ALLO SPECCHIO

Ed eccoti lì
ancora una volta a scrivere parole senza senso
parole vane e vuote,
ma colme del tuo dolore
della tua solitudine
della tua sofferenza.
Guardandoti allo specchio
non puoi non accorgerti della sofferenza
riflessa nei tuoi occhi,
di quella stessa sofferenza che all’inizio ti ha donato forza e coraggio
e che ora te ne priva miseramente
riducendoti a uno straccio.

Non vuoi essere odiata per questo
Non vuoi essere commiserata per non avercela fatta
Non vuoi essere considerata malata
Semplicemente, non vuoi essere considerata affatto.
Rimani immobile davanti allo specchio
cercando di contemplare la tua anima,
ma se ne sta lentamente svanendo
insieme alle lacrime che sgorgano dai tuoi profondi occhi blu.

La tua anima è svanita per sempre.
Tristezza e odio ti pervadono
e le lacrime continuano per questo tuo odio
incontrollabile
irrefrenabile…
La vita non ti interessa
Non ti è mai interessata
e quando ti guardi allo specchio
hai un solo e semplice pensiero:
“ Perché la vita si interessa di me?
Io non sono nessuno,
non sono che un misero essere
con l’odio per lei…
allora perché si interessa di me?”

E allora non vedi che il buio
non senti che i tuoi urli soffocati da due dita.
Non vedi più niente
rimani accecata da un’immagine riflessa allo specchio
e il fondo bianco di un pozzo ingordo
accoglie dolcemente la tua anima,
ma strazia lentamente il tuo cuore.


NON È UNA POESIA

È curioso come la tensione, le preoccupazioni, i dispiaceri, la rabbia, il tormento, le delusioni riescano a stare nascosti dentro di noi fino a che non tocchiamo il cuscino.
Lacrime amare che sgorgano continue e accompagnano la notte fino al mattino…
lavate le angosce, pulite il tormento…
concedete a un cuore infranto il suo lieto evento.
Nulla è più vile di un amore dato per scherzo.
Di un amore fasullo, che si cela dietro alla maschera dello schernimento.
Ancora più vile è mascherare la verità con false bugie, nasconderla dietro un velo di parole menzognere, volte a operar di convinzione, a celar il vero amore dietro maschere di storie.
Vile è colui che mente sull’amore.
Vile è colui che decanta parole vere e le ritira poi con una lama al cuore.
Vile è colui che provoca le gocce del tormento e del dolore, facendo palpitare ancora il cuore.


