Avevo compreso qualcosa sull’Amore

Lavoravo a quella pagina da tanto tempo, non così tanto da non ricordarlo però. Erano 2 anni, 1 mese,
8 giorni e circa 22 ore…forse perché il tempo dell’amore non si dimentica mai.
Avevo compreso quanto dell’Amore facesse parte ogni materia: la geografia ci insegna che la distanza è
solo un fattore geometrico, la letteratura ci insegna che il romanticismo non muore mai infondo, la
lingua straniera ci insegna che scoprire cose nuove in due rende tutto più magico, la filosofia che c’è
sempre modo e modo di dire le cose, la storia che si può imparare dal passato, l’educazione fisica non
serve che ve la spiego, scienze ci insegna quanto la chimica sia potente…E poi lei: la matematica. La
matematica ci insegna che l’andamento sinusoidale è proprio di un rapporto che vive, come quando
dicono “l’amore non è bello se non è litigarello”…Ed è vero, solo mi chiedo come si possa definire se
una relazione tende davvero all’infinito.
Avevo compreso quanto dell’Amore facesse parte ogni stagione: la primavera ci insegna come sboccia
un sentimento in ogni profumo, in ogni virgola, dando poesia ad ogni bacio, l’estate ci insegna la
passione che invade come il caldo di un torrido agosto, l’autunno ci insegna l’arte del compromesso,
lasciando volare via le foglie di troppo, l’inverno ci insegna a litigare nel modo giusto, come una
cioccolata calda che ti aspetta a casa mentre fuori nevica e tu stai tornando da lavoro. Soprattutto, la
cosa assolutamente meravigliosa delle stagioni, è che poi torna la primavera e di nuovo l’estate e
così…per una vita. Non puoi non apprezzare l’inverno!
Avevo compreso quanto dell’Amore potesse far parte anche una particolare forma di addio, quella per
cui rimani, rimani nella sua vita perché hai capito qual è il tuo posto e se siamo qui per un secolo scarso
non vale la pena perdere l’occasione di avere una persona nella tua vita..
Come lo avevo capito? Cercavo una cosa in un cassetto, trovai i biglietti che mi lasciava, ricordai in un
attimo mille cose, riscoprii la sua dolcezza in quel brivido e mi chiesi con quale diavolo di presunzione
rimanevo nella sua vita a bloccare quel magnifico Amore che aveva dentro. Avevo cercato in tutti i
modi di tirarlo fuori e di arricchirlo con il mio e di renderlo speciale come lo sentivo, ma quando non
sei la persona giusta, non lo sei e basta…
È quando riesci a sentire le cose così che puoi scoprirla davvero per come lei è lei e non per come lei
era la tua ragazza…Perchè Amare sì, è anche saper lasciar andare…


Il funambolo e l’IO

Una roccia…Non si muove e probabilmente nemmeno vede ciò che le sta attorno ma vive ogni
secondo, ogni minuto quello che accanto le vive…
Noi, abbiamo occhi, orecchie, mani, gambe…Già…Ma abbiamo anche sentimenti e cuore e se viviamo
come rocce non è per mancanza di sensibilità, piuttosto, forse, perché di sensibilità in noi ce n’è fin
troppa!!
A volte si vive sperando…Non chiedermelo, non dico che si viva di speranza, sono due cose ben
diverse! Chi vive di speranza non ha altro, ha perso se stesso molto prima e dovrà abbandonare
qualsiasi lotta, lasciarsi cadere nel buio più profondo per potersi rialzare! Chi vive sperando sta come i
funamboli…Cammina su un filo che sta tra il cielo e la terra…Sopra di lui tutto ciò che solo il cielo e
quel fuoco che vive dentro ognuno di noi possono riuscire a contenere, tutte le sue speranze, tutti i
progetti, ma più di ogni cosa, l’essenza di quello che lui è e che la maggior parte delle volte vede fuori di
sé, senza sentire cosa propria, quello che dovrebbe esserlo per definizione. Tutto quel SE STESSO che
vorrebbe catturare alzandosi sempre di più, ma che trova sempre un dito sopra alle sue braccia
allungate, spinte fino ad un allungamento che a volte gli dà da pensare d’essere persino un super eroe o
forse un semplice prodotto reale di una scienza fantascientifica…una sorte di Ispettore Gadget.
Sotto di lui, la realtà, le sue delusioni, le sue sconfitte, le sue illusioni ma anche le sue vittorie e ogni
cosa che sperando è riuscito a costruire. Tutto riflette soltanto il suo bisogno di portare giù quel che
solo il cielo sembra contenere…Questo lo porta e lo riporta sempre, costantemente su quella corda, a
vivere a mezz’aria sperando questa volta di riuscire a catturare un pezzetto di se stesso per portarlo giù
e sentirsi finalmente più completo!
Un giorno camminando su quella corda scivolò, era tanto alto dove si trovava lui che quelli che lo
vedevano da sotto pensavano camminasse tra le nuvole. Lui alzò la testa, fissò il cielo aspettando la
frazione di secondo in cui la corda sarebbe passata davanti ai suoi occhi, mille momenti gli passavano
davanti, mille tentativi e poi il suo braccio si alzò inaspettatamente, si aggrappò al volo alla corda,
lasciandolo appeso lì…
Il tempo passava, lui era confuso, spaventato, come immobilizzato, pensava sarebbe finita la sua vita
quel giorno, dopo pochi istanti…Poi capì!
Alzò l’altro braccio, si aggrappò anche con le gambe, ripercorse l’intera corda fino alla fine e poi tornò
indietro per la stessa, in piedi, passeggiando come fosse su di un prato, attento ai suoi passi come a non
calpestare dei fiori. Scese a terra e non salì mai più!
Quando qualcuno lo accusava di aver paura, lui sorrideva e l’unica risposta che dava era: “Grazie”…
Ringraziava perché ogni volta che qualcuno gli dava del “pappa molle”, in realtà gli ricordava quel
grande, inestimabile momento in cui aveva scoperto che ognuno sta davvero in se stesso, che la paura
stessa ti rende coraggioso, che l’amore ti rende capace di una forza a volte inimmaginabile, basta
crederci! Basta crederci…
Perciò se devi scegliere una speranza con la quale vivere scegli quella di trovare la forza di credere in te
stesso più che in ogni altra cosa!
D’altronde Dio ci ha lasciato le due ultime lettere del suo nome per poter credere che infondo lui vive
in noi! IO ci credo, e tu?


Autismo emozionale

Avevi ragione quando su quel terrazzo mi dicevi che una sensibilità così profonda è un pregio…Che
però si paga.
Mi chiedo se fa credito, se si possa scegliere di essere sensibili a volte, senza doverne pagare subito le
conseguenze, se si possa pagare la vita a rate in certi momenti…
Lui mi ha scritto che i momenti passano…
Mi rendo conto di avere un amplificatore in tasca, solo ci manca l’interruttore, resta sempre accesso, nel
bello e nel brutto.
È un autismo emozionale quello dei sensibili.