L’arido rifugio

Grondava lentamente sulle sue mani candide e piccole,

immerse nei grandi ricordi

e si confondeva il segno ed il colore di un’aria calda e fresca allo stesso tempo.

Era muto e si muoveva libero attraverso le cose

sommandole e scegliendole in modo distratto incantevole e preciso.

Giocava.

La luce bassa il respiro anche il tempo coperto,

il tempo e noi in corsa.

Astuto riconobbe l’essere che si muoveva sulla mia spalla

forse ragno o formica,

tanto nero che brillava

dentro l’arido rifugio senza stelle ne teorie

solo mani

tante mani gioconde che nascondevano tanto per non far mai più del male e del rumore.


 

 

 

 

Nei sogni l’eternità ascolta

Le metafore e le santità sono dei miracoli fiochi e tiepidi in un tempo che culla il mondo.

E qui tu sei, essere piccolo che mi fai piangere rugiada profumata che trasformi in diamantini lussuosi, visibili per me, luminosi.

Oh tu che sei fuori dai sogni la mia deliziosa grandezza…

Oh tu che balli e rumoreggi su note sensibili e soavi, sonore per me.

Oh tu che non mi lasci cadere nei sogni perché sei l’amore fatto a immagine di stella…

Oh tu che voglio mio, con me, per me, a me, in me.

Ora e mai più averti vicino con il respiro e l’odore che si fondono un tutt’uno,

Come una presenza magnifica, doni felicità,

Tu che mi abbandoni e mi lasci vagare nella già oscurata notte divina.


Il mondo mi viene a trovare

Un’armoniosa serata è apparsa

nel luccichio di un giorno introspettivo fino ad un punto focale,

morto.

In modo indomabile ed impreciso scandisce attimi irreversibili attraverso una gravità che non molla la presa e la fa palpitare…

Salute e libertà in volo su grandiose e misteriose avventure

in un attimo solo disgusto ed indovino allegri arpeggi senza aggiungere fantasie perché non saprei e non vorrei versare nelle direzioni che si espandono ed fuoriescono irrappresentabili dal cubo di una stanza

altro non è che un cumulo di armadi mezzi pieni;

satura ed inconsciamente vuota finiscono con il fondermi a gioie e dolori densamente folli.

Gli attimi sono fatti di ricordi sfuggenti e le simulazioni di equivoci tollerabili

ma che rimangono faticose in un tumulto di immagini ingannevoli quando si ritorna ad essere nella calma e tranquilla ricchezza di vita.

Ormai fingo di interessarmi ai rumori dei materiali dei miei bracciali che indossati non valgono nulla

per me rimangono lustri fermandone l’incomodo uso e procedendo nel sentirmi vagare ed essere piccola in un mondo colorato che al di là della vanità,

senza costanza si lascia andare

e mi viene e trovare.