Poesie
A mia nipote…
Ti regalo la Luna per cullarti la notte
Ti regalo il Sole che illumini il tuo cammino
Ti regalo il mondo perché tu possa aggiustarlo
Ti regalo tutto il mio tempo…
quello che non ho saputo dare al tuo papà.
Ti dono il mio sguardo complice,
per nascondere le marachelle
Ti porgo le mie mani quando barcolli
Mi basta il tuo sorriso per dimenticare le mie pene
Mi basta il tuo sguardo per sentirmi felice, perché:
Ogni cosa che ho fatto ora è tua,
Ogni lacrima versata,
Ogni desiderio sprecato non han piu’ senso.
Ti regalo il mio cuore
Sarà sempre un posto sicuro per te.
Ti regalo il mio amore.
La tua nonna…
Del mio lavoro
Era un cencio, un pezzo di pezza buttato in un sacchetto.
Senza vita, senza speranza…
La presi, la guardai e..
Come un petalo di fiore con tocco dolce ma sicuro
Iniziai a darle vita…
Collo… Polsi… Dolcemente ma con fermezza,
con una mano, una carezza e con l’altra una ferrata,
Decisiva per riaprire quelle trame senza memoria…
E così, con armonia e passione…
Non importa se si è stanchi
La meta è renderla come nuova… meglio di nuova.
Un metro quadrato di tessuto pregiato
O di uno recuperato con il riciclo… che importa…
bianca, nera, rossa o di mille colori
la giri, segui le cuciture, la trama, le piences
che le donano garbo e grazia.
Sembra quasi che sorride mentre le ridai forma.
È come un’opera d’arte…
Ecco… l’ultimo ritocco ed è bellissima.
Può trasformare un barbone in principe
Un’ uomo diventa irresistibile
se lei ha compostezza e grazia…
Un bell’ attaccapanni con spalline larghe
per farla sentire unica.
Ed ora l’ammiro, la osservo mentre spadroneggia in vetrina
Aspettando di essere indossata con orgoglio.
Lasciami
Non lasciarmi le parole a metà
Non lasciare che io possa immaginare la realtà
Non permettere che io dubiti dei tuoi gesti
Non mostrarti sincero manifestando l’inganno
Non mentire l’evidenza
Lascia che la mia fantasia mi coccoli
Lascia che il dubbio mi sazi
Lasciami stancarmi di te
Lascia che io ti lasci.
Anime
Passano lente lasciando un alone di luce
In fila indiana come lunghe candele
Il passo uguale
Mi passano accanto ed io le guardo
mentre sdraiata attendo il sonno
Ruotano il viso verso di me, mi guardano e mi sorridono
Senza indugiare il passo lento,
senza scomporsi, con grazia, unica bellezza
dove c’erano muri ora ci sono varchi
Da dove entrano e in un altro escono.
Pace e benessere è quello che sento.
Occhi profondi che non scorderò
Sembra mi vogliano dire qualcosa
Disagio, forse paura.
Ma io sono sveglia, ancora.
Apro gli occhi e nella stanza solo il buio.
Future generazioni
Bimbi,
Dagli occhi vuoti non sanno un perché,
tristi e doloranti.
Terminali, orfani, abbandonati, seviziati.
bimbi, reduci dal consumismo, del benessere,
dalla pazzia dei padri, dalla politica, dalla religione.
Bimbi che hanno mille perché ma non sanno a chi chiedere.
Quelli che saranno uomini e donne insoddisfatti dalla vita.
E poi…
Bimbi nolenti con occhi grandi ed espressivi
Bimbi curiosi
Bimbi sereni, con solide radici
Sono i bimbi che faranno un futuro.
Bisogna istruirli al bene, al sano, al bello,
al giusto per avere, forse domani,
un mondo meraviglioso.
Consapevolezza
È mentre chiudo gli occhi che penso a ieri
Gli errori che poi ti portano ad essere ciò che sei
Non si cambia quel che è stato
E inesorabilmente,
il domani non lsia può programmare.
Sono i sogni, i desideri,
che ti fanno rischiare
non smettere di sognare, mai.
Neppure nella consapevolezza di poter sbagliare.
Sogni
Ti prendono per mano.
Ti portano a lunghi pensieri
Immagini di essere e di poter fare.
Ti senti invincibile.
Sopra un monte che domini il mondo
…. Fantasie….
Prendete la mia mente, il mio corpo, il mio ego
Innalzatelo per farmi sentire unica.
È nella mia fantasia
che sprigiono le piu’ assurde fantasie.
E, fantasticando, mi sento stupendamente viva
E soltanto credendomi realizzerò i miei sogni.
Come i Gafir
Dominano il panorama.
Sempre li, fermi.
Come vecchie comari che spiano.
Un posto sicuro per gli uccelli migratori,
ora, che han smesso di fumare
emanando, ugualmente, odori acre.
D’inverno sembrano vecchi
con la pipa che, seduti sulle panchine dei parchi
Brontolano tra politica e calcio.
In fila indiana,
impettiti,
come sentinelle al buio in cimacastello Come
Come i Gafir al cospetto del defunto faraone
Ogni tanto un riverbero di sole
ma solo su alcuni, quelli di nuova generazione
Comignoli antichi, con fascino autunnale,
e di campagna, che lasciano nell’aria
odori di legna e di foglie fumanti.
Domenica
Che bella la domenica invernale
Il sole celato da nubi
E il picchiettio della pioggia.
Vetri con alone di calore.
Dalla cucina il profumo del sugo della nonna,
dell’arrosto e delle patatine fritte che impregnano
anche gli abiti.
Respirando assapori gusti che già conosci
E che non lasceresti mai.
Sono profumi che fanno affiorare i ricordi d’infanzia
Di quando, con le sorelle, giocavi spensierata.
Mentre gli odori, in silenzio, prendono latua e mente
e che ora ricordi per questo.
Profumi di fame.
Qualcuno passa e ruba da un piatto un assaggio,
è come un gioco per compiacere la cuoca e
dà serenità alla famiglia.
Poi, il grande rito.
Tutti vicini, uno accanto all’altro, seduti composti
Come vuole la mamma.
figli , nipoti, mariti, mogli,
la famiglia della domenica.