Ciao

Sono nato per l’amore
e per l’afflato di una donna
che gioiva d’essere madre.

La mia dama ha danzato col vento,
nella brughiera della vita.
Con caramelle ha barattato il mio futuro.

Ha sempre vinto lei.
Sono il trastullo del suo esistere.
Per questo, nel ringraziarla la saluto:

Ciao donna e mamma.
Abbi cura di me, anche più tardi…
Quando più non ci sarai.

 

 

Alla finestra

Panchine dipinte a nuovo,
accolgono in grembo
foglie gialle che han danzato,
ultima volta, col vento.
Più non sentiran carezze innamorate
dalle gocce del mattino,
né il saluto del gioco dei bambini.

Un vecchio trascina
con affanno il proprio peso;
la vita,
la sua casa,
accoglie il sacchetto
che gli pende dalla mano.
Gli occhi di cera rantolano
un canto alla foglia che muore.

Tra figli di nessuno ci si ama.

La notte non sente inutili parole;
accoglie le lacrime attempate
che posano sul cuore
la foglia in agonia
e ammanta la panchina
di silenzio.

 

 

Preghiera di un vagabondo

Accogli, o tu, cosmo
l’eterno mio sonno!
sono stanche le membra,
affranto è il mio cuore.
La gente mi schiva…
Uomo forse non sono!
mi parlano i muri,
mi è amica la via.
Io cerco un giaciglio
che volga a oriente,
sì che al risveglio
la figlia tua Luce
mi prenda per mano.