Era la fine di cinque anni fa
Con l’euforia chi chi già sa
Stanco alla sera salivo le scale
Dietro la porta stavi ad aspettare
Bella e sofferta ma neanche tanto
La decisione di averti accanto
Giro la chiave e gia’ vedo te
La coda danza e vieni da me
Così minuscolo e terribile
Quando all’inizio ti tenevo in braccio
Cinica forbice invisibile
In breve tempo ha reciso ogni laccio
Tutte le notti che il tuo russare
Gli occhi per ore mi spalancava
Aveva voglia Morfeo a bussare
A quella porta che non si apriva
Ma poi l’amore mutò in esame
E svuotai il frigo per ansia e per fame
La pancia gonfia, l’angoscia sul petto
Così il tuo assolo divenne un duetto
Tu testimone di pianti e sorrisi
Tu occhi bassi a vederci infelici
A lamentarci di ciò che non c’era
Io e lei incoscienti di quanto si aveva
Ma quanti attimi che mi hai donato
Aprendo squarci in quel temporale
Sopra l’asfalto, in un parco e su un prato
Eri fratello non più animale
Tutti i dispetti per farti arrabbiare
Nei nostri giochi, sere e mattine
Ma ti sapevi far rispettare
Sempre indomabile fino alla fine
Fin dal momento della colazione
Forse tu furbo ma io più coglione
Bastava un attimo e l’occhio distratto
E mi ficcavi la testa nel piatto
Poi quell’ottobre con lei finiva
E un altra pagina il fuoco lambiva
Per qualche mese ho provato e provato
L’ultimo laccio poi si é spezzato
Ma in ogni foto, ogni video girato
O anche soltanto con la fantasia
Rivedro’ sempre il tuo muso appuntito
Quello nessuno mi porterà via


LA ROSICATA

Miei antichi amori vi voglio parlare
Perché’sto peso non riesco a tenere
Non è mai tardi per tirare fuori
Dal sottosuolo memorie e vecchi ardori
Cinicamente oppure ingenuamente
A fottermi salute e poi la mente
In tutti i modi ci avete provato
A ogni sgambetto mi sono rialzato
Ma al cambio quanto poi vi é convenuto
L’avermi sempre sottovalutato
Da piedistalli di vuota vanità
Che non vi ha dato la felicità
Pensate di essere soltanto voi
Già allora ed oggi col senno di poi
Ad aver perso tempo ed occasioni
Senza sfamare le vostre ambizioni
Io vi ci ho messo su quel piedistallo
Idealizzandovi come dentro un film
Che più che rosa diventava un giallo
Altro che sogni da Barbie e Big Jim
I miei difetti mai ho mascherato
Non ho diplomi di recitazione
A scegliermi nessuno vi ha obbligato
Non mi ha prescritto di certo il dottore
E ora di luce mia voglio brillare
Stanco di essere Luna sarò Sole
Perché nessuna mi potrà cambiare
Con gli ultimatum o le belle parole
Io resto sempre in strada e sui gradoni
Da voi di certo poco frequentati
In mezzo a lacrimogeni e striscioni
Con quella plebe che tanto disprezzate
Con il mio senso pratico da frana
E la mia testa in aria, già si sa
Con qualche anno in più sulla mia schiena
Ma con coerenza, orgoglio ed umiltà


ODE ALLA ROMAGNA

Terra selvaggia
di anarchici culla, e briganti
aspro e ospitale
lo spirito dei tuoi abitanti
grande terrazza
di colli che guardano il mare
nei tuoi mercati
là pulsa il tuo vero sentire
strano pianeta
per noi “patacca” emiliani
che ci accorgiamo
che di noi siete certo più umani
le nostre maschere
con voi sono armi spuntate
e la schiettezza
con quella voi ci disarmate
il tuo entroterra
Repubblica del Sangiovese
più che in Riviera
l’incanto di questo paese
ma in queste righe
nessun voglio discriminare
non se ne abbia
per questo la gente di mare
su queste alture
confine con Marche e Toscana
vigne e castelli
di voi mai il mio occhio si sfama
e vi saluto
“Catolga”, Riccione e Morciano
a questa terra
io grido dal cuore che l’amo
a San Marino
frontiera sul Monte Titano
a questa terra
io grido dal petto che l’amo
e l’Adriatico
accolga il mio canto accorato
tra le sue onde
di un autunno buio e inoltrato
ritorno a Parma
alla mia quotidianità
ma come ogni anno
mai a mani vuote si sa
e le tue grazie
nei tanti miei clic catturate
saran compagne
di tante e ancor tante giornate