Armonia di concerti

Cerco di cogliere sempre,
il primo mattino,
i palpiti della natura
nei petali schiusi di un fiore
anelante verso i raggi del sole;
disteso sull’erba,
avverto il respiro
di un mondo segreto:
piccole radici s’intrecciano
sino alle foglioline più verdi,
destinate a cedere sotto il peso
di un’orma insensibile
all’armonia di concerti
che si propaga nell’aria
in un religioso silenzio,
tempio del cosmo,
sorto per non esser profanato
dal piede dell’uomo.

Uno scoiattolo salta leggero
sul verde del manto,
rispettoso del suo silenzio,
dei fili d’erba rivolti in alto
per invocare la pioggia o il sole,
gli gira intorno da buon vicino,
chiedendo uno sguardo d’amore
per sé, la natura, il creato,
caduto sotto il dominio
di una ragione che non conosce
le leggi scritte nel momento
della creazione, volendo essere lei
padrona dell’universo.


Diaframma di luce

Figlia del sole,
dammi un po’ della tua luce
e del tuo candore
e mi farai più lieto.

Non penetrar nella mia pelle
a fuoco vivo: mi appagano
il bruzzolo sul mare,
il suo fulgor d’argento
e le carezze dei raggi
del primo mattino
e quando il giallo s’insedierà
nel cielo, eviterò il suo bagliore
e mi ritirerò tra gli alberi,
sui monti, come la vergine
del mito, e attenderò il tramonto,
finché il tenue lume
della pallida luna
non mi darà i suoi baci,
testimoni Celeno e le sei sorelle.


La danza dell’anima

Danzi, fanciulla, a piedi nudi,
sul legno caldo del pavimento,
riveli il possesso di una forza
di donna, irrefrenabile e costante
se sostenuta dal dolce suono
della cetra di Orfeo, capace,
con la lira, di ammansire le belve.

Attonita sempre, quando le corde
del legno non assecondano i moti
del corpo, anch’essi stupiti
come gli avidi sguardi dei presenti,
convenuti per assistere
a un saggio della tua bravura,
effondi i doni di un’arte sacra,
in cui appari maestra.

Non ascolti gli encomi,
ma solo le note dell’arpa
che riescon graditi all’anima tua,
protagonista passiva di eventi
di cui, perdente per virtù di Cupido,
cerchi di mascherare tutto il tuo intimo
con le movenze del corpo, rimanendo
sola in mezzo alle ferite del cuore,
avendo nella danza un impulso
a esercitare il dono di un fisico
aggraziato, che ti concesse natura
in cambio delle tue sofferenze.

Tu ballerina puoi tanto.

Noi, incapaci di trovare un sollievo
ai nostri miseri affanni, viviamo
della tua arte, spettatori attenti
e passivi di un duro destino,
spada di Damocle sospesa
ad un filo sulle nostre umili menti.