Arrivano

Tu, anima lieve,
impegnata a scansare chi non ritieni affine al tuo sentire.
Tu, nella latente fragilità,
timorosa che il disincanto del mondo ti rapisca.
Chiudi gli occhi e loro arrivano, le soddisfazioni.
Ti travolgono come un fiume in piena,
ti sorprendono con la delicatezza di una carezza appena percepita,
ti attraversano come un torrente di acqua gelida ma rigenerante.
Quel rehab a lungo inseguito che adesso insegue te.
A volte arrivano, in una giornata cupa,
dove il cielo è coperto da un multistrato di nuvole grigie,
della stessa densità del tuo sangue e delle tue parole,
che fan fatica a risalire in superficie,
che fanno a pugni tra loro e con l’universo tutto intorno.
A volte arrivano e il tuo sangue e le tue parole insieme scorrono
con la forza prorompente di una pioggia torrenziale,
purificatrice, quasi catartica.
Accade velocemente.
Forse non eri visionaria.
Quando hai imparato a difenderti da quel microcosmo bloccato nella sua inettitudine?
Quando hai imparato a scappare dal contagioso perbenismo dilagante?
Applauso.


Corri

Vizi e capricci amici d’infanzia
avvallati e alimentati
mentre ci consumano,
braccati dal vortice convulso
del consumismo delle idee.
Luci al neon blu, verdi, blu.
I nostri occhi sono ciechi.
Quanti anni hai?
Su questo tappeto sudicio scorgo il mondo e le sue insenature,
quelle che solo la notte svela nella loro autentica originalità.
La bussola non segna il confine. Tra realtà e finzione. Perduti.
I denti stridono e soffocano le lingue.
Non c’è lotta, non esistono vinti né vincitori.
Inettitudine.
Nodi in gola e grumi
nel tuo dolce amaro
a base di veleno.
Inghiotti.
Che sapore ha?
Corri instancabilmente.
Forse ti inseguono.
Fuggi
mosso da istinti rivoluzionari,
corroso dai “no” abdicatari.
Si illumina una miccia
che ci cuoce a fuoco lento.
Aspettiamo l’odore delle primavere,
illudendoci che tra le tante si dimostrino più vere.
Non è la volta giusta – ci suggeriscono a distanza,
cullandosi della rassegnazione che in testa ci risuona.
Vani tentativi di incasellamento.
Ogni cosa si dissolve come ghiaccio bollente.


Malfunzionamenti

Nessuno ce l’ha insegnato.
Forse qualcuno ci ha tentato, inevitabilmente fallendo.
Forse eravamo troppo stupidi, forse eravamo troppo soli,
e adesso che non lo siamo più, né stupidi né soli,
pagheremmo fiumi di oro, argento e alcol
a quel viandante coraggioso che ci provò.
Dimmi cosa fare –
Tra apatia e sintonia, contagiami e curami,
con quei baci che sanno di qualcosa di più,
di amore e dolcezza, di desiderio e sincerità.
Dimmi dove andare –
A volte esagero, poi torno indietro.
Pentimenti. Sentimenti.
Una matassa da sbrogliare ci sorprende impreparati
nella paralisi del decostruttivismo postmoderno,
alla ricerca di scosse e di input, di scariche elettriche e spinte invisibili.
Benvenuti nel secolo delle illusioni,
delle luci troppo fioche, delle lampade a risparmio energetico,
delle reti senza fili e degli uomini senza palle.
Benvenuti nell’epoca delle rinunce,
delle briciole, che non saziano e aprono una voragine nello stomaco,
delle menzogne, delle frasi a metà,
delle bugie a fin di bene e dei bisogni repressi.
Benvenuti nella società delle frasi sterili,
dei botta e risposta e dei mordi e fuggi,
dei fraintendimenti eterni e dei chiarimenti a termine,
delle verità fittizie e dei desideri nascosti, celati, dietro un velo rosso rubino.
Tu a che mondo appartieni?