Voglio ricordarti così ( a mia zia)

Volteggio tra i ricordi
di un tempo andato
Eppure il tempo non va mai
perché è in noi
Si fa presente, pensandolo
E allora ti rivedo
ti risento
ti ho di fronte
Voglio ricordarti così
davanti a quella porta
mentre mi guardi
e mi parli
e io muta
arrabbiata
perché chi soffre
“odia”
Voglio ricordarti così
come una madre
che guarda la sua bambina
e le sorride
mentre lei sputa veleno
pronuncia parole fredde
che sgorgano da un cuore
non arido
non freddo
ma ferito
ferito dalla vita
bisognoso d‟amore
ma che l‟amore respinge
perché pensa di non meritarlo


Ignoro

(poesia dedicata ad un amore virtuale)

Non conosco bocca
che mi dice “ti amo”
ed ignoro voce
che sussurra dolcezze
Eri il mio canto
il mio lido
e l‟approdo
spiaggia assolata
zefiro dolce
vento d‟estate
che scioglie i lamenti
Con te
io volavo
varcavo i confini
in alto danzavo
Non conosco il corpo
che a sé mi stringeva
ed ignoro mano
che guidava i miei passi
Rivivo tutt‟ora
lo strappo violento
ferita profonda
mi insanguina il cuore
La mente traballa…
Lacrime amare
e pianto a dirotto
sotto a un cielo stellato
inerme e accorato


A papa Wojtyla

E così ci lasci
Pian piano vai via
come “tanti” han già fatto
chiamati da Dio
eterno padrone…
Attendi sereno
di entrare nel cielo
non temi la morte
almeno io credo
Ti aspetta la gioia
E intanto ti aggiri
in terra polacca
la mente divaga
ritorni bambino
Ripensi a tuo padre
all‟amata sorella
al vostro rincontro
adesso imminente
Sei forte anche ora
Non getti la spugna
vuoi ancora parlare
ma la morte è vicina
e ti toglie la voce
Un pugno sonoro
dimostra la rabbia
Si è spenta la luce…
E così te ne vai
tra applausi d‟amore
tra pianto sincero
Son tutti con te
i tuoi cari ragazzi
a cui tanto hai parlato
e ai quali hai pensato
nell‟estremo momento.
Ti ho amato anche io
E ti ho visto lottare
durante il tuo “regno”
In terre straniere
hai portato un sorriso
il tuo volto sereno
ha donato la pace
Sei andato da Dio
È il tuo premio lo so
Mi rammarico solo
di non averti incontrato
di non averti parlato
di non averti abbracciato
Ascoltami ora…


Aprirsi alla vita

No, non credo…

Forse pensi di guardarti dentro e venire fuori

come un bimbo che osserva il suo piedino

e poi lo porta in bocca

pensando che sia quello il cibo della vita?

No!

Non può un gabbiano volare lontano

se ha un’ala ferita o se gelida è l’aria…

Guarda! Guarda il presente!

Non odio, non brina, non sangue.

Nessuno pianga voltandosi indietro. E’ tempo prezioso!

Il presente…E’ nostro! Oggi viviamo…

Il futuro ha il colore del Sole. Deve avere il colore del Sole!

Guardati dentro e ora esci…

e saziati, senza freno e senza fretta…

della tua dolorosa, splendida, buia eppur meravigliosa

esistenza

Composta per il Centro studi antropologici di Diamantide, di Presicce (LE)


 

Con gli occhi cervoni

Un bianco divano

accoglie le membra

posate di lato

Una rossa coperta

avvolge l’odore

di pelle distesa

Un’agave ad olio

incornicia la scena

rilassando la mente

L’oblio

negli occhi cervoni…

Sguardi nel vuoto

sentendo parole lontane

vedendo fantasmi

spauriti

che cercano un’esca

nel mondo dell’io

Scacciare le ombre

e far nascere il sole

e l’amore

e il domani

E riprendere la vita

da dove hai lasciato

gettando pastura

ai pesci affamati

e sputandogli addosso

con la rabbia dei vinti

Ma il vinto rinasce

E il mare ora guarda

a testa  alta

con gli occhi

cervoni.


 

Chissà se mi ama

Su ali di fata

si innalza il mio sogno

Ondeggia pian piano

contando al rovescio

poi spicca un bel volo

ed insegue un gabbiano

Lo attornia, lo afferra

gli stringe la coda

gli stacca una piuma

e si acquieta su un ramo

Poi alza lo sguardo

ed osserva le onde

si tuffa nel mare

e ne ingoia tre litri

Mi piace sognare

mi piace volare

e guardare quel sogno

salmastro affogato

che or viaggia contento

e saluta ridendo

Mi piace ascoltare

quel fischio stonato

del treno lontano

che corre nel vuoto

rallenta sereno

e poi parte di nuovo

e si ferma su un prato

prendendo una rosa

e iniziando a sfogliare

m’ama non m’ama…

m’ama non m’ama…


Ho invocato

Ho gridato giustizia

quella umana

e quella divina

Ho cercato

tra “cento”avvocati

Ho invocato

l’aiuto del cielo

mio padre, mia madre, mia zia

e Dio

Ho vissuto ricordi

celati nell’Io

ma non ero da sola

Tremo ancora

a ogni minimo suono

rumore

o voce elevata

Ho rivisto il passato

che ancora mi turba

e confonde i pensieri

di un recente presente

L’avvocato è arrivato

e lavora per me

ma non ama i litigi

Ricorda giustizia

Nel lungo cammino

non ero da sola

Ho sentito vicino

il Papa mio amato

che ha guardato sua “figlia”

e protetta sul capo

L’ho invocato

piangendo

da sotto le coltri

E’ arrivato

Adesso va meglio

ma sono stremata,

con nuovi bagliori

ma un po’ spaventata

Riposo nel letto

e sto in casa

e allento i pensieri

e poi esco

passeggio

E questo mi sia nuovo segno di Vita

(Agli uomini, agli angeli, a Dio e a Papa Giovanni Paolo II)


 

Inizio-fine-inizio

Sembrava finita

Sembra sempre finita

e poi arriva qualcuno

che ti tende una mano

Sei stanca

confusa

ma la cosa peggiore

è che hai perso fiducia

in chi ti vuol bene

chi ti vuole aiutare

nella vita

in te stessa

La vita la ami

e nel buio totale

ritrovi una luce

che ti fa risalire

E poi guardi la gente

con occhi diversi

Sorride

e ti chiedi perché

E’ confusa

e ti chiedi perché

E’ presente

e ti accorgi

che ora nessuno

prova rabbia per te.


Non penso niente

Silenzi

Sanno di vuoto

Nessuna risposta

I sogni che vanno

Ogni fine è un nuovo inizio

Di cosa?

Sola

in questa stanza

Una voce di là

col gatto che dorme

Mi chiedo

se quella

è l’ultima voce

E poi

Che sarà

Il vuoto?

O nuove risposte

e risate

e calde parole?