Lo stupro

Ferma. Sono sempre stata ferma. Il mio corpo è fermo e la mia mente è lontana da esso.
 È arrivato il vento travolgente, freddo, tagliente.
La mia anima sanguina nella mia carne, la mia mente si sgretola nel vento. Ferma, nell’attesa che accadesse, che arrivasse, che si abbattesse dentro me, violando e violentando la mia verità. Bendandomi gli occhi ha calpestato il mio corpo.
Aprendo le mie gambe ha estratto con foga il mio cuore, sporcando la mia concessione pura. Ha sollevato tutto ciò che di calmo era al proprio posto. E adesso non si fermerà più e tutto sarà trasportato nel suo vortice inarrestabile ed ingiustificabile.
Tutto sarà in un posto nuovo e inadatto.
Perderò molto tempo a cercare l’elemento giusto nel posto sbagliato e avrò poco tempo per trovare l’elemento sbagliato nel posto giusto. Ordine in disordine. Io sono il centro. Con le gambe raccolte cerco riparo.
Con le braccia aperte cerco di riprendermi ciò che è mio da sempre.
Ma ciò che mi appartiene da sempre non l’ho mai avuto. Non ci sono cure per le mie piaghe. Non c’è assoluzione per il mio stupro.
Segno il cammino con il mio sangue. Muoio con ciò che mi appartiene.

Kathya West


Sensazione di morte.

Sei arrivata all’improvviso nella quiete più totale, mi hai attraversata e con un brivido freddo e pungente hai offuscato la mia mente.

Sei un momento senza fine, un ultimatum con il tempo, il mio istinto in sincope con la ragione.

Ho salutato i sentimenti, persa nel buio ho sfiorato il nulla senza spiegazione di ciò che sei.
Tutto aveva senso anche l’ultima boccata di fumo della sigaretta della sera.
Ho visto il ‘dopo’ sospeso nei pensieri ed ho imprecato, in silenzio, l’illusione e la speranza.

Ad ogni affronto una lama tagliente aggiungeva squarci profondi e sanguinolenti nella mente. Pensando a lui, il desiderio di un ultimo saluto rifiutai, pensando a lei mi abbandonai.

Spasmodica sensazione, accelerazione di emozioni, adrenalina pura, paura.
Una convivenza interminabile per me

Sig.ra Morte, tu giochi sporco ed io me ne fotto!

Fino a quando mi salvai, mostrandoti il mio coraggio accettai la partita.
Credevo di aver vinto, ma il tuo verdetto arrivò forte e spietato più della tua sfida,

‘Lui è morto’.

Kathya West


Viaggio attraverso la Città Eterna

Camminando, mi accorgo di entrare nella storia, calpestando ogni piccola parte che ad essa appartiene.

Guardo intensamente verso l’alto ed elevo la mia anima ascoltando ciò che ha da raccontarmi.

E’ dare un senso a tutto ciò che mi circonda ad avvolgermi, mi emoziona, mi libera. Si, la Città Eterna, come vorrei fosse eterna la mia anima, eternamente non mutabile nel profondo.

Sembra quasi raccontarmi di un tempo, un tempo mai trascorso nonostante gli eventi, le prese di posizione dell’uomo che tenta di cambiare le cose, di evolverle.

Dentro me la stessa sensazione, la mia anima vibra naturalmente nonostante gli eventi, le persone, i luoghi e le tentate violenze!

E’ ferma lì come un tempo ricercato, un tempo che nessuno riesce a vivere, che nessuno riesce a sostenere perché troppo forte, troppo forte per una struttura così debole.

Mi fondo con lei all’insaputa di tutti, sappiamo cose che sono solo nostre.
Mi parla e sono affascinata, a volte perplessa e per l’imbarazzo sorrido discretamente.

Cosa vuole da me, questo tempo tentatore.

Mi guardo dentro e imparo, questo mi ha sussurrato in un orecchio.

Non aspettero’ mai che tu arrivi all’improvviso perché non sarà mai il momento giusto, ma mi chiamerai con l’istinto che hai! Questo mi e’ stato insegnato.

Non e’ troppo tardi e nemmeno troppo presto.

E’ ora!

Quanto c’è da dare, non so da dove cominciare, a volte prendo alcuni pezzi della mia anima alla rinfusa e li getto alle mie spalle sperando che mi seguano come una calamita , mi piace la mia anima, mi rende orgogliosa il fatto che mi segua.

