Marea

Sotto di me il mare si abbatte
e l’onda sugli scogli si frantuma,
ne invade gli interstizi, devasta
poi si ritrae e con sé trascina
le cose, ciò che trova.
Da spazi e distanze sconosciute
l’avanzare osservo delle onde
la loro corsa, che pare separata
dall’acqua che si gonfia,
forza che travolge e inquieta
me disarmi, lì di fronte.
Si chiude il cielo nella sua fuga veloce
che passa su di me, sopra le rocce,
poi si riapre in mille scaglie
e la marea sommerge il consueto
le cose conosciute.
Marea, al largo della mia solitudine
mi porta, mi fa naufragare
e come sugli scogli su di me s’abbatte
ciò che s’è perduto nel mio mare.
Si quieta a tratti, poi riprende
ed io alla deriva mi lascio andare,
trascinato dalla forza
che dal profondo muove
e alza la marea.


Effemeridi

Amori risalgono
come evocazioni da distanze
colle quali misuro il tempo;
dissepolte memorie a tratti
spesso nei sogni il passato ricongiungono.
Come orbite e lune
tornano seguendo peregrini cicli
senza regole meccaniche,
passano, e influenzano i miei umori.
Amori mi sfuggono,
scopro osservandone il riflesso;
fui io a gravitare loro intorno
come un satellite vagabondo.
Spazi misuro con lo sguardo,
già in giovinezza scrutai a lungo
questi cieli ove il mio destino
stava scritto.


I fiori del mio giardino (jardin de mi agonia)

Nei prati dove correvo da bambino
sono cresciuti fiori bellissimi
azzurri come il cielo;
sono i fiori del mio giardino
schiusi di rugiade e del mio amore.
La vita ha prati da correre
che non finiscono all’orizzonte
e fiori sempre nuovi;
io li guardo di meraviglia
respiro il profumo dentro l’aria
e mi commuovo di bellezza.
Intanto crescevano fiori bellissimi;
io li bagno con le mie lacrime
senza dire parole
dinnanzi all’ineffabile.