L’Eternauta

Io sono l’Eternauta, viaggiatore indomito del tempo.
Molte vite ho vissuto ma sempre ritorno, insaziabile e avido
di quell’ardente stupore, pari a quello che pervade anima e corpo
al rivelarsi di un nuovo amore.
Le mie memorie si perdono nella notte dei tempi,
quando, nelle caverne oscure, davanti a un focolare,
il bagliore di un lampo o il chiarore di una stella
incantavano il mio cuore.
Soli e lune ho visto nascere, ho visto mondi crescere e sparire,
l’intelligenza dell’uomo erigersi a padrona dell’Universo
per poi annichilirsi in uno squallido pallore, vinta
dalla potenza di un creato cui nessun limite può essere dato.
Forse lassù qualcuno legge nella mia anima
e, nell’aria rarefatta, le mie preghiere
si trasformano in stelle lucenti,
che racchiudono i miei sogni e li portano nell’infinito,
affinché possano divenire realtà.
Ma sono io l’attore della mia vita, io penso, io dico, io faccio,
io prego, impreco e accetto, io cammino in un sentiero
in cui gli ostacoli sono le mie paure
e i traguardi sono i miei desideri realizzati.
Rido, rido, rido e piango perché mi sento solo e stanco,
la luna mi guarda e sorride, mentre
la notte gelida accoglie il mio sonno e al mattino il sole
mi saluta, con la rugiada che bagna il mio ritorno.
La vita mi abbraccia, sono io che devo imparare,
cado e mi rialzo a non finire.
Molte storie sono passate sul mio corpo ma la mia anima vissuta
si perpetua nel tempo e niente è stato vano,
tutto ha un senso, tutto insegna, tutto impara, tutto riempie.
Nei miei occhi c’è l’innocenza di un bambino,
l’Universo non ha bisogno di affari complicati.
Eppur son vecchio e stanco
ma il mio compito non è ancora finito,
perché infinito è tutto quanto.
Ho sempre baciato la speranza di un mondo migliore
e ogni volta qualcosa di nuovo ha riscaldato il mio cuore.
Alti e bassi fanno parte del gioco
e si inseguono in un filare di viti, in un tramonto fioco.
La vera bellezza sta nel tramandare,
di generazione in generazione, il quieto imparare.
Le emozioni violente o gli slanci appassionati,
tutto è riunito in un saggio sapere,
l’eredità per gli esseri che vorranno sentire
di esser figli, figli veri della vita e del suo dolce altalenare.


Il dolore e la speranza

Perché, perché?
Il mio grido si leva alto nel cielo.
Costruisco barriere insormontabili, come mura secolari,
per proteggere la speranza.
Il vento impietoso le sgretola impavidamente
ma esse risorgono,
più grandi e più forti, dalle loro stesse macerie.
Poi il dolore si arrende.
Ecco, vento impetuoso,
entra dentro di me,
attraversa ogni poro della mia pelle!
Mi lascio andare nel turbinio di pensieri tormentati.
Non voglio, non voglio!
Resisto, mi dibatto,
finché, in fondo al cuore, scopro sempre accesa una fiammella.
E’ bellissima, calda, accattivante.
Mi fermo per un pò,
il mio animo si placa,
ecco, questo è il luogo in cui voglio stare.
Ora però devo correre, andare via, prima che sia troppo tardi!
Voglio risalire la china della mia anima
e costruire nuove mura, nuove barriere,
non posso arrendermi,
quella fiammella era così bella…
voglio,
voglio intensamente, incredibilmente, inverosimilmente,
voglio per sempre.


Pensieri Confusi

Oggi c’è il sole, domani piove e fa freddo.
Chi governa le stagioni del mio cuore?
Non io.
Sono come una strada percorsa dalle auto
o una montagna battuta dal tempo.
Mi piacerebbe dirigere il traffico e orchestrare la mia vita,
la mia sinfonia sarebbe perfetta.
Ma chi sono io e cosa voglio?
Voglio il sole, la pioggia, il freddo!
Cerco di capire, non sono la strada, la strada è piatta,
non ha niente dentro,
piuttosto una montagna, impenetrabile anche a me stessa.
Vorrei portare fuori tutto il carbone
e piantare fiori nelle mie miniere,
colorare le pendici di arcobaleno e sorridere alla vita
con tanto amore, dicendo grazie… anche per il carbone.