Quando selvaggia…

Quando selvaggia
sei passata
per la mia anima
hai lasciato una scia
incandescente
di febbre e di sangue.
Solo quella scia
e nulla più.
Così ho strappato
le stelle e la luce
alla notte
per restituirle
alla tua anima.
Eternità, amore e follia
adesso
hanno i miei occhi
e la tua bocca.


Nell’aria c’è un vago odore di timo…

Nell’aria c’è un vago odore di timo
e per le vie vagabonde del sogno
son fiorite le primule bianche di neve,
il disgelo è vicino come ogni risveglio.
Un segreto solo è rimasto vigile, perduto
sulla soglia del sonno, alla foce del cuore.
Ametista di sogno,
questa notte custodiscilo ancora
e poi per sempre farò a meno delle stelle,
le notti tutte saranno la danza e il clamore.
E domani forse una rosa cosparsa
di cenere crescerà fatale a ricordarmi
degli addii e degli amori scontenti,
ma non una lacrima di esitazione
cadrà a dissetare le sue radici.
E una lettera dorme tra i baci.
Del futuro talmente densa è l’attesa
che pulsa di promesse e di sangue.


Da dietro una rosa…

Da dietro una rosa
mi arriva il tuo viso, il tuo viso
segnato di rosa, mi arriva l’amore
che solo nutre quella piccola rosa.
Da dietro una rosa ti guardo,
mi guardi che ti guardo…
Da dietro una rosa.
E tutto si vede e tutto mi chiama
da dietro una rosa.
Da dietro una rosa nasce una rosa,
nasce una rosa e ha un dolore
sul viso, un dolore…
Da dietro una rosa mi arrivano
i tuoi occhi che vedono la rosa
e vedono morire la rosa, la rosa…
E vedono fiorire la rosa.
E non c’è tempo per baciare le rose.
Tutto è diviso da quella rosa:
i giorni, gli anni, il futuro
ci attendono da dietro una rosa.


Lo stagno delle ninfee di Monet

E mi sembra di aver trascinato un cadavere
quando la lunga debolezza della sera,
simile a una malattia, affonda in tutto il corpo
e resta sospesa come le ninfee sullo stagno,
armonia verde di malinconia.
Questa docile stanchezza è una donna
che mi fa solitudine sugl’occhi, e pianto.


Svegliati, adesso che è inverno…

Svegliati, adesso che è inverno,
adesso che il mare
è un inquieto deserto,
adesso che tutto è sospeso
tra la fine e l’oblio.
Svegliati e allontanati dal sonno
come si allontana,
con malinconica dolcezza,
il battello dal porto.
Svegliati e guardarmi
con desiderio e vergogna,
innocenza e peccato.
Svegliati e tocca la tua pelle
ancora fresca nell’ombra,
svestita sei come le rocce:
nuda e inviolabile.


E non serviva la pioggia…

E non serviva la pioggia
per tenerci abbracciati,
a me stretta te ne stavi
ad ascoltare
la notte
sprofondare
nel suo preoccupante
silenzio
e io, silenzioso,
a spiare la tua pensosa
distrazione di donna.
Ma, voltata la testa,
nello sguardo
improvviso
fu il tuono inatteso
e poi la luce.
Infine ogni cosa
traboccò dalle labbra
e furente precipitò
in un bacio.


Per nasconderti a me e al mondo…

Per nasconderti a me e al mondo
in piena luce anneghi nel sole
e d’improvviso da te soltanto
mi arriva la notte e la distanza.
Tu sei la mia rivoluzione silenziosa,
e siamo noi che facciamo
la nostra rivoluzione in silenzio
nel buio che ci concede il giorno.
Questo diluvio incantevole
che tu sei e adesso io sono
non smetterà di alimentare la terra
e quelle rose sul tuo pallido viso
e sulle tue labbra non sfioriranno.
Io non sono che uno straniero
senza parole e tu per me soltanto
quelle parole straniere che fanno
guerra e dolore in bocca.