Solitudine

Strade deserte, fredde
case cadenti, spettrali
resti di una città distrutta
cammini lentamente e i tuoi passi risuonano uno dopo l’altro
come il “tic tac” di una vecchi pendola
e ad ogni passo ti rendi conto come tutto questo non sia che solitudine
la tua solitudine.


 

Notte

La notte gioca strani scherzi alla mente
dormire
immergersi in mondi reali
ma inesistenti
sensazioni tangibili
dolcezza, complicità
un’atmosfera ovattata di indicibile tenerezza
sublimazione totale
poi la luce filtra sotto le ciglia chiuse
cerchi disperatamente di trattenere quell’atmosfera
di rimanere in quel mondo che lentamente
sfuma
lasciando una sensazione di vuoto
incolmabile
E ricomincia la solita vita


 

Un giorno per noi

Vorrei un giorno per noi
un giorno intero
senza vincoli di tempo, senza crisi di coscienza
un giorno per noi
a prenderci un po’ in giro e un po’ essere seri
a raccontar bugie e dirci verità
un giorno solo nostro
col sole sulla pelle
vorrei un giorno per noi ma poi
un giorno solo ci basterebbe ?


 

Mancanza

Una lama sottile trafigge il mio cuore
un dolore tenace annebbia la mia mente
mi manchi
mi manca la tua voce
mi manca il tuo viso
so di sbagliare ma ho voglia di vederti
di toccarti
di baciarti
senza fretta, senza intrusi
solo noi
per un volta
soltanto noi.


 

Il mio compito

Percorro la strada di ogni giorno e incrocio un viso noto,
invecchiato rispetto ai ricordi,
improvvisamente sono consapevole del tempo trascorso
una serie di flash back mi riporta indietro
mi rivedo bambina litigare con le amiche
ragazza dare i primi baci,
ecco oggi mi sposo, nascono i miei stupendi bambini.
Momenti di gioia si alternano a periodi di dolore
vedo amici che non ci sono più,
la nostra generazione ha iniziato troppo presto a morire,
Il tempo non ha più regole, decenni trascorrono in un attimo
e io mi sento stanca
ho vissuto questa parte della mia vita cercando di costruire qualcosa di importante
ho lottato e sofferto
ho gioito a volte
vorrei riposare
ma una nuova generazione richiede la mia attenzione e non ho ancora lasciato il segno come volevo
Il mio compito non è ancora finito
Il compito non è mai finito.


 

Ogni giorno osservava  il cielo e il mare sperando di vedere arrivare un mezzo che la riportasse alla civiltà, a casa, era tornata al suo paese natale a trovare i genitori e contava di rimanere qualche giorno, ma poi era successo il finimondo e aveva perso i contatti con il pianeta dove viveva con il marito; anzi per essere precisi aveva perso i contatti con qualsiasi pianeta, l’ultima immagine che aveva della vita prima del disastro era il viso sorridente di Llyr mente la salutava dicendo :   “torna presto, mi mancherai”   erano trascorsi 8 anni.

Quel mattina Maeve si era alzata prestissimo, destata da una sensazione di aspettativa che non riusciva a scacciare. Non appena la sentì muovere Logan sollevò il muso, il vecchio cane non la perdeva mai di vista e il suo sguardo formulò una domanda silenziosa.

“Vieni vecchio amico, sento che oggi accadrà qualcosa, andiamo a respirare l’alba e speriamo”

Il vento proveniente dal mare faceva danzare i lunghi capelli neri della ragazza sferzando il viso perfetto esaltato da seducenti e profondi occhi viola, le onde si infrangevano spumeggianti sugli scogli e Maeve si  strinse nel mantello colta da un brivido, Logan le trotterellava accanto come un’ombra protettiva.

Il riflesso del sole nascente colpì un angolo di roccia sabbiosa facendone scaturire un bagliore malvaceo, incuriosita Maeve lo raggiunse e inginocchiatasi scopri, ai piedi della roccia, un pietra trasparente che colpita dalla luce emanava riflessi policromi.

Ristette timorosa osservando il cangiare dei colori mentre Logan annusava all’intorno incuriosito, superato il momento di incertezza prese in mano la pietra e l’osservò assumere una tonalità più intensa e pulsante, sembrava viva e tiepida al tatto. Si incantò fissando il movimento ipnotico nel cuore della gemma e nel suo cuore si fece strada la speranza di essersi imbattuta in una pietra di comunicazione o meglio ancora in una porta di transito.

