terra
soverchia
l’ordine stabilito,
tutte le volte,

penso al terremoto

Invece,
tutte le volte,
è l’onda d’urto
del tuo arrivo,
Angela,
con le tue ali giganti,
buone.


E’ nostra l’allegria

E’ nostra l’allegria
di queste valli
di questi monti,
Norma

Sappiamo tutti i colori
dell’anno

Sappiamo dell’uva e delle ciliegie,
dei larici e delle ginestre,
dei pavoni e delle sorgenti,
delle bacche e del melo selvatico

Sappiamo della pioggia e della neve
e di tutte le cose buone
lungo la strada di Collina di Pondo

E il tuo terrore delle frane.


Come fosse ieri

Ricordo,
come fosse ieri, Graziella

Amavamo
fare la guardia al pagliaio,
sedute o sdraiate sull’erba
in compagnia delle farfalle

Un nonnulla, ci bastava,
per ridere,
anche dello zio,
il giorno del primo passo
dell’uomo sulla luna,
indignato,
perché non era russo

Ricordo
il tintinnio del canneto,
gli anatroccoli,
l’uovo caldo a colazione,

le merende tra gli albicocchi,
i peschi,
i cocomeri
-quanti sfaldati con le mani ! –

le ciliegie,
-autentica bigiotteria! –

Chi l’avrebbe pensato,
allora,
che ci saremmo ritrovate,
quarant’anni dopo,
a fare la guardia
all’Ospedale?

Dobbiamo improvvisare
un contegno

Per il resto,
non è cambiato nulla.