LA BAMBINA E IL CORVO

C’era una volta una bambina come tante, in un paesino come tanti, eppure si distingueva dalla massa.
Si distingueva per il colorito della sua pelle, bianco come l’ebano.
Si distingueva per la sua camminata timida e un po’ goffa.
Le persone la schernivano per i suoi capelli neri come la pece, ritenendo il nero il colore del demonio.
Ogni posto dove andava, sembrava non fatto per lei. Si sentiva sempre fuori posto, come un uccellino in mezzo a uno stormo di corvi. Così decise di nascondersi.
Cominciò a camminare per le vie della piccola contrada dove viveva e, infine, giunse in un angolo la cui esistenza le era sconosciuta. Lì vi era un piccolo castello di mattoni rossi grazzi, uno di quei castelli piccoli, costruiti per ospitare dei bambini o dei nani. Scrutandolo titubante, decise di entrarvi e, una volta dentro, trovò quello che cercava: un nascondiglio dal mondo crudele dove aveva vissuto fin’ora.
Cominciò a vivere lì dentro. Era uno spazietto piccolo, ma era fornito di tutto il ncessario per poter sopravvivere. Un giorno uscì, inoltrandosi nel bosco per raccogliere qualcosa da mangiare. Quando tornò al suo rifugio, vi trovò dentro una bambina che le somigliava tanto.
Stessi lineamenti goffi, stesso colore dei capelli, stessa espressione desolata in viso…
Decise di avvicinarlesi e cominciò a parlarle.
L’altra bambina, all’inizio, si limitò a sorriderle timidamente, ma quando la prima bambina condivise con lei parte della frutta raccolta, l’altra bambina si lasciò andare e tra le due nacque una bella amicizia, fatta di complicità, gentilezze e sostegno morale.
Vissero loro due per un po’ di tempo, la prima bambina si affezionava all’amica giorno dopo giorno, ma un dì funesto, un brutto corvo mandato dai cittadini cattivi si recò al cestello di mattoni e vi trovò l’altra bambina, da sola. Le si avvicinò e cominciò a raccontarle brutte cose sulla bambina che viveva in quella fortezza; storie cattive, false, bugie incantatorie. L’altra bambina si spaventò a sentire quelle storie così agghiaccianti, così, quandò la prima bambina tornò dalla caccia, l’altra bambina cominciò a urlare contro di lei quanto fosse vile e cattiva in realtà, che l’aveva presa in giro per tutto quel tempo e che si era approfittata di lei. La prima bambina ci rimase così male che le urlò contro a sua volta, accusando la seconda bambina di stare mentendo, di stare esagerando e che lei le voleva davvero bene.
L’altra bambina però non voleva sentire ragioni. Così, la spintonò, facendola cadere a terra e scappò via, insieme al corvo cattivo che le faceva da strada.
La prima bambina rimase a piangere, dispiaciuta e ferita, per sette lunghissimi e interminabili giorni.
L’altra bambina le aveva causato talmente tanto dolore che per quei lunghissimi e interminabili giorni non andò nemmeno a raccogliere da mangiare. Lentamente, si stava lasciando morire. L’ottavo giorno, però, passò di lì un cacciatore che, a sentire i suoi singhiozzi, si avvicinò al castello di mattoni e, vedendola in quelle condizioni, le chiese il motivo per cui piangesse e si addolorasse così tanto.
La bambina cominciò lentamente a raccontare al cacciatore l’accaduto e, quest’ultimo la consolò con parole dolci e gentili. La bambina diede fiducia al cacciatore che, da quel giorno, si prese cura di lei.
Passò il tempo e la bambina divenne più grande. Il cacciatore e lei continuavano a vivere nel castello di mattoni, insieme, ma l’avevano ingrandito, modificandolo in una casetta ospitare e arredata molto meglio di prima.
Un giorno, mentre la prima bambina era sola in casa, intenta a cucinare della minestra di barbabietole, qualcuno bussò alla porta.
Quella particolare usanza non era solita in quella casa, dato che ci vivevano solo il cacciatore e la bambina, perciò, quest’ultima, andò a vedere chi si celasse dietro la porta. Aprendola, riconobbe un viso familiare e si accorse di avere davanti a sé la seconda bambina, quella che l’aveva abbandonata anni prima.
Quando la seconda bambina si vide la prima bambina comparire davanti, scoppiò in lacrime, piangendo di essersi sbagliata sul suo conto, che il corvo l’aveva ingannata e le aveva mentito, che era dispiaciuta e che le mancava tanto.
La prima bambina rimase di sasso. A vedere l’altra bambina comportarsi così, non sapeva proprio cosa fare.
In quel mentre fu di ritorno il cacciatore che subito si portò di fianco alla prima bambina per proteggerla. Lei gli spiegò l’accaduto e chi fosse la ragazza che avevano davanti e gli chiese quindi consiglio su cosa fosse meglio fare.
Il cacciatore guardò la piccola ragazzina con cui aveva vissuto in quegli ultimi anni. Le posò una mano sul petto e disse sorridendole affettuosamente: “segui il tuo cuore. Lui sa sempre cosa fare”.
La bambina spostò, allora, lo sguardo sull’altra bambina. La guardò per qualche secondo e scoppiò in lacrime.

THE END