‘L’Amore Carnefice’

I suoi occhi non potevano immaginare. Eri lì quel giorno. Avevi cinque anni.Ti sorrideva e la sua voce languida e persuasiva ti ha convinto alle tue carezze, al suo pugnale. Quanti lividi dentro e tu gridavi ma nessuno sentiva. ‘Grida’ ti diceva mentre tu ubbidivi come un cane al macello. Rannicchiato nel tuo lettino adesso fissi il vuoto. Chi era…? Cosa voleva? Carezze, lame, dolcezze, paura, tristezza. Eri solo, quel giorno dentro il tuo letto.. avevi cent’anni. Quel bambino fantasma, l’orribile figura, l’immagine del gigante che rubava l’anima senza pietà nè vergogna. Lo chiamava amore. Che atroce parola è mai questa?!
Era solo quel giorno, la sedia era vuota, la corda urlava al suolo. Avevi vent’anni quel giorno, erano mille quando tua mamma apre la porta della stanza e tu sei lì, il collo spezzato, la sedia caduta, la fune legata, il lampadario, la stanza, il letto, l’uomo, l’amore carnefice.


“Scendo dalla giostra”

La notte sognavo di stare a braccia aperte per volare. Scappavo, correvo, mi nascondevo e di colpo mi trovavo lontano in un luogo sconosciuto, in un altra vita, una vita che volevo e ridevo e amavo.
I ricordi qualche volta fanno male, anche quelli che ti hanno fatto bene, quelli che mentre tu ci credi, loro se ne vanno via perchè tutto va via.
È un percorso la vita, devi cogliere quello che c’è e lasciare ciò che non è. Quante cose non sono state, tante e se ne sono andate al primo soffio di vento. Ricordo che il tempo passava e le cose, le case, la gente, cambiava… cambiava vestito, cambiava auto, cambiava casa, cambiava strada, faccia, cuore. Quante volte avrei voluto prendere quel treno anch’ io, partire, fare un viaggio, magari all’estero dove nessuno ti conosce o ti capisce. Ma si! Tanto nessuno ti capisce nemmeno quando ti spiegavi.
Si! Parto! Vado via! Lontano da tutti. Lontano da occhi senza cuore e da cuori senza occhi. Magari oggi lo faccio, salto dalla giostra e vado su una nuvola anche se c’è un temporale. Adoro il temporale, copre tutto il silenzio del mondo che urla e del mio cuore che tace.
Leggo quello che scrivo e mi domando quasi ridendo, mentre sposto quella fastidiosa lacrima dagli occhi: <<Perchè gli artisti sembrano tutti un po’ pazzi?>> Forse perché hanno il coraggio di vivere le cose che hanno dentro. Tutti applaudono, senza capire.
Belli gli artisti: Gli artisti di strada, di vita, di cuore, di follie, di magie. Lui è ogni forma e colore e più d’ogni altro ama la vita e vive, la dipinge come gli pare, come la immagina, come la sogna e tutti gli altri non sono che logori spettatori!


“Memorie”

Il vento asciugava la biancheria che mia madre stendeva al sole, io scendevo a giocare con le mie amiche mentre lei mi guardava dalla terrazza e con la mano si toccava i capelli ed i lividi. Mi cercava con gli occhi consumati. Fu l’ultima volta che la vidi. Lei era bella, profumava di gelsomino e fiori di campo. Il suo sorriso, dolce arma dell’anima era tutto ciò che possedeva. Io, scendo le scale di pietra, la cartella è piena di memorie, storie finite, matematiche irrisolte, scritti ad inchiostro blu.
La mattina colorata dal mio latte e caffè prometteva grandi cose, cose vicine e irraggiungibili. Era tutta una grande danza, una speranza, anche gli uccelli cinguettavano felici ed il prato luccicava di sole, il mare d’erba profumava.
C’era sempre lo stesso amico a farmi battere il cuore, finché un giorno qualcuno mi rapì e non lo rividi più.
Percorrendo le strade, la vita ci porta via e non trovavo più i colori, ma riconosci gli odori e rivedi come un film riavvolto all’indietro i momenti migliori perchè i dolori sono andati.
Dietro le persiane di casa mia scorreva la vita e io a sorreggere i sogni, brezza fiorita dei miei lontani desideri, ma
quando questa maestra si sarebbe accorta di me pallida, indifesa, essere irrisolto?
Quando questa, ti ha insegnato tutto e tu vai al centro per comprare un pezzetto di cosa?
Solamente quando tutto è trascorso e le tue memorie sono cadaveri accartocciati, gettati in mezzo alla via che non puoi più riciclare.