Oh…città che ti fermi a guardare attraverso il tempo e ne fai uno splendido segreto che solo pochi sanno scoprire.

Grazie.

Grazie per avermi scelta, per avermi resa ancora una volta unica, per essere stata capace di ascoltarmi. Grazie per la tua discrezione.

Mi sconvolge la capacità di adattarti con chiunque e in ogni dove.

Sei nuda, a differenza di quanti dicano, sei complessa fuori, semplice ed intrigante nel profondo.

Mi hai insegnato il senso delle cose, il senso che ognuno cerca di dare e che si aspetta che sia.

Amo il tuo profumo, amo le tue luci, la tua grandezza, il tuo modo di essere importante e allo stesso tempo vera.
Insegnami a camminare attraverso te dolce ed immortale città.

Adoro il tuo modo soffice di entrare nel cuore, di prenderlo delicatamente senza disturbare, quasi viene voglia di dirti: “Resta per favore!”
Dimmi Beata, quanto tempo hai ancora da darmi, da regalarmi?

Sono disposta a restare fra le tue braccia, tra la tua arte sfacciata, a volte, esibizionista, ma mi rassicura tutto questo, credimi!

Prendo ed elaboro la tua essenza, frammenti che si incastrano perfettamente dentro di me, riempiono vuoti che il tempo mi ha dato in affitto.

Sono pronta a restituire ciò che non è mio e sono disposta a prendere ciò che, invece, mi spetta.
 Dove hai custodito tutto questo per me?

Quanto hai lottato per aspettarmi?

Sono qui ora, indimenticabile città.

Sono d’accordo, ci ho pensato, si, alla tua richiesta, ricordi?

Và bene, prendi qualcosa di me, la mia energia vitale che vorrei tu donassi al cavallo alato, lì in alto, impaurito tra le mani degli Dei.

Liberalo! Lascia che voli, donagli il mio potere e quando un giorno sarà passato attraverso i miei sogni, salterò su e ti guarderò dall’alto compiaciuta e soddisfatta di quanto siamo riuscite a fare.
Sarà il nostro segreto, ammirevole ed insormontabile Roma.

Dolce Signora dalle vesti rubate, ho indossato la tua atmosfera quando ho avuto freddo, ho spogliato la mia libertà quando ho avuto caldo.

Si affrettano frenetici a scoprirti, impazziti di sete , senza bussare alle tue porte, senza chiederti permesso.

Sorrido, maliziosamente, al pensiero che mi hai chiamata, al pensiero di essere, per te, privilegiata, provocante più che mai, eterna ed incantevole.
Arriverà il tempo in cui mi chiederanno e parlerò attraverso la tua voce silenziosa, il tempo in cui chiederò consiglio attraverso la tua saggezza.
Vorrei spogliarti del ridicolo che ti buttano addosso in ogni minima parte, ti muovi tra la gente, sfuggente ed infastidita da tutto questo.

Attenderò che tu arrivi a me.

Fidati ancora una volta di chi non arrivava da tempo.

Guardo, osservo e non ho paura di questo!

Entro ed esco e non ho vergogna di questo!

Mi perdo, ma riesco a seguire i sentieri che portano, comunque, a te.
Mi addormento e mi sveglio, piango e sorrido, mi spavento e mi tranquillizzo, mi spingi e poi sei sempre lì a fermarmi innanzi a me, enorme, potente!

Ora cammino attraverso il tempo, bevo dalla tua sorgente.

Soffia da questa parte incantevole Signora dai mille volti, dalle mille voci!
Perché io?

Lasciami tornare te ne prego!

Il mio viaggio è giunto al termine, il mio compito è concluso, mi volto mentre scappo da te e piangi, sono lì nel tempo che fu, mia beata.

Sono lì a contemplarti con la forza della mia anima, mi arrivi al cuore sfiorandolo con tenerezza di una madre al suo bambino che era smarrito. Vado, ma resto.

Velocemente come il treno su cui sto viaggiando, la vita mi schiaffeggia, svegliandomi in ogni momento.

Immagini forti, come il tuo odore vissuto, restano impresse nei miei occhi, la pioggia, tanto da me invocata prima di arrivare fino a te, sono le tue lacrime che mi bagnano, mi rinfrescano, mi purificano e non mi riparo da questo.

Tornando, mi accorgo di rimanere nella storia, sentendo, mia, ogni piccola parte che ad essa appartiene.

Guardo fuori dal finestrino e rientro nella mia anima vivendo ciò che mi ha raccontato.

Kathya West