Il volo del gabbiano

Nel buio della notte, due ali bianche sorvolavano lo scoglio sul quale ero seduta, a meditare sulla profondità del mare e sulla violenza delle onde da lui generate.
Per niente intimorita ma forse incuriosita, guardai quello strano essere venuto dal mistero.
Si avvicinò a me, scrutò per un attimo i miei pensieri e come per volersi insinuare tra di essi, iniziò a raccontarsi.
Si disse stanco del suo eterno migrare alla ricerca della linfa che colma l’anima, disseta i sensi, sazia il corpo.
Voleva colmare questo vuoto che si manifestava così violento, da togliergli il respiro.
Una lacrima scivola nella notte, una goccia di rugiada rubata alla luna.
Voleva una risposta da me che non avevo, se non la consapevolezza che nulla è per sempre e che non si possono trattenere i momenti felici, se non nello scrigno dei nostri ricordi.
Chiusi gli occhi e per un interminabile istante, gli donai i miei, spalancandogli il portone della mia anima.
Volevo donargli il mio bagaglio d’emozioni, ma a nulla servì perché quella felicità non gl’apparteneva.
Nel silenzio inquietante della notte, si lasciò di nuovo inghiottire non prima d’avermi salutato malinconicamente.
Inaspettatamente planò il suo volo e si diresse nuovamente da me, dicendomi d’aver compreso che la felicità non doveva cercarla negli altri, ma dentro di sé.
Mi salutò dicendo che ora aveva un bagaglio da portare con sé: l’emozione di quella sera che nei momenti di solitudine, sarebbe stata la sua compagna di volo.
E’ nell’essere dell’uomo concedere una secondo volo, anche se le nostre aspettative vengono deluse dall’abbandono.
Forse è più coraggioso tornare quando non v’è convenienza, disposti a pagare il prezzo dell’incertezza che rimanere nell’indifferenza.
Gli addii vengono dalla mente, i ritorni, dal cuore.


Messaggio d’amore

Sul mio volto l’ennesima maschera da giullare.
Sono la tua picchietta, che non sta mai ferma e con quel sorriso da furbetta,
porto in trionfo l’allegria e nonostante sia una donna,
per te rimarrò sempre la tua bambina.

Avrai letto babbo, il dolore dentro l’animo mio?
Mi sforzo per cercare d’apparire normale,
scavo dentro il cuore per non farti vedere il mio dolore.

Implacabile il verdetto del dottore, sentenza funesta, disperazione,
rabbia, ma non rassegnazione,
perché il Giudice della tua vita,
padre mio e ne son sicura,
ti risparmierà almeno l’atrocità del male
che non perdona la carne,
donandoti dignità di vita e conforto spirituale.

Quanti ricordi riaffiorano ora alla mente…
uno per tutti quell’Epifania di tantissimi anni fa,
quando chiesi alla Befana di donarmi una bicicletta rossa.
La mia, era tutta arrugginita, e la catena giocava a far l’altalena.
Mi svegliai la mattina, curiosa come un furetto, corsi subito in cucina.
Una bicicletta rossa fiammante m’attendeva… profumava di vernice fresca ed era incredibilmente identica a quella di prima.
Non avevamo tanti soldi, ma eravamo ricchi d’inventiva.

Oggi ti verrò a trovare, con il sorriso sulle labbra e il mio fare scanzonato
e tu guardandomi con gli occhi dell’amore, mi dirai:
“Ciao picchietta… siediti vicino a me e prendiamoci un caffè”.

Quanto amaro è quel caffè, babbo mio,
tu non hai idea del fiele che mando giù…
ma ti sorrido dolcemente,
e mentre volontariamente ti sfioro la mano,
mi ritrovo a dover sostenere il tuo sguardo,
come se tu cercassi dentro di me la risposta ai tuoi mille perché.

A stento trattengo i lucciconi,
vorrei stringerti forte forte a me e dirti:
“Non aver paura, io sono con te… io sono con te…
io sono con te, perché tu sei parte di me”.


Briglie ribelli

Si vive una vita nell’attesa dell’istante e quando questo arriva, vivi tutta una vita nel ricordo dell’istante.
Ne han parlato tutti, dai poeti maledetti ai filosofi d’ogni era, cercandogli la giusta collocazione nella rima: “cuore-amore”.
E’ solo una banalità, perché va oltre ogni descrizione, ogni parola, ogni singola azione.
Non potresti descriverlo con un’espressione facciale, né potresti contarne il battito del cuore.
L’Istante, questo imperioso cavallo che ti accoglie solo se cavalcato in modo primitivo, senza abiti, senza sella, ma a contatto della pelle, che ti unisce sino a fondersi con lui e tu, amazzone dell’Istante, ti lasci andare, tra la spuma del mare quando questo è in tempesta, glaciale ogni sua goccia che sferza nerbate dentro la carne.
Lui, ribelle figlio del tempo, senza schemi, senza timori, spavaldo vive il momento senza barriere, senza convinzioni, senza comandamenti, senza ragione, senza una logica, senza schemi né preconcetti e se ne fotte del domani perché già sa che niente sarà più normale o che forse tornerà a vivere una vita banale.
Ma nella conta dei giorni sempre uguali, mai dimenticherà il sensuale abbraccio del ponentino, il giorno in cui ha avuto il coraggio di cavalcare senza briglie il suo destino.