Sioux su tela

Penombra, luci basse balenanti, brusio, chiacchiere, bicchieri,
sguardi, intrecciarsi di conversazioni e stimoli, quadri.
Salto distratto e ansioso da una suggestione all’altra.

Incrocio uno sguardo di rugiada, vivido, dignitoso.
Un intreccio nervoso e folto, irrequieto di capelli di grano,
un viso sottile, dalla pelle di luna, labbra di ciliegia
che modulano, eleganti, una conversazione vivace e attenta.

Mi offro all’ attenzione dell’ Artista timido, in punta di piedi.
La trama dei suoi colori, il suo portamento dignitoso,
la semplice eleganza della sua mise
mi hanno affrescato il cuore quasi senza accorgermene.
Balla. Una Sioux. Intensa, profonda, fiera.
Le sue movenze incidono
raffinate geometrie esistenziali nel mio cuore.

E’ a casa. Ogni giorno. Si è fatta tela, impasto, colore.

 

 

 

A un’ Artista

Fa che il mio cuore,
prima che si spenga,
rechi i colori della tua Arte.

Fa che le mie emozioni,
prima che si dissecchino,
siano intessute
dai fili di luce dei tuoi capelli.

Fa che il mio intelletto,
prima che si offuschi,
sia acceso dall’irrequietezza
del tuo sguardo di rugiada.

Fa che il mio animo,
prima che si dissolva,
sia rischiarato
dalla nitidezza del tuo sorriso.

Fa che la mia postura,
prima che ceda,
sia resa fiera dal tuo portamento.

Siano i petali di questa rosa baci
odorosi sulla tua pelle di luna!

 

 

 

Al Conte Claus

Svegliati!
incitava dai suoi sozzi stendardi
il Sonnambulo in camicia bruna.
E la tua Patria,
terra di poeti e pensatori,
scivolò in una lunga notte,
nera di incubo e orrore.

Tu, degno figlio
della tua Patria segreta
il cui imperiale reggitore,
Meraviglia del Mondo,
in gioventù commemorasti
nella pietra rossa dove Egli riposa
alla luce del Mezzogiorno,
capisti, ti levasti e peristi.

Ma, nell’attimo supremo, onorasti
la prima stanza del vostro canto
che accompagna il secondo movimento
del Quartetto d’Archi 62, 76, 3,
levando la tua virile invocazione
alla cacofonia brutale
della scarica che ti portò via.