Improvvisamente si sentì catturare in un vortice multicolore, le sembrava di precipitare attraverso una cacofonia di suoni e colori, in lontananza l’abbaiare di Logan si tramutò in uggiolio…. poi  silenzio.

Le dita affusolate si muovevano velocemente sulla tastiera del computer, l’ombra sul muro rifletteva la snella figura del giovane, tesa verso il tavolo nella penombra della stanza illuminata solo da una candela.

Llyr era inquieto, ancora una volta aveva messo in funzione la pietra di comunicazione sperando in un contatto, era l’ottava ora dell’ottavo giorno dell’ottavo mese dell’anno 8 dell’Era Nuova.

Quella notte aveva nuovamente sognato Maeve, non poteva fallire ancora, il pianeta dei suoi genitori era stato il più colpito dal cataclisma ma contro ogni logica lui era certo che sua moglie fosse ancora viva.

Prima del disastro era attiva una rete di collegamento che tramite pietre matrici generava schermi olografici attraverso i quali era possibile comunicare da un pianeta all’altro in tutta la galassia,  per mezzo di un computer centrale il pianeta governante monitorava continuamente i contatti in corso per intervenire tempestivamente in caso di guasti.

Gli spostamenti da un luogo all’altro avvenivano utilizzando il magnetismo creato da reticoli metallici che correvano sotto l’asfalto attraverso tutte le città,  sospese a 10 cm dal terreno scivolavano tavole tipo quelle da surf, utilizzate principalmente dai giovani, auto e convogli multipli non inquinanti.

La vita scorreva tranquilla e organizzata, il governo era affidato al pianeta centrale che controllava tutta la galassia in armonia e accordo con i reggenti dei vari pianeti, finalmente in tutto l’universo regnava la pace, purtroppo però i danni fatti in passato dall’uomo agli ecosistemi e i detriti che ancora vagavano nello spazio avevano improvvisamente generato un’implosione che partendo da alcuni pianeti più degenerati aveva creato un’onda d’urto che si era propagata in tutta la galassia travolgendo ogni cosa e mandato in tilt ogni collegamento.

Alcuni pianeti erano stati completamente rasi al suolo e anche quelli più lontani dall’epicentro del disastro avevano subito danni incalcolabili e perdite incolmabili, i sopravvissuti stavano ovunque cercando faticosamente di ricostruire le città che al momento, lontane dal vecchio aspetto tecnologico, assomigliavano ad arcaici villaggi.

Sul pianeta sede del governo rimanevano in piedi alcune infrastrutture, si erano salvati alcuni computer nella sala di controllo centrale ma si riusciva ad attivarli solamente per brevi momenti evitando qualsiasi altro dispendio di energia, poi anche i generatori manuali perdevano potenza e si ripiombava nel buio.

Llyr sapeva di avere poco tempo per l’ennesimo tentativo, probabilmente l’ultima possibilità, rivolse al cielo una muta preghiera e spinse alcuni tasti, la sua tenacia venne premiata, sullo schermo apparve il bellissimo viso di Maeve che guardava con un’espressione perplessa e speranzosa, l’emozione fu talmente forte che pensò gli si fosse fermato il cuore, per un attimo rimase incredulo a contemplare l’amato volto poi si riscosse e digitò velocemente sulla tastiera la combinazione di recupero attraverso la porta di transito.

Il cane le dava colpetti con il muso per svegliarla, Maeve si riscosse sentendo sul viso la lingua umida di Logan, aprì gli occhi e pensò di stare ancora sognando perché vide, sospeso sul suo, il viso di Llyr che l’osservava, la sua espressione tradiva un misto di apprensione e incredulità e una gioia immensa.

Si tennero stretti a lungo felici e riconoscenti mentre Logan saltava loro intorno impazzito di felicità, adesso che si erano ritrovati nulla faceva più paura, con l’aiuto degli altri sopravvissuti avrebbero intrapreso la lenta opera di ricostruzione dando vita ad un mondo nuovo che tenesse conto degli errori commessi e avrebbero trasmesso ai loro figli un messaggio di monito per le generazioni future affinché, come la mitica fenice, dalle ceneri del disastro risorgesse un universo pulito pacifico e imperituro.