Mazzocco Marco

19.09.1963  11.10.1981

Dedicato A… Marco

Il profumo di un autunno appena alle soglie,
la tua carezza sfiora l’aria ed ecco
apparire un sentimento nascosto dal dolore.
Tu, fratello che aspetti l’attimo della
ricongiunzione consapevole del tempo senza frontiere.
Sono trentadue gli anni di una vita
vissuta oltre la vita.
Hai conosciuto le melodie degli angeli e i
colori immacolati dell’essenza Divina.
Ora sai di essere un privilegiato del
Signore, benedici e proteggi i tuoi cari,
dentro il giorno che non conosce la notte.


 

IL MIO CANE

SEI ARRIVATA IN QUESTA CASA E HAI PORTATO UNA VENTATA DAL
SAPORE CIOCCOLATA.
TUTTA NERA COME LA SERA , LA TUA STELLA IN MEZZO AL PETTO DAL
COLOR BIANCO CONFETTO.
A TRE MESI ERI GIA’ QUI’ E CON NOI PASSANO I DI’.
QUINDICI MESI D’ALLEGRIA FAN SCORDAR LA NOSTALGIA.
MANGI E BEVI CON ARDORE E POI DONI TANTO AMORE.
LE TUE COCCOLE PROFUMATE, COME I FIORI COLORATE.
IL CAMMINO CHE AFFRONTIAMO FA SPARIRE IL BUOI DA LONTANO
E CON SINCERITA’ LA VITA NOI VIVIAM.


 

VIAGGIO IN UN FINE SETTIMANA

Ho viaggiato in un fine settimana per mezza Italia in un inverno che lacera la pelle e le ossa.
Ho visto nelle stazioni ferroviarie la vita umana disprezzata dal tempo che inesauribile corre lungo i binari, lì il tempo si è fermato.
Le sale d’attesa delle stazioni sono diventate dormitori dei barboni, luogo comune di tante vite tutte uguali ,rannicchiati sulle sedie,coperti fino alla testa da vestiti cenci,
per molti è stata una scelta di vita per altri un ripiego della povertà.
Nel silenzio della notte la stanza parlava e raccontava della loro inutile esistenza.
Il giorno verrà e porterà di nuovo la sera fatta di povera e incolta vanità, complice la rassegnazione e la voglia di finire il giorno per ritrovarsi tutti insieme e condividere la notte, fatta di stenti a dimostrare al mondo intero la loro inutile sofferenza…
Ho viaggiato in un fine settimana per mezza Italia in un inverno che lacera la pelle e le ossa.
Ho visto nelle stazioni ferroviarie la vita umana abbandonata alla sporcizia e alla fame, tante troppe vite sole e abbandonate al tempo che corre inesorabile, portando sempre la solita alba e il solito tramonto. Forse mi sbaglio, riescono a vedere e immaginare i colori dell’arcobaleno nella loro vita fatta di stenti e abbandono, riescono a trovare amicizia vera nella inesorabile miseria che li circonda e riescono a trovare la libertà in una Italia che diventa sempre più immagine di loro