CONDIZIONE UMANA (racconto)

Una nave solcava le acque azzurre del mare. Sembrava avesse molta fretta di arrivare.
Il suo grigiore la rendeva brutta a chi la guardava. Avvolta nel silenzio avanzava dritta verso la sua meta. In lontananza scivolava verso di lei un altra nave e presto le due si sarebbero sfiorate. Una sembrava luccicare come un albero di Natale. Una musica di violini e chiassose voci spensierate spezzavano il silenzio che regnava sull’altra. Quando si affiancarono, la festosa nave si rivolse all’altra. -” Cosa porti?” – “ la morte dei sogni, non lo vedi?”. Fu allora che si accorse che sotto una grande copertura si intravedevano missili di lunga gettata. -”A cosa servono?” replicò la prima -” la gloria del potere reclama le sue vittime non lo sai? L’odio vuole nutrirsi di sangue, la morte si veste in maschera e sogna la vittoria sulla vita. E tu cosa porti?”. -” Io ” replicò l’altra _”porto invece l’illusione di una morte lontana, la vanità dell’ego,l’opulenta ricchezza, e la sconcia risata di perversioni.Le due navi con un ultima occhiata si congedarono, una con la fretta di stupire la vita con l morte,
l’altra , di annegarla nel vizio e nella stupida risata.
Il mare imperturbabile regalava al cielo gioiosi spruzzi d’acqua.
Le due navi, ignare, continuavano la loro corsa, non sapendo che la vita si prende beffa di loro.


Bella Italia.

Madre terra mia
distesa sonnecchiante sotto un generoso sole ,
ti lasci lambire ovunque , da spumeggianti onde
che disegnano i tuoi contorni a volte arditi a volte dolci .
La sabbia sottile e ardente gioca pigramente con l’acqua.
Lungo i dorsali, fitti boschi celano segreti
che solo al vento essi sussurrano .
Riverdeggianti valli profumano di vagabondo latte
mentre un festoso scampanellare rallegra l’aria d’intorno .
I ruscelli trasparenti scorrono freschi nelle tue vene
e tu gioisci con loro.
Stagliate alte nel cielo, ardimentose cime
custodiscono nel silenzio i pensieri più profondi
cosicchè l’intimità prende possesso .
Nelle memorie di un tempo. tristi scenari di guerre
bagnarono il tuo vestito di rosso
senza provar vergogna al consumar dei misfatti .
Ricca terra d’Arte, che evochi glorie e opere
dei figli che da te attinsero miele e fiele
un segno di grato amore cesella le tue Chiese.
Un segno d’ingrato dolore s’incupa nel dolore .
Ti vedo Dante, passeggiare all’ombra di profumati lauri
e il disquisir sagace ti giova assai diletto .
Pellegrino ai piedi di una croce al centro del mondo
all’ombra di una Cupola io prego .
Bella Signora , bella Italia mia ,
quando al tardar della notte ti accendi,
un tappeto di stelle dal nord al sud. s’illumina.
E io , m’inchino al tuo spettacolo,
senza proferir parola.


Il ritorno di Ulisse.

Sul Veliero che lo riportava a casa ,
con gli occhi fissi sulle stelle
cercava Penelope.
Le labbra sue , scarne di veementi baci
desideravano da troppo tempo
essere inondate di saliva dolce.
Allontanò per sempre il pensiero dai perigliosi campi
che lo videro svettare al vento la sua spada.
Giunto alla riva , con la lanterna accesa
incontro a lei andava.
Quando amor potè manifestarsi
nelle notti che li colsero insieme
si raccontarono dello strazio
che inferse loro la carne al dolo della lontananza.
Come fili di una tela sgranata, nel tempo
riprendevano vigore.
Baci infuocati accendevano il corpo
da troppo tempo taciuto alle voglie.
Quanti inganni oscurarono i giorni
di malefici incanti..
A nulla servì l’incanto della maga Circe
che sconfitta, fu scacciata per sempre
dal letto dove giacque forzatamente Ulisse
Promesse fatte divennero coperte di fiori profumati
su cui , giacenti il loro corpi ritrovarono l’unione.
Poeti e innamorati da cui attinsero da loro
parole di bellezza rara, ne fecero stoffa di ricamo pregiata.