Il consiglio

Eroso da dolori egemoni
mescolo pose di streghe
senza filtro.
Allo spento “c’ero”,
labbra pure e artigli
covano un cuore non morto.
S’intenebra postuma
e sgattaiola sdrucita
tra selvaggi volti di fede.
La notte senza sguardo
all’ospite sacro
raccomanda le sue veglie.

 

 

 

Prima volta

Sporge la finestra sull’ombra
che l’azzurro rimpiazza ,
setacciando canti d’usignoli
per rapire stelle estinte.
Tornai dove fa più male
per contraddire il tempo
delle ultime facili
occasioni , scodinzolanti
scimitarre estatiche
di ogni primo momento.
Meraviglia assembla
in fagocitanti spire
algido cuore che un altro
cuore paurosamente preme.

 

 

 

Mercato

Dal mercato un verso mi ribalta.
Antichi scarabei e nuovi grifi
par naso di faraoni e sfingi
ammiccano all’ orizzonte
che slampietta.
Equinozi di parole sconsacrate
mi riaccodano all’ immenso
che teme un altro saldo.
Sopra un abbraccio temporeggio
ma in quel tempo costava troppo.
Mi concedo, sapido d’ulivo,
ad un ira più moderna.